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Blu-ray: 10.000 AC
Blu-ray: 10.000 AC
Alessio Tambone - 15 Settembre 2008
“Disponibile per l'home video HD e distribuito da Warner, 10.000 AC narra la personale visione della preistoria di Roland Emmerich, il regista tedesco trasferitosi in America autore del recente film catastrofico The day after tomorrow. Ecco il giudizio artistico e tecnico dell'edizione Blu-ray”
Pagina 1 - Introduzione

Roland Emmerich, regista di Stargate, Indipendence day e il recente The day after tomorrow, ci porta indietro nel tempo con il suo nuovo film 10.000 AC. Distribuito da Warner ed uscito nelle sale cinematografiche italiane il 14 Marzo, la pellicola è disponibile da qualche tempo per il mercato home video in edizione standard (disco singolo o doppio) e Blu-Ray. AVMagazine ha analizzato il disco ad alta definizione, con il consueto occhio anche al valore artistico del film.

La vicenda vede protagonisti il giovane cacciatore D'Leh (Steven Strait) e la bella Evolet (Camilla Belle). La vita della loro tribù viene sconvolta quando una banda di guerrieri fa irruzione nel villaggio e rapisce diverse persone, tra cui Evolet. Sarà D'Leh, alla testa di un gruppo di coraggiosi guerrieri, a sfidare i confini del mondo allora conosciuto e a mettersi sulle tracce della banda di rapitori, scoprendo un mondo nuovo e abitato da misteriosi signori, che innalzano con gli schiavi enormi piramidi verso il cielo.

Pagina 2 - Sceneggiatura e cast

Iniziare l'analisi di 10.000 AC dalla sceneggiatura è un duro colpo. Lo script del film, scritto dallo stesso regista Emmerich insieme con l'esordiente Harald Kloser, è infatti uno dei mali maggiori della pellicola. La vicenda pesca a piene mani da prodotti più o meno recenti: Stargate, Apocalypto, 300, La guerra del fuoco, inserendo qua e là richiami di dubbia utilità e di scarso interesse. Alla fine lo script non attira lo spettatore, che anzi si meraviglia (negativamente) in più di una occasione durante la visione vedendo quale piega prendono le situazioni sullo schermo.

Per non parlare di un minimo di attinenza storica, praticamente assente in tutta la durata del film. Anche se in questo caso lo sceneggiatore Kloser nelle sue interviste non ha mai nascosto l'intenzione primaria che ha guidato la stesura dello script. "Roland ed io non abbiamo mai pensato a 10.000 AC come a un documentario”, afferma proprio Kloser. “Ma alla grande avventura del genere umano nel suo viaggio verso l’ignoto e in rapporto a quelle forze che non sa spiegarsi. Ci è piaciuta l’idea di allargare al massimo i confini”. Ok, lodevole comunque l'idea, ma francamente quello che hanno combinato è troppo...

Non aiuta neanche il cast, che con una recitazione piatta e altamente inverosimile dipinge dei personaggi senza mordente e senza fascino. Leggermente sopra gli altri Cliff Curtis nei panni di Tic'Tic, che oscura l'opaca prova del protagonista Steven Strait (D'Leh). Un piccolo appunto infine sulla bellezza disarmante (in parte posticcia) di Camilla Belle nel ruolo primario femminile di Evolet, con qualche dubbio sulle capacità artistiche della giovanissima attrice californiana. Un flash brevissimo sul doppiaggio italiano, non proprio eccellente.

Pagina 3 - Regia e fotografia

In film di questo tipo, con un alto numero di effetti speciali realizzati in CG, una delle caratteristiche principali che il regista deve avere è la capacità di trasmettere sia alla troupe tecnica che a quella artistica le immagini del film ideate nella sua testa. Da questo punto di vista il lavoro di Emmerich non è male, con scene ben girate dal punto di vista tecnico. Merito - ormai è prassi - della pre-visualizzazione, uno storyboard animato in 3D di tutte le sequenze con effetti speciali realizzato prima della ripresa vera e propria.

La regia di Emmerich è suntuosa, con ampie panoramiche che sfruttano i stupendi paesaggi delle location e buone integrazioni delle riprese di modelli, come vedremo nelle prossime pagine. Per far emergere l'aspetto epico della vicenda il direttore della fotografia ha scelto uno stile naturalistico, che mettesse in evidenza personaggi e parti di set con un'enfatizzazione della luce naturale. Per questo motivo la troupe ha girato con più macchine da presa contemporaneamente, cercando di cogliere tutti gli angoli necessari in un solo ciak.

Quello che manca è però la suspense: la caccia nel bosco di canne di bambù è priva di mordente e mostra senza coinvolgimento l'attacco degli uccelli giganti. Le stesse situazioni girate da altri registi (leggasi Spielberg) portano sullo schermo tutta l'adrenalina del thriller, riuscendo a tenere incollato alla poltrona anche lo spettatore più distratto.

Pagina 4 - Preparazione fisica: attori e cavalli

Per interpretare i cacciatori - personaggi molto lontani dal nostro stile di vita - gli attori hanno dovuto seguire un lungo corso di addestramento a Città del Capo in Sud Africa, sotto il coordinamento del capo stunt Franklin Henson. Oltre ad imparare movimenti adatti ai loro personaggi, gli attori sono stati anche costretti a raggiungere una perfetta forma fisica: il protagonista, ingrassato volontariamente per interpretare il suo precedente film, è stato costretto ad esempio a perdere quasi 20 chili con dieta e allenamento quotidiano.

Gli attori che interpretavano i mercanti di schiavi hanno inoltre dovuto imparare ad andare a cavallo. Ne avevano a disposizione circa 20, ospitati in una scuderia vicino Città del Capo, quasi tutti meticci in quanto più resistenti alle malattie e meno emotivi dei purosangue. La troupe ha dovuto spendere molto tempo per farli abituare al set, lasciandoli liberi tra macchine da presa, luci, fumi e fuochi. Dopo le riprese a Città del Capo i cavalli sono stati trasportati in Namibia, dove sono stati tenuti in quarantena per ridurre al minimo i rischi di contrarre infezioni dai cavalli locali. Inoltre gli addetti hanno dovuto sempre controllare l'idratazione degli animali, messa a dura prova dal clima secco del deserto. Stesse attenzioni ai cambiamenti climatici si sono verificate quando gli stessi cavalli sono stati trasportati in Nuova Zelanda, con due settimane utilizzate per fare abituare gli animali al freddo e all'altitudine delle montagne.

Pagina 5 - Effetti visivi

Il regista Emmerich ha voluto come supervisore degli effetti visivi Karen Goulekas, con cui aveva già collaborato in passato per Godzilla e The day after tomorrow. La sfida più interessante è stata sicuramente la creazione degli animali: mammut, la tigre dai denti a sciabola e gli uccelli predatori. Sfida quasi centrata per le scene iniziali con i mammut, ma sicuramente persa per gli uccelli e soprattutto la tigre, animali che appaiono poco verosimili e soprattutto non fotorealistici. Quello che convince maggiormente è il lungo pelo dei mammut, realizzato in sinergia da due compagnie (esterne) inglesi specializzate in operazioni di questo tipo.

Karen Goulekas ha incominciato il suo lavoro in realtà due anni prima dell'inizio delle riprese, analizzando di volta in volta la sceneggiatura e realizzando maquette (sculture poi scannerizzate al computer) e modellini. Successivamente ha visitato la Brea Tar Pits di Los Angeles e la Tala Game Reserve di Durban in Sud Africa, raccogliendo materiale registrato con videocamere HD sui movimenti di leoni, leopardi, elefanti e struzzi. Riprese che naturalmente sono state dopo passate al reparto di animazione per lo studio dei movimenti. A differenza di altre situazioni, durante la produzione la Goulekas ha lavorato sul set con metri, bandierine e oggetti dipinti di blu per simulare l'altezza, la posizione o gli spostamenti degli animali digitali. Questo ha permesso agli attori di creare una buona interazione con le successive aggiunte digitali che ha comunque giovato alla visione del film.

Pagina 6 - Terra selvaggia in Nuova Zelanda

Inizialmente la produzione prevedeva di rimanere in Nuova Zelanda soltanto per alcuni giorni. Ma un paio di mesi prima dell'inizio delle riprese, durante una delle tante ricognizioni in elicottero alla ricerca di location adatte, Emmerich ha trovato il posto definito da lui stesso "Eden". Malgrado i continui capricci del clima, la troupe ha potuto così girare le prime scene del film tra paesaggi ghiacciati che si stagliano sulle caratteristiche formazioni di rocce nere, offrendo un bel contrasto con i colori della seconda e terza parte della pellicola.

Il paesaggio originario utilizzato è protetto e la produzione ha dovuto lavorare molto per cancellare ogni traccia della propria presenza. “Abbiamo usato macchine con quattro ruote motrici e carrelli leggeri, che potevamo far muovere sull’erba senza lasciare impronte”, dice l’ispettore di produzione Jared Connon. “Abbiamo usato molto l’elicottero per trasportare le attrezzature e gli arredi del villaggio dei cacciatori”. Infine una piccola curiosità: prima di iniziare le riprese, la produzione ha chiesto ai Ngai Tahu (la principale tribù della regione meridionale) di visitare la zona per tenere una tradizionale cerimonia di benedizione maori.

Pagina 7 - Girare in Africa

Dalla Nuova Zelanda la produzione si è trasferita a Città del Capo, che ormai rappresenta una realtà nel panorama delle infrastrutture cinematografiche mondiali con i suoi Table Mountain Studios. Qui una fattoria e gli Studios hanno fornito gli ambienti per ricreare la Lost Valley, la valle dove D'Leh e gli altri cacciatori affrontano gli uccelli predatori. Il team in questo caso ha passato tre mesi a piantare erba, alberi e cespugli, tenendo presente comunque il successivo intervento di completamento della CG. Vicino Città del Capo - a Thunder City - la produzione ha infine ricostruito in un hangar la trappola della tigre dai denti a sciabola.

La parte finale del film è stata girata nei deserti della Namibia e in particolare nello storico Spitzkoppe, immensa distesa di dune di sabbia utilizzata da Stanley Kubrick per girare la meravigliosa sequenza di apertura di 2001 - Odissea nello spazio. Spitzkoppe è considerato monumento nazionale e le richieste di usarlo devono essere rivolte alla comunità locale. Centotrenta abitanti della zona sono stati quindi assunti per costruire strade di accesso alle location e recinti per le zebre e le antilopi portate per le riprese. Alla fine, tutti gli animali sono stati regalati alla comunità che sta programmando l'apertura di un parco naturale. Non essendoci alberghi nella zona, il cast e la troupe sono stati ospitati in una sorta di tendopoli installata per l’occasione, con acqua calda, tv e accesso internet. Nel corso delle riprese sono stati usati circa 60.000 litri di acqua portata al campo da una sorgente distante circa 70 chilometri.

Pagina 8 - Costruire piramidi in scala

Uno dei risvolti altamente negativi del film è la presenza della grande civiltà - stile Stargate - che costruisce con l'ausilio di schiavi le montagne degli dei, gigantesche piramidi inconcepibili per la tribù del protagonista D'Leh. Tralasciando l'estrema negatività di tale scelta a livello di sceneggiatura, è però interessante soffermarsi alle modalità di realizzazione dei set in questione. La maggior parte delle riprese sono state realizzate utilizzando modelli in scala e la Spydercam, una piccola macchina da presa appesa a dei cavi e controllata a distanza.

Il team ha costruito modellini in miniatura delle piramidi, del palazzo, delle zone in cui vivono gli schiavi e del fiume. Costruito in scala 1:24 a Monaco il set è stato poi trasportato in Namibia via mare in 15 containers e riassemblato: la dimensione totale del modellino era di 100 metri quadrati. La Spydercam ha permesso al regista di simulare le riprese realizzate da un elicottero su un set di dimensioni reali, sfruttando le caratteristiche della camera di programmabilità o di uso in real time. Rispetto a set 3D costruiti in CG, la miniatura ha offerto la possibilità di utilizzare luci reali anche per il modellino e di sfruttare lo splendido sfondo naturale delle dune di sabbia della Namibia.

Pagina 9 - Sguardo ai costumi

Fantasiosi i costumi di Odile Dicks-Mireaux e Renee April che, nonostante la possibilità di ricerche, hanno deciso di lasciare da parte la Storia e di ispirarsi direttamente al lavoro di Emmerich e Kloser. “Non c’è molto sugli abiti al British Museum”, dice la costumista April. “Gli unici reperti di quell’epoca sono alcuni graffiti in Sud Africa, quindi ci siamo ispirate alla sceneggiatura. Abbiamo deciso i colori per le diverse tribù: i cacciatori di mammut hanno poco colore e sono più integrati con il paesaggio. Abbiamo usato soprattutto pelli di antilope”.

Seguendo questa logica, il reparto costumi ha realizzato vestiti adatte alle difficili condizioni ambientali per la tribù di D'Leh, mentre per i mercanti di schiavi hanno utilizzato tessuti diversi come lino e lana blu e rossi, decorando gli abiti con code di cavallo per sottolineare il loro essere anche cavalieri. Per la scena finale i sacerdoti sono stati vestiti con costumi color rosso scuro, di chiara ispirazione tibetana. Oltre agli attori principali, le costumiste hanno dovuto vestire con lavorazioni a mano oltre 800 comparse per le scene finali in cui apparivano gli schiavi con sei diverse tribù, ognuna con il proprio stile. Il team ha infine preparato oltre 1.000 sandali per tutte le comparse.
 

Pagina 10 - Blu-ray: qualità A/V

Passiamo adesso all'analisi del Blu-ray. Per fortuna il disco è migliore del film, presentato su supporto BD-50 in formato anamorfico 2.40:1 con risoluzione 1080p. La codifica del video è stata eseguita in VC-1 e il bitrate del solo flusso video si attesta su 16.43 Mbps per un durata di 109 minuti. La codifica è eccezionale nelle scene all'aperto, restituendo un'immagine solida e con una buona saturazione. Il codec va in difficoltà al contrario nelle scene buie, nelle quali il dettaglio generale del frame appare notevolmente più basso.

Sette le tracce audio disponibili a corredo del video. Sei di queste codificate nel poco HD Dolby Digital 5.1 a 640 kbps. Tra queste la traccia italiana, realizzata con una buona tridimensionalità e un corretto volume dei vari comparti audio (colonna sonora, dialoghi, suoni). Ottimo invece il canale LFE, che in più di un'occasione (nel film non mancano scene d'azione) è un vero golden point per il coinvolgimento sonoro. Abbiamo infine anche ascoltato la traccia Dolby TrueHD in inglese, ma sinceramente non abbiamo trovato molte e importanti differenze rispetto alla controparte Dolby Digital. Tutto sommato, almeno questa volta, analizzando nel dettaglio le tracce noi italiani SD non ci siamo persi niente.

Pagina 11 - Blu-ray: extra

Sorprende il pacchetto extra del Blu-ray italiano di 10.000 AC che contiene rispetto all'edizione americana del film un documentario TV molto interessante sugli animali preistorici. Il video è stato realizzato da History Channel e dura ben 90 minuti. Manca il doppiaggio italiano ma ci sono i sottotitoli, un peccato per la fruibilità di questo contenuto interessante anche per gli spettatori un po' più piccoli ma affascinati dall'argomento. Tornando al film, spicca sicuramente la clip di 13 minuti intitolata "Dentro la storia: la realizzazione del film", che con interviste alla troupe e al cast ripercorre le difficoltà incontrate durante la produzione del film.

Accanto a questa clip ne troviamo un'altra, molto meno interessante. La durata è sempre la stessa, ma "All'alba della civiltà" racconta come gli sceneggiatori si sono fatti influenzare per la trama da Impronte degli Dei, libro scritto da Graham Hancock e distribuito in Italia da Corbaccio. Un libro che presenta le stesse strampalate teorie riviste nello script del film. Oltre a questi contenuti troviamo un finale alternativo di 3 minuti (peggiore di quello poi scelto in fase di montaggio) e qualche scena inedita per un totale complessivo di 10 minuti.

Pagina 12 - Conclusione

In conclusione il male peggiore del Blu-ray di 10.000 AC è il lato artistico del film. La vicenda ideata da Emmerich e Kloser non convince per niente e si trascina per i 109 minuti di durata senza offrire situazioni interessanti. Anche le sequenze d'azione, realizzate con numerosi effetti speciali, non coinvolgono e non bastano le bellissime location naturali a tenere alta l'attenzione dello spettatore. Infastidiscono inoltre le situazioni già viste in altri film, che sottolineano la mancanza di fantasia e raggiungono l'abisso più profondo con l'autocitazione di Stargate. Tecnicamente il Blu-ray distribuito da Warner è però di buona fattura, sia sul piano video che su quello audio. Gli extra, non troppi, sono inoltre arricchiti dal lungo documentario sugli animali preistorici non presente in altre edizioni straniere. Una situazione non comune per il maltrattato mercato italiano.

Pagina 13 - La scheda del film

- click per ingrandire -

Titolo: 10.000 AC
Titolo originale: 10,000 B.C.
Data di uscita nelle sale italiane: 14/03/2008
Data di uscita Blu-ray: 22/07/2008
Durata: 109'
Video: VC-1 1080p 2.40:1 @ 16.43 Mpbs
Audio: Dolby TrueHD 5.1: Inglese; Dolby Digital 5.1: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo, Portoghese
Paese: Nuova Zelanda, USA
Genere: Avventura, drammatico
Produzione: Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures, Mark Gordon Productions, Centropolis Entertainment, The Mark Gordon Company
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Regia: Roland Emmerich
Attori principali: Steven Strait, Camilla Belle, Cliff Curtis, Joel Virgel, Ben Badra, Mo Zinal, Nathanael Baring
Soggetto
: Roland Emmerich, Harald Kloser
Sceneggiatura: Roland Emmerich, Harald Kloser
Fotografia: Ueli Steiger
Musiche: Harald Kloser, Thomas Wanker
Scenografia: Jean-Vincent Puzos
Costumi: Odile Dicks-Mireaux, Renée April
Montaggio: Alexander Berner
Effetti: Patrick Tatopoulos Design Inc., The Senate Visual Effects Limited, 2e Effects, Gentle Giant Studios Inc., Machine, The Moving Picture Company
Sito ufficiale: www.10000bcmovie.com
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/10000bc