The Haunting of Bly Manor | la recensione

Fabrizio Guerrieri 23 Ottobre 2020 Cinema, Movie e Serie TV

La seconda stagione della serie horror di Netflix promette bene anche grazie al sostegno di Hill House del 2018 i cui protagonisti tornano qui in altri ruoli. Il risultato finale rivela un’anima meno spaventosa e più legata al lato drammatico.


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California, 2007. Dopo le prove di un banchetto di matrimonio, una donna di mezza età inizia un racconto di fantasmi basato su un fatto occorso a una persona sua conoscente. Londra, 1987. Dani Clayton, una giovane insegnante americana viene assunta da Lord Henry Wingrave per fare da istitutrice ai suoi due nipoti Miles e Flora rimasti orfani di entrambi i genitori a causa di un incidente in India. La ragazza giunge alla tenuta di Bly Manor dove fa la conoscenza dei bambini e degli altri dipendenti: il cuoco Owen, la governante Hannah e la giardiniera Jamie. I due piccoli Wingrave appaiono in un primo momento molto educati e gentili ma rivelano ben presto delle stranezze legate a una fantasiosa Signora del Lago. Oltre a ciò, Dani ha delle visioni di oscure presenze che gravitano intorno alla casa accompagnate dal racconto che le viene fatto su Rebecca, la precedente istitutrice, morta presumibilmente suicida nel lago della tenuta a causa dell’amore per un dipendente di Lord Wingrave, Peter Quint.


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Due anni dopo Hill House, arriva su Netflix la seconda stagione della serie antologica The Haunting col titolo completo di The Haunting of Bly Manor. Nel cast tornano Carla Gugino che qui interpreta la narratrice, Victoria Pedretti nei panni di Dani, Henry Thomas - l’indimenticabile Elliott di E. T. l’extraterrestre - in quelli di Lord Wingrave, Oliver Jackson-Cohen in quelli di Peter Quint e Kate Siegel e Catherine Parker nei panni delle sorelle Willoughby rispettivamente Viola e Perdita, precedenti proprietarie di Bly Manor. È inutile fare un paragone tra Hill House e Bly Manor perché sono evidentemente due serie ben diverse tra loro e anche i punti in comune alla fine tendono a divergere.


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Questa volta troviamo innanzitutto un’ambientazione temporale spostata alla fine degli anni ’80, vent’anni prima rispetto a quel 2007 in cui si trova la donna che racconta questa storia di fantasmi. La voce di Carla Gugino accompagna i movimenti dei personaggi con un tono da perfetta narratrice, morbido ed evocativo volto a farsi da parte per sottolineare quello che accade nella storia piuttosto che enfatizzare i fatti rischiando così di stravolgerli. Victoria Pedretti veste i panni di Dani, la nuova istitutrice, ultima arrivata in un nucleo preesistente i cui ingranaggi sembrano girare per il verso giusto solo all’inizio, come ogni storia dell’orrore impone. Nel suo passato c’è qualcosa di doloroso, ci viene mostrato da una figura che al posto degli occhi sembra avere i fari di un’auto, che appare ogni volta che lei guarda in uno specchio, tanto da aver portato la ragazza a coprirli tutti. Il suo rapporto coi bambini mescola, com’è giusto che sia, dolcezza e autorità. La piccola Flora accoglie Dani con la grazia di una dama britannica ben educata, a tratti divertentemente vezzosa, entusiasta della vita nonostante il pesante fardello del lutto per i genitori scomparsi. Le bambole che abitano la sua casa in miniatura sembrano essere mosse dalla bimba non come in un gioco ma come in un preciso schema di complessa e misteriosa costruzione.


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Il fratello Miles è un bambino altrettanto compìto anche se a volte il garbo si trasforma improvvisamente nella sfacciataggine di un adulto un po’ gradasso. La buona educazione ricevuta si perde del tutto facendo spazio a forti scatti d’ira, comprensibili soprattutto a causa di ciò che suo malgrado ha dovuto vivere ma che in realtà celano qualcosa di più preoccupante. La governante Hannah è gentile e disponibile. A volte si perde come fosse in un mondo tutto suo e quando si riprende vede delle crepe nei muri che in realtà non ci sono. Il cuoco Owen è un uomo dotato di senso dell’umorismo, amato dai due bambini e ammirato da tutti. La preoccupazione per la madre malata non gli impedisce di svolgere perfettamente il suo lavoro e neanche di mantenere sempre viva nella casa un’atmosfera allegra e piacevole. Jamie è una giardiniera decisa e passionale, ironica piuttosto che gentile. È innamorata delle piante di cui si prende cura così come cerca di sostenere chiunque abbia bisogno d’aiuto.


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I diversi flashback ci portano poi a conoscere Rebecca, la precedente istitutrice di Flora e Miles, che decide di togliersi la vita affogando nel lago della tenuta. Studentessa in legge arrivata a Bly per dimostrare allo zio dei bambini le sue capacità al fine di essere assunta nel suo prestigioso studio, commette l’errore di innamorarsi del collaboratore di Lord Wingrave, Peter, un bel ragazzo che nel conquistarla svela, dapprima un animo forte ma buono ma poi un rovescio della medaglia colmo di possessività e insicurezze, oltre all’intento di impadronirsi dei preziosi della famiglia Wingrave. Rebecca è una ragazza ambiziosa, decisa e sicura di sé ma il rapporto malato con Peter la porta a perdere molto della sua identità positiva e brillante. Henry, fratello di Dominic che è morto in un incidente con la moglie Charlotte, è lo zio di Flora e Miles. Nonostante le sollecitazioni di Dani che è preoccupata per lo stato dei piccoli, si tiene a distanza dai nipoti tanto da apparire cinico e anaffettivo. Ma le motivazioni che lo portano a tale comportamento sono tutt’altro che semplici da confessare, principalmente a sé stesso.


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Le persone sono porte chiuse e devi indovinare la forma della loro chiave.

Elemento principale che interviene nella serie è l’acqua, nelle cui profondità risiede la soluzione degli enigmi sottoposti dagli autori. Ricordi reali o semplici sogni, fantasmi o incubi. In The Haunting of Bly Manor tutto si mescola per non rendere edotto lo spettatore su dove si trovi. I personaggi vengono trascinati via dalle conseguenze non solo delle proprie azioni ma molto più spesso a causa di quelle altrui. Almeno così appare all'inizio. La matassa dei perché si dipana lentamente, come le spire di un serpente che, al contrario, si stringono attorno alla propria vittima. Man mano che gli episodi rivelano piccole verità, ci si infila in un dedalo fatto di insicurezze, paure, malinconie, dolori difficili da superare, o quantomeno sopportare, con cui si dovrebbe imparare a convivere. Gli anfratti in cui i protagonisti cercano rifugio sono sempre fallaci, le ripetute visioni di accadimenti passati sono inganni come i deja vu in Matrix. Durante tutto lo svolgimento della serie è sempre vivo il pensiero che ci si trovi nel film Il sesto senso, che da un momento all'altro cioè qualcosa si riveli per quello che non si è stati capaci di cogliere. Ma qui si va oltre quell’astuto stratagemma. Si continua a non capire non solo chi sia vivo e chi non lo sia più, ma da che parte si trovi il bene e da quale il male, per quale personaggio parteggiare e quale disprezzare fino in fondo.


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Come suggerisce una donna alla narratrice verso la fine, più che in un racconto dell’orrore ci troviamo in una storia in cui i sentimenti, giusti e sbagliati, buoni e cattivi, guidano la narrazione miscelando i pochi momenti di reale paura allo scorrere inevitabile del tempo scandito da malinconie profonde e commoventi, e forse per questo ancor più spaventose di morti misteriose e fantasmi. Il risultato finale risulta un po’ più debole del previsto a causa di una lentezza troppo densa di reiterazioni volte all’approfondimento di temi ormai compresi dallo spettatore. Resta comunque una storia interessante per chi non teme il passato ma ne accetta le conseguenze arrivando persino a perdonare per la fine di un amore che sembrava poter - e dover - durare per sempre.

Se però vi va di sdrammatizzare un po’, potete guardare il video dei protagonisti che raccontano delle loro esperienze con il mondo della paura, della lavorazione della serie e degli scherzi fatti e subiti sul set. Non contiene spoiler, dura poco ed è un vero spasso!


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VALUTAZIONI

dal trailer all’intera serie
ASPETTATIVA 8.5 RISULTATO 7

soglia d’attenzione
SCORREVOLEZZA MEDIA IMPEGNO MEDIO/ALTO

visione
INTRATTENIMENTO 6.5 QUALITÀ 7.5

The Haunting of Bly Manor
drammatico, horror | USA | 9 ott 2020 | 9 ep / 55 min | Netflix

ideatore Mike Flanagan

personaggi interpreti
Danielle “Dani” Clayton Victoria Pedretti
Peter Quint Oliver Jackson-Cohen
Jamie Amelia Eve
Owen Sharma Rahul Kohli
Rebecca Jessel Tahirah Sharif
Flora Wingrave Amelie Bea Smith
Miles Wingrave Benjamin Evan Ainsworth
Henry Wingrave Henry Thomas
Hannah Grose T’Nia Miller
la narratrice Carla Gugino
Edmund “Eddie” O'Mara Roby Attal
Viola Willoughby Kate Siegel
Perdita Willoughby Catherine Parker

critica IMDB 8.2 /10 | Rotten Tomatoes 7.2 /10 | Metacritic 62 /100

camera Arri Alexa Mini LF, Arri Signature Prime Lenses
aspect ratio 2:1

 

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Commenti (1)

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  • Doc_zero

    05 Novembre 2020, 10:59

    io l'ho trovata davvero deludente sotto ogni aspetto. già Hill House mi aveva lasciato tiepido anche se l'idea di base era interessante, con Bly Manor hanno cercato di reiterarla con una diversa sfumatura ma il risultato è infinitamente inferiore come presa sullo spettatore.

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