Apocalypto
AV Magazine analizza il nuovo film diretto e prodotto da Mel Gibson, ambientato nel grandioso regno Maya e distribuito dalla Eagle Pictures a partire dal 5 Gennaio. Grandi polemiche e ricorsi, per una delle pellicole più attese di quest'anno. Ecco il nostro giudizio
La sceneggiatura
Lo script è stato curato da Mel Gibson e Farhad Safinia, iraniano laureato in Economia alla prima esperienza cinematografica dopo diverse produzioni teatrali. I due hanno dedicato diversi mesi allo studio del popolo Maya, concentrandosi in particolare sui testi sacri e sulle profezie conosciute come Popul Vuh. L'intera produzione si è inoltre affidata al dottor Richard D. Hansen, un moderno esploratore che ha compiuto diversi scavi in Guatemala, cercando testimonianze dell'antichità in un'area che comprendeva circa 26 città Maya.
La pecca più grossa dello script è l'estrema semplificazione della storia. Causa è sicuramente la scelta di Gibson di utilizzare la lingua Maya e i sottotitoli tradotti. Non abbiamo ritrovato lo stesso difetto ne La passione di Cristo. Ma in quel caso la storia era conosciuta e già pronta. In questo film invece, anche se la parte visiva ha un suo fascino, l'utilizzo dei sottotitoli frena la storia e l'interesse dello spettatore meno partecipe. Questa estrema semplificazione della sceneggiatura, ha portato inoltre alla rappresentazione solo marginale del popolo Maya, senza nessun approfondimento storico o culturale.
Sembra paradossale, ma le scene con più dialogo sono quelle divertenti all'inizio del film. Scene che nulla hanno a che fare con lo svolgimento successivo della trama. Al contrario la seconda parte, con la lunga caccia all'uomo, è evidentemente povera di dialoghi e assolutamente meno interessante dal punto di vista della sceneggiatura.