Ratched | stagione 1 | la recensione

Fabrizio Guerrieri 09 Ottobre 2020 Cinema, Movie e Serie TV

La nuova serie di Ryan Murphy attraversa la malattia mentale tramite gli occhi di una protagonista spietata e perversa, con più di un segreto da nascondere. Sarah Paulson, nel ruolo della vita, si dimostra interprete capace accanto a un cast di pari bravura


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California, 1947. Mentre il pluriomicida Edmund Tolleson viene portato al Lucia State Hospital, un centro per la cura delle malattie mentali, l’infermiera Mildred Ratched cerca di farsi assumere all’interno dell’istituto. Il direttore Hanover, in cerca di fondi per poter proseguire le crude pratiche di chirurgia sperimentale sugli ammalati, resta affascinato dai modi della donna e dopo un momento di indecisione la recluta. Ma le reali mire di Mildred sono celate in un mistero profondo e oscuro che ha a che fare col suo drammatico passato.


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Verde e Rosso. Veleno e Rabbia, Equilibrio e Istinto. I volti e gli interni di Ratched si tingono platealmente di tinte forti per calcare la mano in modo volutamente eccessivo sul tema che è il cuore dell’intera serie: la malattia mentale. Dalla sigla di testa - che vediamo dal secondo episodio - con un filo di Arianna che guida lo spettatore attraverso i meandri della casa di cura e di una mente deviata, capiamo immediatamente dove ci troviamo. Le musiche aprono con l’agghiacciante tema di Il promontorio della paura, thriller del 1962 con Gregory Peck e Robert Mitchum - ripreso anche nel remake di Scorsese del 1991, Cape Fear, con Nick Nolte e Robert De Niro. Le atmosfere fotografiche, scenografiche e dei costumi sono in tono coi drammi psicologici del miglior Alfred Hitchcock. I corridoi dell'Istituto ricordano quelli dell'hotel di Shining al punto che ci si aspetta che da un momento all'altro spunti un triciclo o due gemelle e quando all'improvviso si tingono di un verde veleno prima e di un rosso sangue poi, assumono i toni dell'incubo. Lo stesso accade in altre scene in cui il vestire ambiente e personaggio di un colore pieno e intenso, più che anacronistico vibra di un ottimo vintage style.


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La serie è tratta dal personaggio dell’infermiera Mildred Ratched del romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey del 1962 e dal film omonimo del 1975 di Miloš Forman con Jack Nicholson, vincitore di 5 premi Oscar (film, regia, attore, attrice, sceneggiatura) in cui si denunciava apertamente l’istituzione psichiatrica non come curativa ma punitiva, al puro scopo di reprimere l’individuo malato e ogni sua forma di diversità.


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Salva una vita e sei un eroe. Salva cento vite e sei un'infermiera.

Le mise da civile dai colori sgargianti e saturi di Miss Ratched definiscono da subito il suo carattere deciso fino all'inverosimile. Il modo in cui convince il direttore della casa di cura ad assumerla andrebbe preso da esempio per tutti quelli che devono sostenere un colloquio di lavoro. Una mente tanto affascinante e determinata quanto perversa e imprevedibile, a tratti delicata e sensibile, a tratti fredda e implacabile. Nessuno appare in grado di tenerle testa almeno all’inizio. Mildred ha prestato servizio durante la guerra per cui nulla sembra sconvolgerla, neanche la dimostrazione di una lobotomia di fronte alla quale c’è chi dà di stomaco e chi sviene mentre lei tiene gli occhi sbarrati, affascinati da tanta maestria.


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Il cast della serie è molto composito. Oltre alla protagonista Sarah Paulson ampiamente affermata nel genere grazie al successo e ai premi vinti per la serie American Horror Story - di cui Ryan Murphy, qui produttore, è lo showrunner - troviamo interpreti di spessore anche se non tutti famosi. Jon Jon Briones è il dottor Hanover, direttore dell’istituto psichiatrico. La sua spasmodica ricerca di cure efficaci sui malati lo ha portato in passato a compiere un errore fatale. I suoi tentativi di introdurre nuove tecniche operatorie accanto al bisogno di espiazione lo condurranno in territori tanto inesplorati quanto spaventosi. Finn Wittrock (American Horror Story) ha assassinato quattro preti. La sua faccia da folle accompagna una vita difficile. Charlie Carver (Desperate Housewives) è l’infermiere Huck. Sfigurato durante la guerra si dedica con modestia al proprio lavoro battendosi a favore dei pazienti che subiscono terapie eccessivamente dure. Corey Stoll (House of Cards, The strain, Ant-man) è Charles Wainwright, un detective rozzo che cerca di arrivare al direttore Hanover. Vincent D'Onofrio - che oltre al Palla di lardo di Full Metal Jacket è stato un magnifico Kingpin della serie Daredevil - è il Governatore Willburn. Misogino e anaffettivo ha come unico scopo l’imminente rielezione.


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Cynthia Nixon - nota ai più per essere stata Miranda in Sex and the city - è Miss Briggs, assistente del governatore. Cerca di perseguire scopi lodevoli all’interno di un sistema politico non proprio corretto. Judy Davis attrice feticcio di Woody Allen (Alice, Mariti e mogli, Celebrity, Harry a pezzi e To Rome with Love) è la capoinfermiera Bucket. Da subito sulla difensiva nei confronti della nuova arrivata Ratched che reputa opportunista e arrivista, fa di tutto per soddisfare ogni bisogno di Hanover perché ne è non troppo segretamente innamorata ma non corrisposta. I dialoghi che ha con Mildred sono da antologia, uno su tutti quello della proprietà su una pesca. Sharon Stone - deliziosa nel recente cameo in cui interpreta sé stessa nella serie The new Pope di Sorrentino - è Leonore Osgood. Una donna ricca divorata dall’odio verso chi le ha fatto del male. E infine Sophie Okonedo è Charlotte Wells, una paziente affetta da un disturbo dissociativo dell'identità. Grazie all’ipnosi, Hanover riesce a tenerla lontana dalle varie personalità che albergano dentro di lei. Un’interpretazione molto forte che porta subito la mente al Kevin interpretato da James McAvoy in Split (e Glass) di M. Night Shyamalan.


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La fotografia è uno dei maggiori punti di forza della serie. Il modo in cui la macchina da presa si muove, soprattutto all’interno dell’istituto psichiatrico, descrivendo gli accadimenti impreziosisce ed esalta la scena elevando storia e personaggi. Nella serie, ciò che è giusto si mescola al male assoluto al punto di fare difficoltà a distinguere le due cose e le inquadrature e la luce accompagnano ed estrapolano ogni dettaglio come si è fatto solo nell’epoca d’oro del genere. Ovviamente il paragone col succitato capolavoro di Forman sarebbe improbo ma la troupe fa bene il proprio lavoro per quasi tutti gli otto episodi. I problemi giungono solo verso la fine quando un eccesso di colpi di scena - alcuni decisamente artificiosi - prende il sopravvento abbassando il livello di scrittura che fino a quel momento era stato decisamente più alto.

La serie è stata confermata fin dall’inizio per una seconda stagione di cui si sa già che sarà composta da dieci episodi, due in più della prima. Le premesse per un buon seguito ci sono tutte visto il finale e l’appuntamento, COVID-19 permettendo, è atteso per il 2021.


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Valutazioni

DAL TRAILER ALL’INTERA SERIE
aspettativa 8 risultato 7

SOGLIA D’ATTENZIONE
scorrevolezza media impegno medio

VISIONE
intrattenimento 6.5 qualità 7.5

Ratched | stagione 1
thriller, drammatico | USA | 18 set 2020 | 8 ep / 54 min | Netflix

ideatore Evan Romansky sviluppo Ryan Murphy produttori esecutivi Ryan Murphy, Michael Douglas

personaggi interpreti
Mildred Ratched Sarah Paulson
Edmund Tolleson Finn Wittrock
Gwendolyn Briggs Cynthia Nixon
Richard Hanover Jon Jon Briones
Huck Finnigan Charlie Carver
Betsy Bucket Judy Davis
Lenore Osgood Sharon Stone
Charles Wainwright Corey Stoll
Governatore George Willburn Vincent D'Onofrio
Sophie Okonedo Charlotte Wells

critica IMDB 7.4 / 10 | Rotten Tomatoes 6.2 / 10 | Metacritic 49 / 100
aspect ratio 2.20:1

 

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