Revenant - Redivivo
Leonardo DiCaprio si immerge totalmente nel nuovo progetto del regista messicano Iñárritu, trasposizione cinematografica delle vicende di Hugh Glass, uno degli eroi del vecchio West americano
Commento al film
Magnifico!
Non capita spesso di uscire dalla sala cinematografica con la convinzione di aver assistito a un capolavoro. Domenica mi è successo.
The Revenant è un gioiello, un complicato ma riuscito esercizio tecnico, uno spettacolo visivo che cattura dalla prima all'ultima, magnifica inquadratura.
Merito, in concerto come nelle migliori produzioni, del regista e del direttore della fotografia. Alejandro G. Iñárritu ed Emmanuel Lubezki orchestrano riprese e inquadrature mozzafiato, sfruttando fino in fondo la scelta di girare tutto il film utilizzando solo luce naturale, opzione che se ben maneggiata può dar luogo a pellicole magnifiche, come dimostrato da alcuni capolavori della storia del cinema.
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A supporto, l'utilizzo della nuovissima Arri Alexa 65, una macchina da presa large-format, con sensore CMOS ARRI A3X e un'area attiva di 54,12 x 25,59 mm, risoluzione nativa di 6,5K (6560 x 3102 pixel) e ottiche Hasselblad scelte dallo stesso Lubezki dai 12 ai 21 millimetri.
Il gioiello tecnologico ha permesso ai cineasti di potersi affidare unicamente alla luce del sole o a quella del fuoco, garantendo nel contempo un'ottima profondità del girato. Come per Birdman, le riprese si distinguono per lunghi e fluidi piano-sequenza, che trascinano lo spettatore all'interno del film con grandi ma mai fastidiose evoluzioni (si passa da un particolare sul terreno a seguire il galoppare di un cavallo). A fare da contrasto, alcuni magnifici primi piani.
Le inquadrature spesso inclinate verso l'alto, a enfatizzare gli splendidi scenari naturali con contre-plongée più o meno esasperati, e l'utilizzo di obiettivi grandangolari anche in riprese non panoramiche, completano il quadro, in un risultato visivamente incredibile.
A supporto, un montaggio delicato (Stephen Mirrione, premio Oscar per Traffic) e in linea con la narrazione, con una colonna sonora minimale e straziante, ricca di archi ma anche di suoni ed effetti. Il film segna il ritorno al grande cinema occidentale di Ryuichi Sakamoto, a 18 anni da Omicidio in diretta di Brian De Palma, vincitore di un Oscar e di un Golden Globe per lo score del capolavoro di Bertolucci L'ultimo imperatore.
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Tornando a The revenant, non si possono saltare gli attori. Leonardo DiCaprio segna una prova magistrale, fisica, tremendamente violenta, in condizioni di ripresa estreme, con sequenze girate nello stesso ordine cronologico degli eventi di narrazione proprio per agevolare l'attore nella sua interpretazione.
Allo stesso livello è il coprotagonista, uno splendido cattivo interpretato da un sempre più bravo Tom Hardy.
A voler trovare un difetto pensiamo allo script, adattato dal romanzo di Michael Punke, con alcuni passaggi che presentano tutti gli stereotipi dell'epoca, con trovate che ogni appassionato di Kit Carson o del grande Blek hanno incrociato almeno una volta. Oltre a sequenze oniriche forse un po' ripetitive.
Con alcuni richiami a un Tarantino nella migliore forma, The Revenant probabilmente non piacerà a tutti, a volte anche estremamente cruento - ma anche per questo estremamente intrigante. Per me si potrebbe tranquillamente portare a casa almeno 5/6 Oscar (sulle 12 nomination), compresa quella al povero Leonardo, che ha dovuto azzannare fegato di bisonte pur essendo profondamente vegetariano.
Alla fine della proiezione in sala c'era assoluto silenzio. Tutti hanno indossato con lentezza i cappotti e si sono avviati verso l'uscita senza proferire parola. Segno che The revenant ha fatto centro.
Ho visto il film allo Space Cinema di Casamassima (BA). Leggermente deluso sia sul versante video che su quello audio. Le immagini, chiaramente desaturate per scelte stilistiche, soffrono in alcuni passaggi un calo di dettaglio, in particolar modo nelle panoramiche ma anche in alcune inquadrature in primo piano. Completano il resoconto alcune brevi inquadrature fuori fuoco. Non saprei però dare un'incidenza tra la reale capacità della sala e le estreme difficoltà di ripresa. Per questa considerazione bisognerà aspettare il rilascio in home video oppure effettuare una visione in una sala con proiettore 4K e al di sopra di ogni sospetto.
Per quanto riguarda l'audio, l'edizione italiana perde il Dolby Atmos che invece è in quella originale. Putroppo la colonna sonora è in un misero 5.1. Un vero peccato poiché il film ben si prestava a una codifica più articolata (almeno 7.1, ancora meglio in Dolby Atmos), grazie ai continui movimenti sui tre assi della mpd e allo scenario praticamente utilizzato a 360° dal regista. Buoni i dialoghi dai canali anteriori, mentre il surround è afficace negli inserti laterali, quasi zero in quelli posteriori, vista la codifica in 5.1. Fiacco il canale LFE.
E adesso tutti a rivedere Corvo rosso non avrai il mio scalpo di Sydney Pollack.
Nelle pagine successive, come sempre, qualche nota di produzione interessante.
La pagella secondo Alessio Tambone
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