Perchè gli audiofili amano Sheherazade?

Marco Cicogna 04 Novembre 2022 Audio

La celebre pagina di Rimsky-Korsakov ha puntualmente stimolato le attenzioni degli audiofili: scrittura accessibile, temi orecchiabili, strumentazione variegata, con tratti delicati affidati alle singole parti dell'orchestra e momenti di grande effetto.


- click per ingrandire -

Si comprende il favore di cui gode la fantasia orchestrale “Sheherazade” (o “Scheherazade” ma anche Shahrazād secondo altre versioni) presso gli appassionati del bel suono: scrittura accessibile, temi orecchiabili, strumentazione variegata, con tratti delicati affidati alle singole parti dell'orchestra e momenti di grande effetto.

Ampia la discografia: troviamo almeno 80 edizioni in CD, 145 in download (di cui 23 in alta definizione), 2 in SACD e sei in video. Non siamo ai livelli delle sinfonie di Beethoven, ma si tratta pur sempre di un grande numero di album tra i quali scegliere.

Gli audiofili sanno bene di cosa si tratta quando si cita Shahrazād, la protagonista delle “Mille e una Notte”. Questo personaggio ispira di Rimskij-Korsakov, esponente di punta della scuola musicale russa del secondo Ottocento, in una composizione che diventerà tra le più celebri del repertorio. 

Il nostro Nikolai era stato un cadetto nella marina russa e quei viaggi fecero nascere l'interesse per i costumi di paesi lontani. E' un gusto per l'esotico che nulla ha a che fare con la filologia o la ricerca etnico musicale, ma che in modo spontaneo diventa lo spunto per una scrittura orchestrale dai tratti narrativi e accattivanti. Sheherazade è una suite sinfonica articolata in quattro episodi, una sorta di “sinfonia a programma” che oggi potrebbe prestarsi ad una colonna sonora.  La scrittura risulta di facile approccio ma non per questo manca di originalità, se non altro per la strumentazione, raffinata e dotata di un senso di colore che esalta lo smalto espressivo dell'orchestra. Ricordo che Rimsky-Korsakov era docente di orchestrazione al Conservatorio di San Pietroburgo; tra i suoi allievi Stravinsky e Respighi (l’autore dei Pini di Roma).

Sheherazade risulta dunque una pagina “leggera” e la fluidità spontanea del percorso musicale ne fanno un brano apprezzato dal pubblico delle sale da concerto e dagli audiofili. Suggestive le parti tranquille in differenti voci dell'orchestra si alternano in dialoghi cameristici in cui emerge il colore di ciascuno strumento. Archi, legni, ottoni, piccole percussioni si alternano con variegato effetto timbrico che esalta la qualità dell'impianto di riproduzione. Non mancano momenti intensi, in cui l'orchestra entra con forza, punteggiata da piatti, timpani e grancassa e una nobile sezione ottoni che avvolge la scena sonora. Qui bisogna poter sentire l'ottava bassa dei tromboni con la necessaria corposità. E' un sinfonismo adatto a tutti i palati che può mettere in difficoltà l'impianto. Non a caso è spesso utilizzata anche nelle mostre audio, anche se quasi sempre ci si ritrova ad ascoltare qualche vinile scricchiolante con archi vetrosi e ottoni pungenti che poco hanno a che fare con le sonorità, incisive si, ma anche corpose ed avvolgente della musica reale.

Innanzitutto in video, per un coinvolgimento più completo grazie anche all’audio in multicanale. Disponibile il concerto con musiche di Beethoven e Rimsky Korsakov registrato dal vivo al Festival di Lucerna 2011; Yefim Bronfman al pianoforte e la Royal Concertgebouw Orchestra diretta da Andris Nelsons.

Il Festival di Lucerna si è dimostrato in questi anni la più autorevole fonte di musica in video. Ci siamo occupati più volte dell'ottimo ciclo delle sinfonie di Mahler diretto da Abbado, un repertorio orchestrale che attraverso l'alta definizione del Blu Ray ha indicato un nuovo standard nella fruizione di musica in ambiente domestico. Ma non c'è soltanto il direttore italiano a dare lustro ad un catalogo che si fa sempre più ampio. In questo Blu Ray ascoltiamo l'orchestra del Concertgebouw in un concerto diretto dal giovane Andris Nelsons, oggi alla testa delle orchestre maggiori di Boston e Lipsia.


- click per ingrandire -

Il video si apre con l'ouverture “Le Rovine d'Atene” di Beethoven, che annuncia con stile un programma beethoveniano che prosegue con il Quinto concerto, opera fondamentale del repertorio affrontata da Yefim Bronfman. Lettura di solida scuola ben apprezzata dal pubblico di Lucerna. Si prosegue con la “Sheherazade” di Rimsky-Korsakov, pagina tutto sommato leggera ma di sfavillanti colori orchestrali che da modo alla formazione olandese di mettere in mostra lo smalto nobile delle prime parti. Qui Nelsons sceglie tempi alquanto lenti, che stridono con la sua giovane età e anche con questo brano, che meriterebbe un più incisivo senso del ritmo come a suo tempo proponeva un ben più convincente (e a tratti nevrotico) Gergiev. Notevole il senso della frase e buono il respiro nella sezione conclusiva, in cui la sezione ottoni la fa da padrone. Grande successo di una bella serata musicale che si conclude con la Danza Slava op. 46 n. 3 di Dvorak, graditissima ciliegina sulla torta.

Immagini di grande nitore, notevole profondità di campo. Audio Dts di buona fattura, dai timbri morbidi e naturali.


- click per ingrandire -

Trattandosi di musica russa la mia segnalazione forte ed immediata va a quanto proposto da Valery Gergiev con la “sua” orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Quando Gergiev iniziava la sua avventura discografica, questa formazione aveva il nome “Kirov” e la città si chiamava ancora Leningrado. Quello che importa davvero è che Gergiev con questa orchestra sia il più autorevole interpreti attuali per uno smalto autenticamente russo. Ovviamente più che con le sdolcinate movenze sonore di Rimsky-Korsakov lo apprezziamo molto di più con le turgide sonorità di Prokofiev e Shostakovich, ma anche il suo “Sheherazade” ha molto da raccontare.

Questa brillante incisione con la solida orchestra del Kirov si presenta come una delle più stimolanti anche a tanti anni dalla sua prima uscita per l’etichetta Philips. Di Gergiev e del “russian sound” dell’orchestra Kirov abbiamo scritto più volte. Proprio con l’orchestra russa Gergiev mi fa ricordare da vicino il suono possente e graffiante dell’antica Filarmonica di Leningrado, con fiati al calor bianco e archi intensamente espressivi. Il nostro “Uomo di Pietroburgo” ha affrontato gran parte del repertorio russo-sovietico in ambito sinfonico ed operistico (anche in video). E’ stato spesso ospite in Italia e proprio a Roma lo abbiamo ascoltato sia con la propria orchestra che con la nostra Accademia di Santa Cecilia.


- click per ingrandire -

Scattante, dinamico, incisivo, pienamente consapevole della grande musicalità di questa partitura, il maestro russo concretizza nel modo più solido ed attendibile sonorità troppo spesso sdolcinate e prive di significato. Forse soltanto dal vivo è possibile cogliere in pieno un’esecuzione che esalta ogni sfumatura della nota scritta, offrendo una lezione di pieno controllo sulla materia sonora. Dagli orchestrali sembra ottenere quello che vuole, inclusi degli attacchi degli ottoni a tutta forza. Il livello tecnico dell’orchestra tocca livelli altissimi, sia nel senso strettamente esecutivo, quanto nel mobilissimo andamento ritmico.

Gergiev esalta tanto la straordinaria varietà timbrica, quanto, e soprattutto, l’elemento narrativo che altri pur validi interpreti (forse poco convinti della valenza artistica di questo brano) si sono lasciati sfuggire. Dalla sua il nostro Valery esibisce una visione quasi “teatrale” del quadro musicale di Rimsky-Korsakov, in cui la frase di ogni strumentino viene portata in primo piano e finemente cesellata, mentre gli archi assumono dove occorre tinte calde ed eloquenti. Va da se che il valore dell’orchestra gli consente vigorose impennate dinamiche ed uno straordinario controllo dei tempi con una emozionante mobilità ritmica. Se non lo conoscessimo dal vivo potremmo pensare ad un artifizio tecnico tanta è la potenza degli ottoni negli episodi più “accesi”, in cui il fortissimo fa riecheggiare la sala. Il CD è completato dalla fantasia “Nelle steppe dell’Asia centrale “ di Borodin e da una rara  versione orchestrale di “Islamey”, altrettanto virtuosistica dello sfavillante originale pianistico di Balakirev.

L’incisione è trasparente e dettagliata, in grado di restituire tutto lo smalto di questa energica lettura. Molto bello il timbro naturale ed espressivo degli archi, mentre si apprezza la pienezza dei tromboni e la solidità della scena sonora.


- click per ingrandire -

Recentemente abbiamo ascoltato la lettura di Vasily Petrenko con la Oslo Philharmonic Orchestra, disponibile sino al DSD di grado più elevato così come nel semplice CD e anche in PCM alta risoluzione per la label Lawo. Purtroppo soltanto in stereo.

Poiché sono convinto che la musica per grande faccia godere ancora di più attraverso un buon impianto multicanale (e tra i nostri lettori molti ne possiedono uno) vorrei anche segnalare un'altra esecuzione anch’essa disponibile attraverso la piattaforma di Native DSD. Si tratta della lettura di Carlo Ponti con la Russian National Orchestra a suo tempo incisa in DSD nativo (DSD 64) multicanale dalla Pentatone. Ricordo che Native DSD non è una casa discografica ma una piattaforma che raccoglie più di mille titoli da decine di etichette. Per i possessori di una macchina di lettura SACD sarà immancabile il supporto “fisico”, per chi ha un impianto multicanale - anche di natura Home-Video – l'invito è quello di ascoltare il file DSD (multicanale o stereo). Offre un rilievo naturale alla densità del registro medio-basso assieme all'acustica ampia, una sensazione che avremmo nell'ascolto dal vivo. Per gli appassionati puristi del due canali la traccia stereo DSD continua a rappresentare un riferimento come molte delle incisioni della label olandese Pentatone.


- click per ingrandire -

La Russian National è stata a vario titolo protagonista nelle pubblicazioni Pentatone. Dopo aver presentato le tappe iniziali del ciclo delle sinfonie di Tchaikovsky con Pletnev, si conferma interessante Carlo Ponti alle prese con repertorio russo dai toni sgargianti e leggeri. Qui il programma ospita oltre a “Scheherazade” anche il “Capriccio Spagnolo”. Lettura piacevolmente calibrata che ha dalla sua soprattutto la notevole qualità dell'incisione. Sheherazade scorre senza traumi centrando tuttavia il carattere descrittivo della partitura nei tratti languidi intrisi di un esotismo un po' ingenuo. Convincente il senso nobile della frase nel tema di apertura, brillante il senso del ritmo che sorregge una struttura musicale dai tratti non originalissimi. Qualche momento di routine si coglie in alcune parti. Più efficace la resa del “Capriccio Spagnolo”, cartolina sonora presentata con vigore evidenziando con vigore le parti percussive grazie anche ad un suono rotondo e corposo in gamma bassa. Interessante a conclusione del programma l'arrangiamento della canzona napoletana “Funiculì, funiculà” di Luigi Danza, portata a dignità sinfonica nella impeccabile orchestrazione del russo. Una chicca di raro ascolto che vale la pena di segnalare.

L'occasione è preziosa per un confronto non solo tra due esecuzioni musicalmente diverse, ma per i nostri intenti anche in termini del quadro sonoro offerto dalle registrazioni. Quella Pentatone, lo ricordo, è anche in multicanale. Se avete un sistema Home-Video, la scelta è d'obbligo.

 

Similar Post You May Like

Commenti (1)

Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - Info
  • uncletoma

    05 Novembre 2022, 11:14

    Ma il titolo coretto non dovrebbe essere Scheherazade, mentre Sheherazade è quella di Ravel? Così mi è stato fatto notare da un musicista kazako
    (R-K è il loro compositore, guai a definirlo russo, si arrabbiano a morte)

Focus

News