Joker
Un regista da commedie di successo, un interprete che più volte ha sfiorato l'Oscar e una colonna sonora puntuale creano un capolavoro unico che accresce la grandezza di un personaggio iconico. Perché nonostante irriti, affascina restando scolpito nella storia del fumetto e del cinema di tutti i tempi.
La recensione di Alessio Tambone
Joker sbarca nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, anticipato da un clamoroso Leone D’oro come Miglior Film alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e da settimane di intense polemiche dovute alla tipologia del personaggio.
Pronti, partenza, via. Incassi worldwide da capogiro (superati già i 100 milioni di dollari, per un budget stimato di 55) e un potente passaparola sui social che sottolinea l’assoluta validità del progetto. La storia di questo Joker è la storia di Arthur Fleck, delle sue difficoltà con la società, dei suoi problemi. E’ la storia di un personaggio che, se lo incontri per strada, ci passi oltre. A volte anche sopra. E’ la sua storia, la storia del diventare Joker.
Una narrazione pervasa della mitologia tradizionale del personaggio DC, ma in qualche modo profondamente distante dal mondo del fumetto. Assolutamente reale e possibile, la trasformazione del Joker viene raccontata nelle origini, cosa mai fatta al cinema, approfittando di un mancato canonico inizio formale del personaggio.
Grande prova di Joaquin Phoenix nei panni del protagonista. Un’interpretazione eccellente, fisica (ha perso 25 chili) ma soprattutto psicologica, con una risata incredibile, isterica, stridula e sguaiata allo stesso tempo, con un suono - lasciato originale del doppiaggio - che vi accompagnerà ben oltre l’uscita dalla sala.
Phoenix questa volta merita l’Oscar, sfiorato per ben tre volte in passato: nel 2000 con Il gladiatore (poi vinto da Benicio Del Toro per Traffic), nel 2006 con Quando l’amore brucia l’anima - Walk the line (poi vinto da Philip Seymour Hoffman per Truman Capote - A sangue freddo) e nel 2013 con The Master (poi vinto da Daniel Day-Lewis per Lincoln).
Nel primo terzo del film, c’è un lungo primo piano di Phoenix che si esibisce in una serie di cambi di espressione - dal vago al divertito al sorpreso all’appagato - che da sola vale l’intero prezzo del biglietto.
L’attore di Puerto Rico è stato tra l’altro profondamente coinvolto nella pre-produzione del film. Co-autore della sceneggiatura, ideatore di alcune delle trovate più geniali della pellicola (dalla risata all’assurdo ballo messo in scena da Arthur Fleck), ha personalmente anche redatto il diario del protagonista, che contiene scritti, disegni, e fantasie che diventano parte integrante del film (tra l’altro localizzati in diverse lingue).
Tralasciando la piccola parte di Jared Leto in Suicide Squad, il Joker cinematografico si arricchisce di un nuovo importante tassello accanto alle interpretazioni di Jack Nicholson e Heath Ledger. Joker diversi, non meno riusciti, assolutamente non paragonabili con questa versione, ma che descrivono una meravigliosa parabola narrativa per uno dei villain più amati, che probabilmente ha raggiunto il suo apice cine-narrativo.
Menzione particolare per la rivelazione Todd Phillips, la cui filmografia come regista portava in dote pellicole come Road Trip, Old school, Parto con folle e la trilogia di Una notte da leoni. Commedie, anche demenziali, alcune tra l’altro assolutamente riuscite, ma per le quali non si può immaginare un confronto più lontano rispetto a questo Joker drammatico, psicologico, sporco e così dannatamente verosimile.
Un progetto assolutamente ben orchestrato, con citazioni geniali e più o meno esplicite: Taxi driver e Re per una notte (tra l’altro c’è anche Robert De Niro nel cast) su tutte, oltre a un bellissimo omaggio a Tempi moderni di Charlie Chaplin. Da guardare con gli occhi e la mente di Arthur Fleck.
L’altra protagonista è una magnifica Gotham City dei primi anni ’80, ispirata a una New York decadente senza un vero retroscena criminale in atto, ma nutrita giorno dopo giorno da crescenti disparità sociali, tensioni e agitazioni, disfunzionalità (è in corso uno sciopero dei netturbini) che portano all’esasperazioni dei cittadini e al trovare nella maschera del Joker un simbolo di lotta ai poteri forti.
Tutto è reale: le riprese sono state effettuate tra alcuni quartieri di New York e del vicino New Jersey, arricchiti da opere d’arte di maestranze locali che hanno tappezzato di murales a tema gli scorci utilizzati per le riprese. Anche l’Arkham Asylum, per esempio, proprio per renderlo verosimile, è stato ribattezzato in Arkham State Hospital.
Tra i luoghi iconici, una caratteristica scala (ripresa nelle vicinanze del Bronx) che diventa uno dei simboli del film. A metà strada tra quella di Rocky e quella dell’Esorcista, identifica la lunga fatica di Arthur nel trascinarsi fuori dalla società per rientrare a casa ma, di contro, è una splendida passerella in una delle scene migliori del film, quando finalmente il Joker sale (scende, dal suo punto di vista) in cattedra.
Degna di nota la colonna sonora curata da Hildur Guðnadóttir, scritta tutta completamente durante la pre-produzione del film, con il regista e Phoenix che mandavano di volta in volta pagine di sceneggiatura per agevolare il lavoro della compositrice islandese (classe 1982).
La Guðnadóttir ha realizzato un lavoro strepitoso, con melodie monotoniche e molto semplici che riprendono in fondo la semplicità del pensiero di Arthur, che vorrebbe solo far ridere il prossimo (non a caso i bambini, ancora senza filtri e pregiudizi, sono gli unici che sembrano comprenderlo).
Il violoncello è il fulcro dello score, con un’orchestra di 90 elementi a completo servizio di supporto, ma ben nascosta a un primo ascolto. Da manuale anche le integrazioni non originali, con Smile ma soprattutto Send in the Clowns e That’s life di Frank Sinatra (non potrete più ascoltarle senza pensare a questo Joker).
Chiudiamo con qualche neo, che speriamo di rivalutare con una nuova visione della pellicola. Ottimo il doppiaggio - difficilissimo - di Adriano Giannini, che dà voce italiana a Joaquin Phoenix. Ci riserviamo solo il beneficio del dubbio sull’intonazione e sulla cadenza utilizzata nello show finale, a cospetto di Murray Franklin, quando il Joker dichiara al mondo la sua visione della società. Una scelta evidentemente voluta, da confrontare con la versione originale, che però ho trovato distante dalla naturale evoluzione del personaggio.
In qualche stacco di montaggio, ci è sembrata sia venuta a mancare la continuità della scena e il raccordo di attori e oggetti presenti sul set; vorremmo inoltre anche rivedere l’ultimissima scena della pellicola, per capire se il film avrebbe avuto un suo senso compiuto anche terminando con la perfetta chiusura della scena precedente ambientata per strada.
E, per rovinarvi la giornata, vi ricordiamo che, a dispetto dell’ottimo inserimento della famiglia Wayne in questo Joker (compreso Bruce), il prossimo Batman sul grande schermo arriverà nel 2021, con l’interpretazione di Robert Pattinson.
Che dire. Smile!
La pagella artistica secondo Alessio Tambone
Regia | ![]() |
7,5 |
Sceneggiatura | ![]() |
9,0 |
Fotografia | ![]() |
8,5 |
Musiche | ![]() |
9,0 |
Cast artistico | ![]() |
9,0 |
Film | ![]() |
9,0 |