Quadri di un'esposizione … Made in Asia?
Il titolo non vuole essere provocatorio, ma indica semplicemente come due tra le più recenti e ben registrate edizioni dei "Quadri di un'esposizione" di Mussorgsky, nella celeberrima versione orchestrale realizzata da Ravel, siano eseguite rispettivamente dalla NHK Orchestra di Tokyo e dalla Singapore Symphony Orchestra. Chi l'avrebbe mai detto?
Procediamo con ordine. Sono passati ormai quattro anni da quanto accoglievamo come “Disco del Mese” un confronto tra le più significative edizioni di questa pagina. Avevamo puntato s'intende sulla notevole edizione video diretta da Simon Rattle con i Berliner per la forza espressiva delle immagini nel “raccontare” il suono. Il rimando a quell'articolo non sarà inutile, perchè quelle indicazioni, compresa l'energica lettura di Gergiev con l'orchestra del Mariinsky, restano sempre valide.
Il bello della grande musica è che che questa viene di fatto ricreata ad ogni nuova esecuzione. Fermi restando i punti fermi del passato dobbiamo prendere atto che nuove edizioni continuano (per fortuna) ad essere pubblicate. Tra queste alcune interessanti che ci portano lontano dal territorio usualmente frequentato per questo brano, con i grandi interpreti di scuola russa che affiancano le tradizionali formazioni come i Berliner (Karajan, Rattle) ed i Wiener (Dudamel).
Il mio continuo studio sulle migliori registrazioni dei Quadri di un'esposizione trova spunto anche dalla ricerca di ingredienti sonori adatti a mettere in luce le caratteristiche di una catena audio e principalmente dei sistemi di altoparlanti. In effetti se cerco un assolo di tromba lo trovo all'inizio, con il tema della “Promenade” che appare proprio sulla prima tromba e che diventa il motivo ricorrente che unisce i diversi “quadri”. Se cerco un esempio di attacco percussivo di timpani e grancassa lo trovo nell'incipit dell'episodio “Baba Yaga”, in cui Ravel nel suo splendido lavoro di orchestrazione rende l'effetto delle pesanti ottave in gamma bassa del pianoforte. Per ascoltare gli archi più profondi, violoncelli e contrabbassi, è perfetta la traccia “Bydlo”, che descrive un pesante carro trainato da buoi che si trascina nella fangosa campagna polacca; gli archi bassi scandiscono un ritmo pesante sul quale si alza l'assolo della tuba tenore, un crescendo sorretto dalle percussioni, un climax e poi un diminuendo, sul rullare del tamburo militare e il pizzicato lontano ma distinto dei contrabbassi. Il suono cupo della tuba deve risultare avvolgente, capace di riempire lo spazio della nostra sala d'ascolto.
Ecco dunque che i “Quadri” costituiscono anche per i musicisti un esempio perfetto di strumentazione che dimostra le possibilità espressive di una grande orchestra. Del resto questa versione sinfonica fu commissionata a Ravel dal direttore Sergej Kusevickij nel 1922 e diventerà presto un cavallo di battaglia delle migliori orchestre. Sarebbe utile ascoltarli dal vivo, per lasciarvi davvero senza fiato. Nella riproduzione audio occorre un impianto dinamicamente dotato ma soprattutto in grado di cogliere le sfumature timbriche e le micro-dinamiche ai bassi livelli di segnale. I dieci quadri costituiscono dunque momenti sonori sempre diversi. Da ascoltare ad esempio il ruolo della sezione ottoni nelle “Catacombae”, un impasto timbrico che deve risultare incisivo ma rotondo, profondo ed avvolgente. A seguire il rarefatto episodio in pianissimo, ai limiti della risoluzione dell'impianto, viene interrotto dall’attacco su timpani e grancassa di “Baba Yaga”, malefica strega del folklore russo che Hartmann raffigura come una capanna su zampe di gallina. Grottesca l’immagine, che stimola un pezzo fortemente percussivo, ma anche raffinato e dolente. Non a caso la trascrizione per orchestra ne mette in evidenza il contrasti dinamico. Senza soluzione di continuità si giunge alla luminosa conclusione della trionfale “Grande porta di Kiev”, un finale da togliere il fiato nello splendore di ottoni e percussioni.
Il primo album è prodotto dalla svedese BIS e ha il titolo “Russian Spectacular”.
Ascoltiamo qui la Singapore Symphony Orchestra diretta da Lan Shui. Non soltanto è disponibile in file audio 24/96 (Flac), ma come spesso capita con le produzioni BIS abbiamo a che fare con un SACD ibrido, stereo e multicanale. Chi dispone di un lettore multistandard in un impianto audio-video sa bene cosa scegliere. La disponibilità in file tuttavia consente attraverso le varie piattaforme di ascoltare prima di acquistare ed eventualmente scegliere anche una singola traccia. Il programma qui non si limita ai “Quadri”, ma ospita pagine che fanno parte del repertorio russo più noto e di facile ascolto. Non è stato scelto a caso il titolo. Interessante l'esecuzione dei “Quadri”, colti nel corretto tempo e con raffinato equilibrio strumentale. L'insieme appare piuttosto misurato e forse un eccessivo controllo che però ha il prego di risultare convincente e offrire buona introspezione alla pagina. Nello “Gnomo” il crescendo che porta a cogliere gli ottoni profondi sulla percussione della grancassa è ben costruito ed è stato molto apprezzato dal pubblico lo scorso marzo a Sintonie di Rimini nel corso delle mie demo audio.
Anche i due quadri conclusivi, “Baba Yaga” e “la grande porta di Kiev” esibiscono una notevole dinamica e una fine risoluzione ai bassi livelli di segnale nelle parti più delicate. Da ascoltare a volume disinvolto per cogliere il senso di questa valida formazione dotata di uno smalto concreto ed attendibile. Il programma comprende anche un altro ben noto brano di Mussorgsky, la “Notte sul Monte Calvo” eseguito nel consueto rimaneggiamento curato da Rimsky Korsakov, che aveva ritenuto l'orchestrazione originale rozza ed inefficace. In più c'è il virtuosistico “Islamey” di Balakirev, di non consueto ascolto. Tanto per non farsi mancare nulla, a completare un programma autenticamente russo, è rappresentato anche Borodin con le famose “Danze Polovesiane”, un felice episodio tratto dalla lunga opera “il Principe Igor”. Anche qui si evidenzia il tratto esotico ed orientaleggiante tipico di alcuni compositori russi di fine Ottocento (chi fosse interessato potrebbe ascoltare anche “Sheherazade” di Rimsky-Korsakov) e ovviamente nelle Danze Polovesiane c'è il drammatico attacco di timpani e grancassa che tanto piace agli audiofili. Attenzione, qui la dinamica è notevole ed il basso profondo di grande impatto; non provateci con i minidiffusori. Questa pagina è suddivisa nelle diverse tracce che corrispondono alle varie “danze”; se proprio non vi interessa acquistare l'intero album potreste decidere solo per questi tre minuti dirompenti che corrispondono alla traccia n. 3 del brano di Borodin.La registrazione, complessivamente molto valida già nel semplice due canali, spicca il volo nell'ascolto in multicanale; ma la cosa ormai non mi sorprende più.
L'altra edizione da ascoltare è quella diretta da Paavo Jarvi con NHK Symphony Orchestra
Il programma comprende i “Quadri di un'esposizione” e la Notte sul Monte Calvo. Attenzione! In questo caso non si tratta della versione ri-orchestrata da Rimsky Korsakov ma della edizione originale scritta da Mussorgsky. A ben guardare anche il titolo è diverso: “St. John's Night on the Bold Mountain”. Ebbene questa versione è certamente a conoscere, meno raffinata di quella “aggiustata” da Rimsky-Korsakov rende in modo più rude ed efficace i tratti “russici” e quasi primitivi del linguaggio di Mussorgsky. Un altro motivo per avere entrambe le registrazioni per un confronto. Per la cronaca voglio ricordare che l'edizione dei “Quadri” che avevamo segnalato nel 2018 diretta da Gergiev con l'orchestra del Mariinsky unisce al programma proprio questa versione originale della “Notte sul monte Calvo”. Anche l'album Gergiev lo trovate in SACD e proprio nelle ultime settimane ho notato che si trova su Amazon a circa 11 Euro. (Semmai non lo aveste già nella vostra collezione di titoli immancabili per far suonare bene l'impianto).
Ma torniamo a questa prova di Jarvi pubblicata nel 2020 dalla Sony. Il direttore estone aveva già diretto i “Quadri” con la Cincinnati Symphony in uno dei più suggestivi SACD della Telarc. Incisione dinamica quella, ma suono troppo asciutto e lettura un po' impersonale. In queste recenti prove con la NHK di Tokyo Paavo Jarvi esibisce uno smalto ben più interessante. Lo avevamo già notato con l'uscita del “Così parlò Zarathustra” di Strauss, davvero convincente e, peraltro, molto ben registrato. Tanto buona quella registrazione che il brano di apertura (la celebre “introduzione” usata anche in Odissea nello Spazio) si batte alla parti con quella diretta da Dudamel con i Berliner come pezzo da dimostrazione nei miei seminari musicali. E' chiaro che fossi molto interessato a sentire Jarvi alle prese con i “Quadri”. Il risultato mi ha sorpreso, molto piacevolmente sorpreso. Fraseggio, accenti, espressione dei legni, cura delle linee degli archi sono di altissimo livello; il tutto è ovviamente assecondato dall'orchestra di Tokyo che esibisce uno smalto da prima della classe. Impeccabili gli ottoni (ascoltate “Catacombae” ad esempio e il nobile respiro della conclusione) e puntuale ogni prima parte. Ripresa sonora eccellente, tra le due o tre migliori di sempre a prescindere dal formato. L'attacco di timpani e grancassa in Baba Yaga è effettivamente realistico ed il successivo rullante di grancassa subito a seguire vi solleva dalla poltrona. Grande risoluzione e respiro dinamico in un quadro complessivo naturale e coinvolgente al tempo stesso. Se questa incisione fosse anche in multicanale meriterebbe la copertina su ogni rivista audio. Ci accontentiamo (si fa per dire) del Flac 24/96 e se preferite c'è sempre il buon vecchio CD.
Buon ascolto
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Commenti (1)
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Originariamente inviato da: Redazione;5201260...Chi l'avrebbe mai detto?...
Sono molto più stupito quando gli italiani di oggi (non gente che si è formata in un' altra Italia che ormai non esiste piùriescono a piazzare qualcosa di buono.