Beethoven la Quinta
Le quattro note che tutti conoscono, l'incipit più celebre della storia della musica. Quando si dice "Quinta", si intende proprio la n. 5 di Beethoven, la Sinfonia per antonomasia. E' presente in discografia in centinaia di edizioni, ma gli audiofili cosa ascoltano?
Si è concluso l'anno del 250° anniversario di Beethoven e mi sembra giusto offrire ai nostri lettori una concisa selezione di edizioni della sua più celebre sinfonia nei diversi formati. Anche la grande musica può essere protagonista di un sano entertainment domestico. Basta saper ascoltare, magari incoraggiati da un disco che suona bene che sappia mettere in evidenza lo smalto sonoro del nostro impianto.
Quando nelle mostre audio si vuole utilizzare un brano di musica “classica”, quasi sempre si punta ad un repertorio di grande effetto, da Sheherazade ai Pini di Roma, dalla Sagra della Primavera alla “1812”. Piatti, grancasse, triangoli e un bel po' di ottoni, dinamica quanto basta e sgargianti colori strumentali. Si osserva tuttavia che molti dei presenti non hanno mai ascoltato queste pagine dal vivo. Ma c'è di peggio: spesso negli eventi audio si continuano a proporre logore incisioni anni Sessanta che scarsa aderenza hanno con la realtà sonora effettiva. Il “vizietto” audiofilo colpisce tutti ed io per primo ammetto le mie gravi responsabilità. Ogni tanto però bisogna rimettere il treno sui binari e dare alla grande musica il suo ruolo corretto senza trascurare il piacere della riproduzione musicale in quanto riproduzione sonora. Come dire che il piacere del bel suono può prestarsi alla musica di alto livello artistico. Del resto proprio in queste pagine avevamo raccontato della integrale delle sinfonie di Beethoven diretta da Karajan, disponibile anche in Blu Ray Audio (con traccia persino in Dolby Atmos) e della notevole integrale di Rattle con la Filarmonica di Berlino che ovviamente citiamo come moderno riferimento anche per quanto riguarda la sola Quinta sinfonia.
Sull'attacco della Quinta si sono scritti fiumi d'inchiostro, dall'immagine un po' arbitraria (ma di grande effetto) del “destino che bussa alla porta” sino a trattazioni dotte ed elaborate. Anche il più autorevole tra i direttori d'orchestra sa che proprio in queste iniziali battute si decide il successo dell'esecuzione. Ovviamente questa pagina è ben più delle sue celebri note di avvio, ma in esse si caratterizza anche perchè questo elemento ritmico domina l'intera composizione. Si affaccia, si trasfigura e si ripropone in un tratto ritmico ricorrente che rappresenta per certi versi l'essenza stessa di una composizione che (al pari della precedente Terza sinfonia) segna l'avvio di una nuova era.
Qui mi piace raccogliere le idee su quelle che sono le registrazioni attraverso le quali l'appassionato di riproduzione sonora possa cogliere l'emozione della musica. L'ascolto della musica classica dal vivo con una valida orchestra ed una intensa interpretazione è ovviamente il solo modo per cogliere il suono Completo, Corretto e Coinvolgente (le tre “c”) di una formazione sinfonica. Il disco è a tutti gli effetti la “fotografia” di un particolare evento musicale, la cui riproduzione è compito dell'impianto. Il suono che ascoltiamo in casa dipende quindi solo in parte dalla catena audio a nostra disposizione; il resto lo fa la sorgente discografica. E' ovvio che il nostro scopo è ascoltare e riascoltare “The Dark side of the Moon” sino a trovare l'effetto sonoro che riteniamo più “giusto” (il virgolettato è d'obbligo e racconta tutta l'essenza dell'alta fedeltà) comunque più piacevole, dovremo adattare il nostro impianto sino a trovare l'effetto desiderato. Ma di fronte ad una Quinta di Beethoven, per la quale il sito di “PrestoMusic” segnala circa delle 450 edizioni disponibili per download come la mettiamo? Ciascuna suona diversa dall'altra, quale sarà quella corretta? La diversità di suono percepito tra una edizione ed un'altra di un brano di musica classica è evidente sempre, anche con un semplice pezzo di pianoforte.
Senza alcuna pretesa di essere esaustivo, mi piace verificare con voi alcune tra le più interessanti edizioni della Quinta di Beethoven (in taluni casi della integrale delle sinfonie) facilmente disponibili nei diversi formati. In occasione del 250° anniversario (lo scorso anno) della nascita di Beethoven la discografia si è ulteriormente arricchita. Grandi prove del passato sono state riproposte in formati più attuali mentre nuove esecuzioni hanno messo alla prova alcuni giovani direttori di talento che hanno cercato di offrire una lettura originale a questa grande pagina. Per gli audiofili le cose si fanno difficili per il fatto che delle sinfonie di Beethoven esistono tante valide esecuzioni del passato. Vero è che molte edizioni storiche possono risultare ostiche per le orecchie degli audiofili, con suoni talvolta aspri e dinamiche limitate. Tuttavia almeno il grande Furtwangler non può mancare, a testimoniare letture nobili e possenti come oggi non si usa più.
Online troviamo centinaia di edizioni della Quinta di Beethoven, la maggior parte delle quali nel semplice ed immediato formato di file audio. Una buona fetta (e sono ancora diverse decine) in alta risoluzione PCM 24/96. C'è poi anche il formato fisico del vinile e del SACD in base alle vostre preferenze. Per i più raffinati anche il DSD offre diverse interessanti letture in accurata cornice tecnologica. Ne trovate ad esempio sulla piattaforma di Native DSD, con Honeck in casa Reference Recordings che dovete assolutamente ascoltare.
Ad una intensa attività concertistica avviata nel 2020 (purtroppo interrotta dalla pandemia) fa riscontro una vasta discografia, tra riedizioni e nuove registrazioni. Nei mesi passati abbiamo incontrato importanti integrali delle sinfonie di Beethoven. Ricordo quella realizzata da Bernstein con la Filarmonica di Vienna sul finire degli anni Settanta (in Blu Ray audio, stereo e multicanale ma anche in formato Flac 24/96).
C'è poi quella firmata da Karajan con i Berliner. Mi riferisco qui alla seconda delle tre letture del maestro austriaco per la Deutsche Grammophon, ovvero la recente rimasterizzazione dell'edizione anni '70 che ha un elemento di forte interesse. Come abbiamo visto in queste pagine è disponibile in Blu Ray Audio con file in 24/192 in stereo e in cinque canali; in più il BR contiene anche le tracce in Dolby Atmos, un evento assolutamente inedito per un repertorio musicale di tale importanza che potrà apprezzare chi è dotato di un sistema Home-Theatre di sana vocazione musicale.
Nelsons e la Filarmonica di Vienna
Andris Nelsons è tra gli ultimi in ordine di tempo ad apporre la sua firma su questo monumento della musica colta occidentale. Con la Filarmonica di Vienna offre una lettura equilibrata che segue lo sviluppo del linguaggio sinfonico di Beethoven dalla prime pagine di stampo classico, attraverso il percorso rivoluzionario di Terza e Quinta, seguendo i tratti espressivi e bucolici della Sesta, la tensione ritmica della Settima, l'eleganza apollinea dell'Ottava, sino allo straordinario ed universale monumento musicale della Nona. E' un percorso scevro da nevrosi filologiche ed egualmente equidistante dai tratti scultorei di certe letture storiche. Il timbro degli archi viennesi risulta sempre eloquente, ben scandite le linee infrastrutturali dei legni, importante l'andamento ritmico non presenta momenti di debolezza. La registrazione offre il tradizionale timbro un po' asciutto di questa sala, ma non manca un naturale senso di profondità e il giusto corpo degli archi bassi, splendidamente ripresi (ed immancabilmente puntuali). Notevole anche il rilievo offerto ai legni nei loro interventi. Il box comprende cinque CD con le sinfonie e un Blu Ray Audio con tutte le sinfonie in formato 24/96 (purtroppo solo in stereo). Disponibile anche come file audio in Flac 24/96. Una scelta valida anche per le discoteche più essenziali.
Berliner Philharmoniker con Simon Rattle in audio e in video.
Più volte abbiamo parlato del coinvolgimento offerto alla musica da un video ben realizzato. Prima ancora di segnalare una bella edizione in Blu Ray è doveroso il rimando al servizio in streaming dei Berliner Philharmoniker che offre un panorama di altissima qualità della migliore musica in una attendibile cornice tecnologica. Anche l'integrale diretta da Simon Rattle nel 2013 è davvero notevole. La trovate in Blu Ray (audio e video) e persino in SACD. Ovviamente potete scaricare i file della n. 5 direttamente dal sito dei Berliner Philharmoniker qui: Beethoven Special (berliner-philharmoniker-recordings.com), dell'integrale delle sinfonie di Beethoven curate da Rattle a Berlino abbiamo già parlato su AV magazine. Vi rimando a quell'articolo.
Austero ma efficace: Christian Thielemann
Tra i Blu Ray pubblicati qualche anno fa resta perfettamente godibile la Filarmonica di Vienna nella integrale curata da Christian Thielemann. La produzione è frutto della collaborazione tra ORF (l'ente televisivo austriaco) e Unitel, colosso storico della musica in video. Segnalo la presenza alla regia di un maestro come Brian Large, ma tutte le riprese (effettuate tra il 2008 e il 2010) sono perfettamente realizzate. Ben 11 telecamere permettono di seguire ogni dettaglio della partitura, mentre definizione e luminosità si collocano ai migliori standard attuali. L'esecuzione è fresca, vitale, energica, a testimoniare una lettura di Beethoven moderna e tuttavia rispettosa alla nota scritta. Attacchi privi di sbavature, fraseggio degli archi dal timbro nobile nella migliore tradizione di questa formidabile orchestra. Sentite anche voi il “legato” della sezione corni e in generale la trasparenza assoluta delle linee strumentali, uno dei punti di forza di questi dischi, tutti con audio in Dts Master Audio. Dinamica di straordinaria naturalezza, per un coinvolgimento senza precedenti nella musica del maestro di Bonn.
Il grande classico: Carlos Kleiber
La Quinta diretta da Carlos Kleiber con la Filarmonica di Vienna nel 1974 fa parte di quelle poche incisioni documentate del grande direttore tedesco (naturalizzato austriaco) e segna un riferimento.
Sono quasi imbarazzato a scriverlo, ma qui mi sento di consigliare la versione in vinile, rimasterizzata a più riprese con grande cura anche da diverse etichette audiophile che trovate presso il distributore italiano Sound & Music. Presenza e trasparenza sono portati al nostro orecchio da una gamma media rifinita, naturale e godibile, mentre il registro medio basso, quello del “calore”, dei fagotti e dei violoncelli, delle viole che tanti impianti non riescono nemmeno a fare immaginare, è generoso e coerente. Immagine solida e perfettamente centrata, c'è il sapore del legno antico negli archi dei grandi filarmonici viennesi, ma c'è la sostanza prestante e vigorosa dei fiati, con trombe di squisita fattura.
Currentzis, una Quinta di Beethoven dal sapore nuovo
Questa segnalazione la debbo all'amico Marco Benedetti che ha parlato con insolito positivo apprezzamento di una nuova Quinta di Beethoven dal sapore autenticamente originale. In effetti nell'anno delle celebrazioni per il 200° anniversario del genio di Bonn non sono mancate molte uscite in tema. Remastering di livello innanzitutto (le sinfonie dirette da Karajan giungono persino in Dolby Atmos su un prezioso Blu Ray Audio della Deutsche Grammophon), ma anche nuove edizioni. Tra queste spicca senza mezzi termini questa lettura firmata da Teodor Currentzis, documentata in eccellenti condizioni tecniche da studio nella sala del Konzerthaus di Vienna. L'orchestra è quella che lo vede spesso protagonista in discografia, MusicAeterna, una formazione che esibisce tratti quasi filologici ed una capacità di risposta alle variazioni dinamiche ed espressive davvero fuori dal comune. Innegabile in questa registrazione la novità dell'esecuzione, il senso del ritmico ed la fluidità elegante della frase. Altri potranno lamentare la leggerezza delle linee strumentali, quasi una trasparenza filologica il cui trend sembra essersi affievolito in questi ultimi anni, ma ripetuti ascolti mi hanno “fatto persuaso (come direbbe Montalbano) che finalmente abbiamo ascoltato qualcosa di effettivamente originale con una pagina tanto frequentata che in discografia conosce decine di edizioni storiche e meno storiche di livello buono e persino eccellente. La trovate in un valido CD di casa Sony che è disponibile sui siti specializzati anche in un valido PCM 24/96.
Per i più esigenti, Honeck in DSD, anche multicanale
Intanto grazie a Reference Recordings c'è un album con Quinta e Settima eseguite da Manfred Honeck con l'orchestra di Pittsburg. Fa parte di una serie di incisioni dal vivo registrate dall'orchestra americana (Pittsburg Live!) i cui SACD ibridi sono distribuiti in Italia da Sound & Music. La versione “liquida” in stereo e multicanale di questo album è disponibile attraverso il sito di Native DSD, per i più esigenti in DSD sino al “256” (stereo e MCH) e persino in DXD (stereo e MCH). A voi la scelta dunque. Questa incisione dell'etichetta americana ne propone tuttavia una buona raffigurazione “virtuale”, non priva di momenti di grande fascino sonoro.
Quinta e Settima in casa Pentatone
Pentatone è sempre un riferimento. L'etichetta olandese celebra in questo 2021 i primi 20 anni di attività. Sembra ieri che un gruppo di tre ingegneri del suono della Philips Classics, chiusi i battenti della prestigiosa etichetta discografica, iniziavano questa avventura di musica di qualità e registrazioni di eccellenza, portando il formato SACD, in stereo e in multicanale, al centro dell'attenzione degli audiofili più evoluti. Nel 250° anniversario di Beethoven anche Pentatone ha realizzato un album dedicato alle sinfonie. Si inizia con due pezzi davvero ben conosciuti, la Quinta e la Settima affidati ad Andrew Manze alla testa della NDR Radiophilharmonie.
Con questo interprete e questa orchestra avevo già ascoltato il ciclo delle sinfonie di Mendelssohn e più recentemente un album con la 40 e 41 di Mozart. Lettura agile e ben centrata quella delle più famose sinfonie del repertorio, con una Quinta dai tempi spediti ed un fraseggio dai toni leggeri quasi a voler strizzare l'occhio ad alcune esecuzioni in chiave filologica del recente passato. Una tale impostazione si adatta forse meglio alla Settima, con la sua innata scansione ritmica che soprattutto nel finale riceve una scansione intensa da togliere il fiato. Resa strumentale dal timbro naturale, immagine piacevolmente distesa e profonda tipica del garbato multicanale di questa etichetta. Godibile ovviamente anche in stereo e per chi fosse sprovvisto di lettore SACD ci sono pur sempre i file audio (in 24/96) direttamente sul sito della Pentatone.
Karajan, un riferimento anche in vinile ma soprattutto nel remastering in SACD e poi in PCM 24/96
La storica edizione del 1961/1962 con i Berliner è considerata un riferimento anche rispetto alle esecuzioni che Karajan siglò successivamente negli anni Settanta e poi ancora, in digitale, tra il 1982 e il 1983 sempre con la Filarmonica di Berlino. La versione in Super Audio CD di questa esecuzione fu a suo tempo trascurata dagli audiofili, immuni al fascino dell’inarrivabile suono di Karajan. Su Beethoven e le sue sinfonie non dobbiamo certo raccontarvi nulla. Se torniamo a parlare della lettura di Karajan non è per amore di una vana archeologia discografica. C'è Beethoven qui, ma soprattutto c'è Karajan, interprete che più di ogni altro ha saputo coniugare l'alto valore artistico con una attività discografica commercialmente vincente in un impegno che definire “multimediale” nel senso più moderno del termine. Negli anni che vanno tra dalla fine degli anni Cinquanta all'inizio degli Ottanta ha ricoperto incarichi artistici tra i più prestigiosi. Della sua prolifica attività discografica ha seguito in prima persona anche l’aspetto tecnico. Per primo ha realizzato riprese video-musicali, curandone anche la regia. Molti giovani talenti, cantanti e strumentisti, a lui debbono l’avvio di una fortunata carriera, da Pavarotti a Kissin, dalla Mutter alla Mayer. Le sue registrazioni ci fanno cogliere tuttavia soltanto una parte dello smalto sonoro che tanti, a Salisburgo, a Vienna come a Berlino hanno potuto cogliere. Ovvio dunque che proprio le Sinfonie di Beethoven siano centrali nell’eredità discografica di questo interprete. L'edificio della Philharmonie non era stato ancora completato e questa integrale, come molte registrazioni di Karajan sino ai primi anni Settanta, è stata registrata nell'acustica generosa della Jesus Christus Kirche nel quartiere berlinese di Dahlem. Tempi agili ma non affrettati, sublime cura per il fraseggio, archi di ineffabile struttura sonora, grande attenzione alle dinamiche, cura di ogni sezione strumentale, fiati potenti ed incisivi esenti da sbavature grazie al prodigio tecnico della formazione berlinese sono i tratti essenziali di queste sinfonie. Gli stessi violini sembrano dotati di un rivestimento di seta di cui il formato più risoluto fornisce autorevolezza ed un senso di ariosità che sfugge al tradizionale CD. Le sue registrazioni recano un’impronta sonora particolare, un'emissione “omogenea” che corrispondeva a precisi canoni esecutivi e comunque alla volontà dell'interprete. Chi l'ha ascoltato dal vivo può testimoniare di un’emissione potente, levigata e dotata di una bellezza assoluta. L'intensa energia sonora è tenuta sotto ferreo controllo, pronta tuttavia a liberarsi in momenti di splendore fonico da brivido.
Riccardo Chailly a Lipsia in un Decca Sound moderno anche in alta risoluzione.
Interessante, tra quelle moderne, l'integrale delle sinfonie in casa Decca, in un cofanetto da 5 CD che comprende le Ouvertures. L'incarico di Riccardo Chailly come Kappelmeister a Lipsia nel 2005 segnava un significativo rilancio discografico del direttore italiano (oggi alla Scala di Milano), a testimoniare un ufficio prestigioso alla testa di un'orchestra che vanta una storia plurisecolare. La tradizione di questa formazione con i grandi classici è indiscussa, ma il DNA musicale non può mancare i forti legami anche con la musica di Bach, tanto radicata proprio a Lipsia. Il primo aspetto riguarda la scelta di tempi alquanto spediti, che colgono di sorpresa soprattutto nell'incipit della Quinta. Si coglie tuttavia il senso di una originale rivisitazione, nel raffinato equilibrio tra il titanismo di possenti letture di un passato non troppo lontano e scelte di fattura più “classica” in chiave filologica e quasi-filologica degli anni più recenti. Il fraseggio è agile eppure accurato, forte di una scansione ritmica che in ogni parte appare il punto di forza di questa integrale, una tappa importante ma non esclusiva di un percorso musicale in cui Chailly ha offerto prove significative con autori lontani tra loro come Bach e Gershwin.
Si coglie lo smalto dell'orchestra di Lipsia, con il timbro vellutato degli archi che accarezzano la nota scritta nel primo tempo della Pastorale, senza mancare il necessario turgore nel sostenere il ritmo vivacissimo imposto alla conclusione della Settima, da lasciare senza fiato.
Ripresa sonora molto naturale, dai toni leggeri e luminosi impreziositi da una assoluta trasparenza nel piani sonori. Si apprezza la morbidezza del timbro degli archi e la dinamica ampia e coinvolgente. Un “Decca Sound” di riferimento.
Il monumento, Furtwangler
La Quinta diretta da Furtwangler con la Filarmonica di Berlino è uno di quei titoli capace di far salivare il più smaliziato dei musicofili. Le poche righe che dedichiamo a questo capolavoro vogliono essere un riconoscimento più che alla registrazione di per se, agli appassionati di musica, che da sempre considerano di riferimento le letture del direttore tedesco. La novità è che si è resa finalmente disponibile in Italia la serie di vinili Universal ristampata in Giappone. Si tratta di LP a tiratura limitata e al momento non si prevede una riedizione. Un semplice sguardo ai titoli fa tremare i polsi, si parla in totale di un centinaio di album tra rock, jazz e classica che sono tra i più celebri del vasto catalogo Universal. In ambito classico nomi del calibro di Furtwangler e Karajan vengono prepotentemente alla ribalta, ma ciascuno di questi dischi è a suo modo testimone dei momenti migliori dell’analogico. Le remasterizzazioni sono state effettuate in Giappone negli Studios della Sony dal cutting engineer Joseph M. Palmaccio che utilizza per il taglio della lacca una macchina Neumann VMS-80 con una testina d'incisione SX-74 e SAL-74. Il registratore utilizzato per i master analogici originali è un Ampex ATR-102. I risultati della stampa sono decisamente di alto profilo. Anche le copertine sono stampate su carte pregiata che viene poi incollata sul cartoncino. Poiché questi giapponesi stampano soltanto il numero di copie necessarie dopo una prevendita riservata agli operatori è molto probabile che gli LP attualmente disponibili saranno gli ultimi di questa serie. Il retro della copertina è in giapponese, le note incomprensibili ai più, ma sono esecuzioni che non hanno bisogno di presentazioni.
Proprio la Sinfonia n. 5 di Beethoven firmata Furtwangler è il master più datato del gruppo. Siamo nel 1947 e se non vado errato si dovrebbe trattare di una delle prime incisioni effettuate dal maestro tedesco subito dopo la guerra al termine del breve periodo di “denazificazione” imposto dagli Alleati. I Berliner sono quelli sopravvissuti alla pressoché totale distruzione della città, testimoni di una nazione allo stremo. Non c’è lo smalto vibrante che possiamo sentire nelle registrazioni anteguerra, o la raffinatezza di quelle dei primi anni Cinquanta, con un tardo Furtwangler dal linguaggio autunnale. Questa “Sinfonia del Destino” interpreta qui anche nella sua ruvidezza l’orgoglio musicale tedesco. Talune sezioni appaiono graffianti, le sonorità grezze e primordiali. I tempi sono scanditi con apparente lentezza, sin dal celebre attacco del primo tempo, in cui Furtwangler sembra scolpire nel marmo la materia sonora. Solenne il successivo andante cantabile, con archi eloquenti e fraseggio nobile, eroici gli interventi dei corni nel terzo tempo. Nonostante le limitazioni del master, il passaggio tra 3° e 4° tempo, momento cruciale della letteratura sinfonica di tutti i tempi, è esaltante e visionario. Il lungo crescendo sembra interminabile, a dimostrare un respiro monumentale che oggi si è perso per sempre. Considerazioni di tipo audiophile avrebbero in questo caso poco senso, eppure non possiamo non notare da un lato la solidità dell’immagine monofonica, dall’altro il timbro corretto e pastoso degli archi (non sparati come in certe incisioni americane anni Sessanta).
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Commenti (5)
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Ottima la citazione della 5a di Furtwangler , ma manca la sua Nona per EMI, a mio avviso la migliore di sempre.
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Oddio Furtwangler... non discuto i gusti per carità... o sono più il tipo da Karajan, quindi mi sembra più una versione per chi ne ha già sentite diverse e ne vuol sentire una in più... comunque l' ho cercata su amazon music e ci sto provando ad ascoltarla... è nello stesso disco con Abedroth, francamente mi sembrava più digeribile... insomma...
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(vedo ora *_* )
la Nona è, a detta di moltissimi, la migliore incisione mai fatta.
Non dal punto di vista tecnico (è mono), ma dal punto di vista musicale.
Da quando WB ha comprato EMI la copertina è stata cambiata, dovrebbe essere questa -
Sì, interpretazione. Sicuramente sono influenzato dall' aver conosciuto la prima volta, e poi ascoltato decine e decine di volte, le 9 sinfonie nella interpretazione di Karajan, che per me quindi rappresenta il punto di riferimento per valutare tutte le altre.
Furtwrangler mi ha sorpreso per una interpretazione che sembra voler emozionare l' ascoltatore, immagino che la sua peculiarità sia enfatizzata dalla volontà di tutti quelli venuti dopo di lui di distinguersi, prendendolo quindi come una sorta di modello negativo da non imitare assolutamente. -
(come al solito arrivo in ritardo)
Ma tutti, a meno di non essere molto anziani, siamo stati sedotti dalle direzioni di Karajan, che rimane uno dei grandi