Huawei Freebuds 3

Fabio Angeloni 16 Marzo 2020 Audio

Abbiamo avuto modo di provare le ultime cuffiette wireless della Huawei, le Freebuds 3, e le abbiamo potute comparare con le precedenti Freebuds 2 Pro. Si tratta delle prime cuffiette wireless del genere con sistema di cancellazione automatica del rumore incorporato. Saltate su a dare un'occhiata!

Hands On


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Ma torniamo a noi. Sarò franco. Mi sono avvicinato a queste cuffie non per caso, ma dopo aver potuto saggiare la qualità costruttiva della penultima serie di punta della casa, la 30 (più precisamente si tratta del P30 Pro, che ho recensito proprio su queste pagine). In Cina ho trovato un paio di cuffie open-ear fit Freebuds 2 Pro, di cui avevo sentito parlar bene da amici delle cui orecchie mi fido ciecamente, che ho voluto provare: ne sono rimasto letteralmente folgorato per la compattezza, la leggerezza e la qualità sonora. Questo è il motivo per cui, appena sono uscite le nuove Freebuds 3 (ne avevamo dato l'anticipazione qui) ho brigato per poterne testare un paio.


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Supportato dai soliti strumenti del mestiere (nel caso specifico, i 4 CD TrituraImpianti con selezioni scelte dall'AVMag Roman Panel) ho goduto a lungo della compagnia di questi speaker in miniatura al fine di poterne scrivere a ragion veduta. Premetto che sarebbe stato interessante acquistarle quando erano offerte con in regalo un caricatore wireless Huawei dal costo di listino di circa 60€. Ma, come sempre accade, terminata la promozione, lo street price al quale le si trova (circa 130€) sembra aver scorporato quasi esattamente il costo del caricatore. Rispetto alla precedente (comunque eccellente) generazione delle Freebuds 2 Pro è cambiato molto. Intanto le si può scegliere in tre colorazioni, bianco ceramico o nero carbonio, ma anche - da poco, più precisamente dal giorno di San Valentino - rosso segreto, che erano proposte con una interessante promozione di acquisto per un secondo paio. In questi giorni è stata presentata una ulteriore promozione “preordina o acquista un Huawei P40 Lite e ricevi” in regalo un paio di Huawei “freebuds 3”, valida dal 13 al 26 marzo; del P40 Lite AVMag ha parlato qui.


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Il chipset proprietario Kirin A1 (il medesimo presente anche sull'Huawei Watch GT2) ha consentito per la prima volta su auricolari del genere di adottare l'ultimo Bluetooth, il 5.1, dual-mode certificato Low Energy (in passato denominato Bluetooth Smart), coadiuvato dalla tecnologia di trasmissione Huawei Isochronous Dual Channel (poiché si sono finalmente trasformate in TWS, True Wireless Stereo, con i due segnali trasmessi e ricevuti in modo distinto) e da un DSP che lavora a 356 MHz. Le Freebuds 3 non sono compatibili con il protocollo audio evoluto Qualcomm apt-X di base o HD. Nelle precedenti Freebuds 2 Pro era possibile attivare la funzione suono ad alta qualità e ciò comportava la comparsa sulle proprietà delle connessioni bluetooth della icona HWA; veniva infatti attivato il formato audio proprietario Hi-Res Wireless Audio (HWA, per il quale risultano certificati, ad esempio, gli Huawei Mate RS, 10 e 10 Pro, P20 Lite, P20, P20 Pro, tutta la serie P30 con almeno EMUI9.0) e conseguentemente il LHDC, low latency and high-definition audio codec i cui limiti superiori sono un data rate di 0,90 Mbps e i 24 bit a 96 kHz. Ma questa strada proprietaria, che appariva piuttosto promettente, sembra essere stata uccisa in culla. Le Freebuds 3, infatti, adottano un codec AAC ottimizzato (basato su EMUI10.0), che fornisce una larghezza di banda più elevata e una latenza inferiori rispetto a AAC e che mira ad equilibrare efficacemente la stabilità di connessione e il consumo energetico. L'adozione di Bluetooth UHD consente inoltre un data rate teorico fino a 2,3 Mbps (solo con Huawei con almeno EMUI10). Grazie al low latency audio codec, peraltro, al costo di una diminuzione della qualità e della riduzione della banda utilizzata, è inoltre garantita una minor latenza generale nella somministrazione del segnale (fino a 190ms con Huawei Mate serie 30): ciò rende pressoché inutile l'aggiustamento del lip-sync e minimizza il rischio di quello sfasamento audiovideo tanto temuto dai gamer.


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Il sistema di trasmissione usufruisce inoltre di una maggiore capacità di identificazione e contrasto dei disturbi elettromagnetici, che gli consente di adattarsi rapidamente ai cambiamenti ambientali: il chip, ad esempio, è in grado di identificare dinamicamente le frequenze a 2,4 GHz e di commutare automaticamente la trasmissione su canali più liberi. La novità delle novità è però costituita dalla presenza del sistema ANC di cancellazione attiva del rumore ambientale regolabile tramite l'app AI life che sfrutta 3 microfoni e che "supporta in tempo reale la cancellazione attiva del rumore e la riduzione del rumore delle chiamate". A questo specifico proposito è necessario fare una precisazione preliminare, per evitare di ingenerare equivoci. I sistemi di cancellazione attiva del rumore, come sappiamo, funzionano mediante la produzione di rumore uguale e contrario (emesso in controfase) rispetto a quello di fondo rilevato dai microfoni. ANC non riesce a raggiungere la stessa efficacia dei sistemi installati nelle cuffie che riescono a sigillare completamente il padiglione auricolare e infatti costituisce il primo esperimento del genere operato su cuffie open-ear fit. Dal mio modesto punto di vista, pur ammettendo che fisicamente si tratta quasi di una contraddizione in termini, lo considero efficace quanto basta, in particolare, per non dover subire gli effetti di un isolamento totale dall'ambiente circostante e risulta dunque prezioso in auto (dove peraltro non dovrebbero essere usate) o in un ambiente familiare (dove non sempre è opportuno regalare ai propri cari una presenza di tipo esclusivamente corporeo).

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