Il talento del calabrone | la recensione

Fabrizio Guerrieri 23 Novembre 2020 Cinema, Movie e Serie TV

Il secondo film di Giacomo Cimini è un prodotto di genere ben confezionato, moderno e interessante in cui i protagonisti Castellitto, Foglietta e Richelmy si muovono cercando di comporre un puzzle fatto di tensione e sentimenti


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Milano. Su Radio 105 va in onda la trasmissione condotta dallo speaker Steph (Lorenzo Richelmy). Al telefono arriva Carlo (Sergio Castellitto) un ascoltatore sui generis che inizia a scherzare fino alla provocazione. Il deejay non ci sta e chiede alla regia di passare a un’altra telefonata. Ma Carlo confessa che vuole suicidarsi. Steph all’inizio è interdetto ma dopo qualche scambio di battute con l’uomo si stanca di stare al gioco e gli risponde per le rime. Nuovo colpo di scena: dalla finestra della radio si vede esplodere l’attico di un palazzo vicino. “Ho la tua attenzione ora?” chiede Carlo. La situazione precipita e interviene il tenente colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta) che interagendo con Steph cerca di far parlare il terrorista in modo da ottenere informazioni che portino a svelarne l’identità. Ma il piano di Carlo è molto più complesso di quel che sembra e la minaccia di farsi esplodere nel centro della città è solo la cornice di un puzzle molto più grande e soprattutto più profondo e lontano di quel che appare.


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- Mi dispiace Carlo ma abbiamo un’altra telefonata. Regia, per favore, passiamo alla prossima.

- No, no, regia, per favore… Io mi sto per suicidare.

Un deejay al telefono con uno squilibrato. È il fulcro attorno al quale ruota la storia raccontata nel film, lo stesso tema da cui partiva il primo fortunatissimo romanzo di Giorgio Faletti intitolato Io uccido, mai adattato per il cinema. Ma mentre nel libro dell’attore piemontese il protagonista era un serial killer, qui Carlo minaccia di suicidarsi facendosi esplodere. Il dj di Radio 105 Steph, bello, sfrontato, egocentrico e quindi a tratti arrogante si trova all’improvviso in balia di un evento che mai avrebbe pensato di vivere. Gli ascolti cominciano a crescere come quelli televisivi dell’11 settembre, ma la posta in gioco diventa sempre più alta e la tensione comincia a diventare insostenibile.


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Questa è la mia radio, è la mia trasmissione. È il mio pubblico, cazzo!

A un certo punto le regole dettate da Carlo diventano troppo pesanti da accettare e Steph prova a sfidarlo, accecato, lui adesso, da un delirio di onnipotenza che non si può permettere. La perdita del sangue freddo e l’emotività che viene a galla iniziano a serpeggiare ribaltando la situazione. E neanche il tenente colonnello Amedei sembra riuscire a controllare la situazione quando entra in aperto conflitto col dj che inizia a perdere completamente la testa via via che Carlo sviluppa un discorso che più che dalla follia di un pazzo è dettato dal dolore di uomo che non ha più niente da perdere.


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La sceneggiatura scorre abbastanza bene salvo incepparsi in alcuni dialoghi artefatti decisamente evitabili. Il fatto che l’aspirante suicida prenda di mira lo speaker con continue provocazioni e una superiorità manifesta è ciò che anche lo spettatore più sano di mente avrebbe il gusto di fare. Perché il ragazzo è presuntuoso mentre il pazzo è mosso dai sentimenti. Questo paradosso sostiene l’impianto descrittivo e crea nodi difficili da districare. I brani di musica classica che Carlo impone di mandare in onda su una radio mainstream approfondiscono o, meglio, elevano il contrasto di fondo fino a farlo deflagrare. La macchina da presa si muove in modo canonico ma corretto, i colori dipingono le scene come devono, le luci notturne della città si mescolano a quelle sature della radio e la loro alternanza accompagna più che dignitosamente l’avvicendarsi incalzante delle voci dei protagonisti.


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Sergio Castellitto interpreta Carlo con la foga di un istrione, specialmente all’inizio quando prende pian piano il pieno controllo della situazione. Non senza qualche sbavatura gigioneggiante, è su di lui che s’impernia la storia svelando per gradi un dolore inquietante che l’attore invia allo spettatore rendendolo suo complice piuttosto che allontanarlo. Lorenzo Richelmy non è il Jeff Bridges di La leggenda del Re Pescatore, tenta di stare al passo col suo antagonista ma il suo Steph risulta spesso artificioso e sebbene questo modo di essere si confaccia al personaggio, il suo spessore viene fuori solo nei momenti in cui il dj perde potere e controllo. Anna Foglietta segue il copione alla lettera, cerca di farlo suo ma con un po’ più di coraggio nell’adattarlo avrebbe dato l’ennesima prova delle notevoli capacità che possiede, non solo nella commedia brillante cui è solita. Il suo tenente colonnello è una donna elegante e forte che appare in grado di reggere ogni colpo restituendolo con pari forza per mantenere l’equilibrio necessario a risolvere il caso.


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Il regista Giacomo Cimini al suo secondo lungometraggio - dopo l’horror in lingua inglese Red Riding Hood del 2003 - si cimenta con due attori di rilievo (Castellitto è anche suo collega dietro la macchina da presa) ma in alcuni momenti fatica a gestirli. Confeziona bene ma non osa andare oltre, soprattutto in fase di montaggio, affidandosi a una linea che non fa decollare completamente una pellicola che avrebbe potuto e dovuto avere qualche ingenuità e qualche scivolata retorica in meno. Ma il suo impianto funziona a dovere e conduce chi guarda a un finale non privo di meraviglia, emozione e sconcerto.


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Nonostante i difetti, Il talento del calabrone è un film che avrebbe meritato la visione in sala. L’uscita era prevista per il 5 marzo scorso ma è stata rinviata a causa della pandemia fino ad approdare alla piattaforma di Amazon. Perché vedere un thriller all’americana - molto vicino al buon In linea con l’assassino di Joel Schumacher del 2002 - realizzato in un contesto italiano non è un piacere solito. Ovviamente il film non ha ambizioni artistiche ma apre la strada ad altri autori nostrani verso un intrattenimento più moderno. È un prodotto di genere che fa quel che deve: far passare un’ora e mezza di tensione mentre si cerca di scoprire che cosa muove il protagonista e come i suoi antagonisti riusciranno a fermarlo. Ci riusciranno?


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VALUTAZIONI
regia 6 sceneggiatura 7 recitazione 7 fotografia 6.5 montaggio 6
film 6.5

Il talento del calabrone
thriller, drammatico | Italia, Spagna | 2020 | 92 min | Amazon Prime Video

regia Giacomo Cimini soggetto Lorenzo Collalti sceneggiatura Giacomo Cimini, Lorenzo Collalti fotografia Maurizio Calvesi montaggio Massimo Quaglia

personaggi interpreti
Carlo Sergio Castellitto
DJ Steph Lorenzo Richelmy
tenente colonnello Rosa Amedei Anna Foglietta
regista radiofonico Gianluca Gobbi
capitano dei Carabinieri David Coco
moglie di Carlo Viviana Colais
Giulio Alessio Di Domenicantonio
assistente radiofonica Cristina Marino

critica IMDB 5.6 /10 | Cinematografo 2.5 /5

camera Red Gemini, Cooke Anamorphic/i Lenses
formato DCP
aspect ratio 2.39 : 1

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