Roma hi-fidelity 2019: parte 6

Fabio Angeloni 27 Dicembre 2019 Audio

Continua puntuale il nostro reportage della kermesse romana sull'alta fedeltà, con le salette di Tecnofuturo - distributore Gold Note, Diapason, Wharfedale e Audiolab - e anche della saletta di HiFi D'Agostini con Dynaudio, Hegel, Kef, Cyrus e The Chord Company

Tecnofuturo - Gold Note, Diapason, Wharfedale, Audiolab


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Tecnofuturo non è di certo un incomer: parliamo infatti di una consolidata società di distribuzione sorta nel 2003 che custodisce nella sua capiente faretra molti marchi internazionali di riconosciuta affidabilità quali Audiolab, Focal, Luxman, Onkyo, Wharfedale ed altri. Da un paio d’anni ha deciso di invertire l’ordine dei fattori e piuttosto che distribuire solo marchi esteri in Italia ha inteso far accedere ad una distribuzione di qualità marchi italiani che lo meritassero. Non è quindi un caso che lo scorso anno abbia acquisito la distribuzione della fiorentina Gold Note di Maurizio Aterini (fondatore e AD del marchio, in attività dal 2012), e quest'anno, appena un mese prima dell'Hi-Fidelity, della bresciana Diapason di Alessandro Schiavi (patron e progettista del marchio, nato nel 1987 e che ora ha quindi oltre 30 anni di attività alle spalle).

La grande sala in cui Tecnofuturo esponeva i suoi prodotti era stata allestita con un adeguato trattamento dell'acustica ambientale e risultava divisa in due parti. Farò la disamina della parte in cui ho proceduto al mio ascolto, con un set tutto italiano. In un primo momento le elettroniche dell’impianto erano tutte Gold Note: il piatto Valore 425 light (895 EUR), il pre phono PH-10 (1.250 EUR) con la sua alimentazione separata PSU-10 (690 EUR), il CD-1000 MKII (3.990 EUR), il convertitore D/A, streamer, preamplificatore di linea e di cuffia DS10 (2.495 EUR) e infine l'amplificatore integrato più streamer IS-1000 (4.390 EUR).

Il piatto Gold Note Valore 425 light è l’entry level del marchio. Il suo pre phono PH-10 con alimentazione separata induttiva consente di selezionare la curva di deenfasi idonea alla incisione tra la RIIA, la Decca e la Columbia da mettere poi ulteriormente a punto con un preset IEC o uno Neumann (3,18 µs). Ha due ingressi RCA utili a collegare due piatti o due bracci, e una uscita bilanciata. Nel breve tempo che ho passato nella sala purtroppo non è stato ascoltato alcun LP. Il CD-1000 MKII Gold Note è stato premiato da Sound+Image ed è una macchina completa e versatile, che unisce alle prerogative tipiche di un CD anche quelle di un DAC (che utilizza degli ottimi Burr Brown 1792A) separatamente utilizzabile, con uno stadio di uscita completamente bilanciato e alimentazione dual mono. La versione Deluxe possiede anche un ingresso USB.


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Ora passiamo ai due camaleonti. Per comprendere l’estrema versatilità del Gold Note DS10 basti considerare le doti che gli derivano dall’essere al contempo un lettore di rete, uno streamer DLNA, un pre con DAC e un amplificatore per cuffia: macchina direi paradigmaticamente strutturata per far fronte a tutte le esigenze degli appassionati d’oggigiorno, financo per via del suo bel display TFT da 2,8” e del comodo telecomando. Naturalmente è UpNp, in grado di decodificare anche il formato MQA e utilizza il bluetooth 5.0, grazie al quale è iOS Airplay e aptX HD (Android) compliant. Può essere governato tramite app iOS e Android.


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Anche l’integrato Gold Note IS-1000 esula dalla concezione classica del termine, in quanto è al contempo streamer, DAC e preamplificatore phono MM/MC. Eroga 125 Watt per canale su 8 Ohm in classe A/B, ha onboard un DAC Burr Brown PCM1796, ha un ingresso LAN/Wifi ed è uno streamer Roon Ready compatibile anche con Spotify Connect, Tidal, MQA, Qobuz, Deezer, Airplay e anche V-Tuner per le Radio Internet. Ai lati dell'emiciclo di altoparlanti erano disposte un paio di Gold Note A6 Evo (laccate nere 5.950 EUR la coppia), uno smilzo 3 vie da pavimento successore dell'A6-XL, con un tweeter a cupola morbida in seta da 1", 2 mid-woofer SEAS da 5" in polpa di cellulosa e un subwoofer interno in polipropilene intrecciato da 6", per una sensibilità di 88dB un peso di 30 chilogrammi. Emettendo sul pavimento, il condotto reflex favorisce una più libera installazione dello speaker rispetto alle pareti.


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La parte, per così dire, interna dell’emiciclo era composta da entrambi gli speaker della Reference Series Diapason, caratterizzate da una raffinata ebanisteria. Le Karis III bookshelf (circa 3.500 Euro) in massello noce canaletto con finitura legno naturale sono delle due vie dotate di un woofer da 11cm di polymetylpentene e di un tweeter da 19mm con cupola in seta trattata, con una efficienza di 87dB ad 8 Ohm per 4,5 kg. Erano presenti anche le bookshelf Diapason più grandi, le Adamantes V (circa 5.700 Euro), che utilizzano un woofer di maggiori dimensioni, da 17 cm, sempre in polymetylpentene, e adottano il medesimo tweeter da 19mm con cupola in seta trattata, con una efficienza di 91dB, una impedenza dichiarata di 6 Ohm (con un minimo di 3,4 a 200 Hertz) ed un peso più che doppio, di 9,3 kg. Per entrambe le casse è disponibile un bel piedistallo opzionale.


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Dopo aver rimirato questi splendidi oggetti da vicino (operazione – sottolineo - possibile solo in queste occasioni) si è passati ad ascoltarli. Il mediatore tecnologico ha programmato il pezzo "Voyage" di Youn Sun Nah tratto dall'omonimo CD (edizione Kultur Spiegel) della cantante. In assenza di indicazioni si faceva un po’ fatica a capire quale speaker suonava, ma poi il mediatore ci ha informato che si trattava delle Adamantes V. Le voci apparivano rese molto bene da questo bookshelf e anche il mio vicino di sedia è sembrato gradire moltissimo la tonalità generale di emissione.Ha fatto seguito "Colour to the moon", tratto dall'omonimo album di Allan Taylor. La resa delle voci maschili rimaneva ottima, il canto veniva riprodotto senza perdere per strada i toni più profondi, la scena rimaneva buona, a guardare il capello forse non aiutata dalla disposizione e dalla vicinanza con gli altri altoparlanti. (A proposito, questo cantante mi ha molto ricordato Mark Knopfler dei Dire Straits: andate a buttare un orecchio, se avete tempo e voglia!)


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Il gentile Mauro Battilana, Direttore commerciale di Tecnofuturo che era nella sala in qualità di mediatore tecnologico  e musicale, a richiesta si è addirittura prestato a modificare il set “in corsa”, dopo che in sala uno dei moltissimi adoratori di Luxman aveva chiesto di poter ascoltare l’L-590AXXII (8.490 EUR), a suo dire "il Luxman per eccellenza", l'oggetto inconfessato del desiderio di una moltitudine di audiofili, che arriva ad erogare addirittura 30 Watt in classe A, vale a dire in quella “regione” di potenza “iniziale” (anche se 30 Watt nel mondo reale sono davvero moltissimi!) in cui la classe A fa davvero la differenza rispetto alla AB e ancor più rispetto a tutte le altre. Dopo le veloci operazioni di adattamento del set, si è passati all'ascolto. La sonorità aveva un po’ cambiato tono e assunto “sembianze” più fluide, tenui e sfumate, le stesse che prima hanno fatto grande e poi hanno consolidato la solida fama di questo storico brand.


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Il visitatore ha quindi porto a Mauro Battilana "Night Sweats" di Larry Carlton tratto da "Sapphire Blue" per Bluebird/BMG e anche in questo è stato accontentato (fatto raro, come sappiamo, per motivi facilmente desumibili e quindi da non precisare). Si tratta di un CD che contiene musica esemplificativa del periodo post-sbornia dalla ubriacatura da fusion che ci eravamo fatti con la GRP. Mi riferisco alla casa di produzione musicale fondata da quello strepitoso compositore di colonne sonore e di musica jazz che risponde al nome di Dave Grusin (qualcuno di noi ricorda “Mountain Dance”?) e Larry Rosen, una etichetta americana definibile storica (essendo sorta più di 40 anni fa) che aveva reso grande un genere di jazz contaminato molto piacevole, ma lapidariamente e spregiativamente definito dai suoi detrattori come “musica da aeroporto”. Larry Carlton era uno degli alfieri riconosciuti del marchio cui non difetta di certo la capacità di saper imbracciare lo strumento a sei corde per trarne sonorità jazzate piacevoli, ammaliando l’ascoltatore con poche note suonate senza frenesia che risultano però sempre piacevoli e rilassanti. La gamma medio alta esibita dal set risultava subito ottima, mentre la gamma bassa non appariva estesissima, come d'altra parte non era richiedibile ad un bel bookshelf tutto sommato non ciclopico.


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Ho quindi cercato di alzarmi per uscire dalla sala, senza fare i conti con l’invisibile ma potente forza attrattiva esercitata dalla morbida classe A del Luxman che mi teneva incollato alla sedia come fa una calamita con un oggetto metallico. Bon gré mal gré dovevo andare, perché il mio tempo era finito, ormai ero “scaduto” e avevo pure sforato il tempo concesso dal format.  A rivederci presto, splendide macchine da musica di Tecnofuturo!

 

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