Grancassa! il punto esclamativo dell'orchestra: piccola guida all'ascolto
Protagonista del suono (soprattutto nella grande orchestra) rappresenta la bestia nera per ogni impianto di riproduzione, il più delle volte quasi nessuno ha idea di che strumento si tratti e del suono che dovrebbe avere
Chiamatela come vi pare: grancassa, “gran tamburo” (Verdi), “bassdrum (inglese), Grosse-Trommel (tedesco) e simpaticamente “bombo” (spagnolo). Sta di fatto che questa protagonista del suono (soprattutto nella grande orchestra) rappresenta la bestia nera per ogni impianto di riproduzione. Talvolta mi accorgo che molti audiofili neppure sanno di che strumento si tratti e di che suono dovrebbe avere; tuttavia la citano spesso nei resoconti dei loro ascolti, in una sorta di fantascienza audiofila che domina ormai le pagine del WEB
Questa pagina nasce da alcune considerazioni scherzose con alcuni colleghi raccolte nelle cene conviviali in occasione del Monaco High End. Dopo qualche aneddoto l’argomento si è prestato a considerazioni più generali in tema di attendibilità della riproduzione musicale domestica. Cercheremo dunque di fare un po' di chiarezza. La prova del valido subwoofer SVS 3000 mi ha spinto a valutare alcune registrazioni ben dotate proprio nella resa della grancassa. Segnalazioni discografiche che potrete trovare utili per i vostri ascolti e valutazioni.
Diciamo subito che la resa del suono della grancassa attraverso l'impianto non dipende soltanto dalla gamma bassa e dinamica dei diffusori. L'incongruenza delle situazioni in cui viene riprodotto il suono di questo strumento dipende molto dalla registrazione e dall'ambiente d'ascolto. Se da un lato un diffusore compatto “non ce la può fare”, un sistema di altoparlanti importante (che invece potenzialmente “ce la potrebbe fare”) si trova a gestire molte variabili per come la grancassa è diversamente “fotografata” nelle diverse incisioni. Poi ci si mette l'ambiente domestico con le sue caratteristiche acustiche, quasi sempre difficilmente compatibili con un contenuto energetico “completo” in bassa frequenza. Se avete diffusori piccoli o un ambiente troppo ridotto, provate ad ascoltare i brani segnalati con una buona cuffia. Otterrete un risultato migliore.
A queste difficoltà “oggettive” si aggiunge un ulteriore accidente: il vero mistero è infatti l'idea del suono come immaginato dall'audiofilo, non sempre coerente con la realtà sonora. L'appassionato di audio ha una propria visione di come dovrebbe suonare un determinato ingrediente musicale. Vista la pressochè totale assenza degli audiofili dalle sale da concerto è intuibile che un giudizio su cosa sia la grancassa e di come “dovrebbe” suonare diventa un concetto quanto mai vago e fantasioso. Inutile dire che in quasi 40 anni di frequentazioni di fiere e dimostrazioni audio ho ascoltato di tutto e di più: quasi mai con una relazione al suono reale.
Anche io ho avuto (e continuo ad avere) difficoltà nel riprodurre in modo attendibile il suono della grancassa. A partire da quando, alla fine degli anni Settanta, scoprivo due registrazioni che offrivano per la prima volta l'impatto “realistico” (notate il virgolettato) della grancassa orchestrale.
Per la cronaca si trattava di due LP Telarc, uno con le “marce” di Holst dirette da Fennel, l'altro con la Quarta sinfonia di Tchaikovsky con la Cleveland Orchestra diretta da Lorin Maazel. Difficile trovare l'edizione originale di questi vinili. Ci sono però i corrispondenti CD e file audio. Qualcuno potrebbe avere anche i file DSD tratti dagli ormai introvabili SACD pubblicati dalla stessa Telarc anni fa. Valgono oro.
Da quel momento ho tentato di ascoltare la grancassa nel modo migliore, cercando un percorso di attendibilità sonora prima di tutto nella qualità delle registrazioni disponibili e poi (ovviamente) attraverso l'impianto di riproduzione. Ovviamente costa meno acquistare buone incisioni che un valido impianto. Allo stesso tempo cercavo in tutti i modi di ascoltare dal vivo quel repertorio sinfonico in cui la grancassa risultasse ben presente. Dal vivo, certo, perchè anche in situazioni reali la percezione della grancassa dipende da come il direttore d'orchestra vuole che suoni e dall'ambiente di ascolto. Erano i primissimi anni Ottanta e dedicavo (parte) dei miei fine settimana a sinfonie Mahler, Carmina Burana e Sagra della Primavera. Soprattutto avevo modo di seguire anche le prove d'orchestra nelle quali mi intrufolavo senza imbarazzo per cogliere quei dettagli sonori che furono parte fondamentale della mia formazione di appassionato di musica e audio. Qualcosa ho iniziato a capire, ma ancora oggi cerco di ascoltare nei diversi ambienti (Philharmonie a Berlino, Musikverein di Vienna, Santa Cecilia a Roma) per avere un raffronto con la musica “vera”.
La disponibilità di musica come file audio consente oggi di ascoltare, valutare ed eventualmente acquistare una mole enorme di materiale discografico. Spero che possiate trovare utili queste segnalazioni; pratiche, concrete ed accessibili a poco prezzo, per realizzare voi stessi un sampler speciale dedicato alla grancassa (e ovviamente con tanta buona musica). Ma c’è di più. La presenza sul mercato di validi subwoofer dotati di correzione ambientale e regolazione fine dell’emissione consente una riproduzione corretta ed attendibile della gamma bassa anche in ambienti non ottimali.
Ma cosa è la grancassa?
Di fatto si tratta di un grosso tamburo a doppia membrana.
Produce un suono di altezza indefinita e nella concezione moderna appare in orchestra verso la fine del Settecento, diventando elemento presente nelle partiture sinfoniche della seconda metà dell'Ottocento. Percossa da mazze di varie foggia e dimensione (morbide e progressivamente più dure) emette un suono profondo che può essere più o meno “secco” e potente o più morbido ed avvolgente, riempendo la sala. Sostiene il basso dell'orchestra nei momenti più significativi, svolge funzione di supporto al ritmo (spesso assieme ai piatti), percossa da colpi molto ravvicinati (rullante) fornisce un tono continuo e profondo che soprattutto in pianissimo offre una sorta di suggestivo tappeto sonoro. Le origini dei tamburi di grandi dimensioni sono antiche; spesso un grande tamburo funge da supporto alle bande militari ed in tal senso la grancassa moderna deriva dalla musica dei reparti di giannizzeri turchi. Non a caso nell'area viennese del Settecento l'insieme di percussioni (grancassa, piatti e triangolo) viene denominato “turcheria”.
Ovviamente in rete troverete molti approfondimenti, ma qui vorrei citare l'impiego della grancassa nelle pagine più significative del repertorio e soprattutto indicare le registrazioni che meglio rappresentano questo strumento. S'intende che queste incisioni non raffigurano bene solo la grancassa, ma solitamente sono ben fatte sotto tutti gli aspetti di una riproduzione sonora corretta ed attendibile. Spero che abbiate vicini compiacenti!
Intanto anche il WEB ci aiuta a spiegare meglio il ruolo della grancassa in alcuni momenti “salienti”. Verdi la prescrive “a tutta forza e con le pelli ben tirate” nell'attacco del Dies Irae. Troviamo in video sulla rete questo estratto da una focosa esecuzione di Muti a Chicago. Una valente percussionista ne usa ben due contemporaneamente! Devastante.
Cercate ad esempio: Verdi Dies Irae attacco, Muti, Chicago Symphony
Date anche uno sguardo al [1h, 18m] dell'esecuzione di Dudamel del Requiem di Verdi con la Los Angeles Philharmonic. Quel celebre attacco del coro con il “contrattempo” sulla grancassa appare più volte nel brano ma qui la regia ci offre un prezioso supporto video sulla doppia grancassa.
Nella Sagra della Primavera la grancassa sembra prendere il volo, con un ruolo a tratti da protagonista. Qui trovate un esempio di una sorta di tutorial estratto dal finale della prima parte.
Sagra della Primavera, conclusione della parte 1, solo di grancassa
e forse ancora meglio qui:
I. Stravinsky - The Rite of Spring - Bass Drum Excerpt
Interessante il ruolo della grancassa nel finale della Quinta sinfonia di Shostakovich. Ci siamo già occupati in queste pagine della notevole edizione in Blu Ray con la direzione di Sado e i Berliner Philharmoniker. Lo segnalo ancora perchè non soltanto è una notevole esecuzione molto ben registrata, ma perchè anche la regia segue puntualmente l'azione musicale. Le battute conclusive in cui timpani e grancassa suggellano una intesa devastante sono rese in modo eccezionale. Gli appassionati del video troveranno molto utile il vasto repertorio disponibile sulla piattaforma della Digital Philharmonie.
Per gli amanti del vintage il primo LP “bass drum ready” è stato quello con la Quarta di Tchaikovksy diretta da Maazel con la Cleveland Orchestra. Tra i primi Telarc pubblicati poneva le basi del suono generoso in gamma bassa della label americana. Lorin Maazel è stato un valido direttore e la sua Quarta esibisce tempi calibrati ed una fine introspezione. La peculiarità della sua lettura è che all'inizio della sinfonia, subito a seguire l'attacco dei corni con il celebre tema del Fato, il primo fortissimo viene punteggiato da una esplosione dirompente di piatti e grancassa. Bene, si ascolta alla grande. Ma la partitura non la prevede! Piatti e grancassa in questa pagina sono previsti solo nel quarto tempo, quell'Allegro con Fuoco dai toni rutilanti. Purtroppo il vinile è introvabile. C'è il CD su Amazon a pochi Euro. Qualcuno potrebbe avere la rarissima edizione in SACD o magari offrirvi, ovviamente in cambio di una buona bottiglia, il file “rippato”.
Ovviamente, ma lo abbiamo già detto, ogni disco è un caso a se. Anche dal vivo, nella stessa sala, con la stessa orchestra e con lo stesso brano, l'impatto sulla grancassa dipende anche da come il direttore di orchestra vuole farla suonare. Un esempio tra i tanti? Beh, c'è la Prima di Mahler, che rappresenta uno dei brani che cerco di ascoltare in ogni evento ed in ogni situazione. Nel movimento finale ci sono episodi “tellurici” in cui la grancassa emerge con decisione. Ebbene ho ascoltato esecuzioni in cui veniva come “tenuta a freno” ed altre in cui i colpi sembravano botte di cannone. Si tratta di effetti diversi che rispecchiano visioni sonore diverse. Evidentemente il senso musicale ed artistico dell'esecuzione non dipendono da come si sente la grancassa. Ma qui stiamo parlando di questo strumento e di come si più ascoltare nella valutazione di un impianto. Mi perdoneranno i musicofili veri. Io sono soltanto un dilettante.
A proposito di Prima di Mahler, andate a fare un confronto tra le edizioni in file audio di questa sinfonia per comprendere quanto appena detto. E poi guardate il video di Abbado (a Lucerna) o di Chailly (a Lipsia) per approfondire, se vorrete, l'ascolto di questa sinfonia.
Tra i momenti più epici in cui si ascolta la grancassa voglio citare inoltre: la sinfonia Fantastica di Berlioz, la Sagra della Primavera e l'Uccello di Fuoco di Stravinsky, la Fanfare for the Common Man di Copland e ovviamente Carmina Burana di Orff. Non abbiamo lo spazio per approfondimenti ma alla “Sagra” e alla “Fantastica” abbiamo dedicato degli speciali.
Vediamo però velocemente in quali momenti e in quali edizioni potrete davvero mettere in crisi la gamma bassa dei vostri diffusori, o magari del vostro subwoofer. Potreste anche limitarvi a scaricare una traccia significativa da ciascun album per un sampler personalizzato e più ancora scaricare la stessa traccia anche da altre edizioni per comprendere come ogni esecuzione-registrazione presenti la grancassa in modo sempre diverso.
- Berlioz: Sinfonia Fantastica, dir. Marek Janowski, Pittsburg Symphony,Pentatone
- Stravinsky: Sagra, Dir. Orozco-Estrada, Orch. Francoforte, Pentatone
- Copland: Fanfare for the Common Man, Dir. John Wilson, Chandos
- Orff: Carmina Burana, Dir. Runnicles, Atlanta Symphony,Telarc
Ci sono poi gli episodi in cui il compositore chiede alla grancassa di suonare pianissimo, con mazza grande e morbida. Il suono è come un sussulto in frequenza profonda, un effetto che avvolge la sala come una pulsazione cardiaca. Nella riproduzione si perde quasi sempre, colpa di diffusori striminziti o registrazioni limitate in gamma (quasi sempre quelle vecchie); oppure l'effetto è eccessivo, privo di controllo.
Vi segnalo un momento di una splendida sinfonia nel quale potrete cimentarvi.
La sinfonia n. 1 di Mahler si avvia in pianissimo con una lunga introduzione che nell’originario programma indicato da Mahler rappresentava il risveglio della natura, con immagini sonore particolarmente evocative. Suoni della natura (il richiamo del cuculo sul clarinetto), suoni “concreti”, come la fanfara di trombe in lontananza, ad evocare forse una caserma, effetto ottenuto collocando le trombe “fuori scena”. Atmosfera sognante, rarefatta persino, uno sviluppo progressivo attraverso quei “suoni della natura” che caratterizzano alcuni momenti dell'orchestrazione di Mahler. L'entrata del tema sui violoncelli ha la raffinatezza di un canto viennese, il pulsare profondo in pianissimo della grancassa al minuto 9 circa (profonda e mai “esagerata”, utilissima qui per valutare la resa del sistema in gamma bassa) sembra il viscerale anelito della Natura prima del sorgere del sole. E' un “risveglio” che quando giunge lo fa con una esplosione sonora, emozionante e liberatoria.
Molte le edizioni disponibili:
- Mahler: sinfonia n. 1, Fischer, Channel Classics
- Mahler: sinfonia n. 1, Chailly, Blu Ray Accentus (in video con audio spettacolare in DTS Master Audio)
- Mahler: sinfonia n. 1, Concertgebouw, Gatti, in SACD, in file audio e in Blu Ray video
- Mahler: sinfonia n. 1, Haitink, Chicago Symphony, CSO (anche in SACD).
Rullante di grancassa
Vari momenti sinfonici prevedono un rullante di grancassa a sorreggere il basso. Finale del primo tempo del Manfred di Tchaikovsky ad esempio, oppure nelle ultimissime battute della Prima sinfonia di Mahler. Per il Manfred continuo a consigliare l'edizione Pentatone con la direzione di Pletnev. La trovate in SACD ma anche in file audio sia Flac che DSD. In quest'ultimo formato c'è anche la versione originale in multicanale. Da brivido! Per la Prima di Mahler, vedi sopra.
Più sottile cogliere il rullante della grancassa a volume moderato. Realizza un tappeto sonoro in gamma profonda che riempie la sala da concerto con un tono viscerale. Ebbene non molti sanno che la celebre introduzione dello Zarathustra di Strauss, oltre all'organo e alla nota profonda dei contrabbassi, include anche il rullare sommesso proprio della nostra grancassa. Qui c'è molto da scegliere, ma vi rimando al nostro recentissimo articolo dedicato proprio alle migliori edizioni dello “Zarathustra”.
Meno noto è invece questo bel pezzo di Verdi. Ascoltate anche l'incipit dell'Ouverture da “I Vespri Siciliani” per cogliere il brusio profondo e minaccioso di grancassa e tamburo militare insieme. Qui segnalo la bella esecuzione di Riccardo Muti con la Chicago Symphony che trovate nell'album “Italian Masterworks” in CD e in file audio 24/96 su molte piattaforme.
Ancora una volta un raffinato ed incisivo impiego delle percussioni lo troviamo nella raffinata orchestrazione realizzata da Ravel dei Quadri di un'esposizione di Mussorgsky. La traccia sulla quale richiamo la vostra attenzione (e che potreste acquistare separatamente in Flac 24/96) è il penultimo “quadro” quello di “Baba Yaga”. L'attacco iniziale è su timpani e grancassa, ma dopo la grancassa suono in rullante con un effetto profondo e viscerale in gamma profonda. Una delle migliori incisioni è la recente lettura di Paavo Jarvi con la NHK Orchestra in una dettagliata registrazione Sony. In alternativa potreste provare la energica lettura di Valery Gergiev con l'orchestra del Mariinsky. Un confronto utile anche per cogliere (ancora una volta) le differenze nell'esecuzione e nella ripresa sonora.
Segnalatemi i vostri riferimenti preferiti per la resa delle grandi percussioni orchestrali. Magari in una prossima demo audio li ascolteremo insieme.
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Commenti (2)
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Grazie per questi articoli che aspetto e apprezzo tanto.
Segnalatemi i vostri riferimenti preferiti per la resa delle grandi percussioni orchestrali. Magari in una prossima demo audio li ascolteremo insieme.
Avendo alle spalle poche esperienze dal vivo troverei interessante delle sessioni demo dove ascoltare con sistemi di riferimento per avere un idea di cosa e come ascoltare a casa.
Mi chiedevo se le registrazioni di kodo o percussioni cinesi possono rientrare tra i dischi interessanti per l’argomento trattato.
Luca -
frequento abbastanza l' auditorium di Roma ed ho l'abitudine di riascoltare incisioni relative al concerto cui ho appena partecipato.
L' attenzione non va quasi per nulla alla sonorità degli strumenti, quanto piuttosto alla diversa esecuzione, specie se dal vivo si sono ascoltati artisti in grado di esprimere una performance appena dignitosa mentre l' incisione facilmente è relativa a grandi e grandissimi esecutori di livello mondiale.
Altra cosa che colpisce, quanto meno nei concerti per solo e orchestra, è l perfetto bilanciamento dei suoni nell' incisione, con il solista sempre in primo piano, mentre dal vivo un solista non eccellente può anche farsi sopraffare dall' orchestra (credo che sia lo stesso se ad essere non eccellente è invece l'orchestra).
In tutto ciò la natura di punto esclamativo della grancassa credo che si percepisca a prescindere dalla reale fedeltà del suono riprodotto rispetto al suono diretto dello strumento, è possibile che un audiofilo si tormenti per una eventuale discrepanza ma sono abbastanza certo che un musicofilo della riproduzione imperfetta della grancassa nell' incisione se ne faccia facilmente una ragione, impegnato come è a bearsi non della sonorità dell' impianto ma del virtuosismo tecnico degli esecutori ed alla capacità di quella specifica interpretazione di parlargli al cuore.
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Tutto quanto sopra osservo mantenendo il più grande rispetto per chi pretende dal proprio impianto la perfezione - o quanto meno l'eccellenza - in tutto, compresa la riproduzione della grancassa.