Sex Education | stagione 3 | la recensione

Fabrizio Guerrieri 01 Ottobre 2021 Cinema, Movie e Serie TV

Perché la serie inglese con Asa Butterfield e Gillian Anderson riesce ogni volta a stupire? Perché migliora col tempo, grazie a una scrittura intelligente che disegna personaggi variegati, in cui l’aspetto della sessualità fa in realtà emergere i sentimenti più profondi con rara leggerezza.


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Al ritorno a scuola dopo l’estate, ci sono molte novità al Liceo Moordale. Dopo aver interrotto le attività del consultorio del sesso con Maeve, Otis ha iniziato una relazione (senza impegno) con la snob Ruby, sua madre Jean è avanti con la gravidanza e Jakob, padre del bambino, ancora non ne è a conoscenza. Arriva Hope, una nuova preside che si presenta come progressista e positiva, immediatamente adorata. Mentre quello precedente, Michael Groff, è in cerca lavoro senza successo e suo figlio Adam frequenta sempre più assiduamente il miglior amico di Otis, Eric. Intanto Maeve alle prese col senso di colpa per aver denunciato sua madre, cerca di occuparsi sia della sorellina affidata pertanto a una nuova famiglia, sia della svampita Aimee, sua nuova migliore amica, mentre inizia un’amicizia più profonda col vicino di casa Isaac. Tutto sembra filare liscio fino a quando una gita in Francia rimette praticamente tutto in discussione, creando disequilibri e incertezze che metteranno tutti alla prova.


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Torna a grandissima richiesta dopo un’assenza durata un anno e otto mesi causa pandemia, una delle serie più apprezzate degli ultimi anni. Perché Sex Education è migliore di tante altre serie young adult? Perché è inglese e non americana? Forse, il che le permette di uscire più facilmente da vari stereotipi di genere con una certa disinvoltura. Di sicuro però, c’è di fondo una scrittura molto intelligente, calibrata e che riesce a prendere diverse direzioni con uno spirito libero piuttosto che spregiudicatamente ribelle. E proprio in questa stagione vengono misurati diversi tipi di libertà, sottolineando il contrasto tra ciò che è più conveniente e ciò che è (o dovrebbe essere) giusto, restando sempre nell’ambito della soggettività. La serie riesce nel complesso compito di coniugare delicatezza, nell’esprimere concetti sensibili e decisione, nel renderli visibili. Le persone di Sex Education, anche se fra mille difficoltà, fanno una cosa che nell’era dei social network e delle chat sembra paradossalmente smarrita: comunicano tra di loro, non per l’apparenza ma per arrivare a capire davvero sé stessi in prima battuta e se possibile gli altri. E in tempi di lockdown pandemici in cui ci siamo avvicinati a noi stessi ma anche allontanati dai prossimi (inteso anche come vicini fisicamente), il loro è un esempio utilissimo. Proprio a questo scopo, stavolta i contrasti si acuiscono e i temi diventano ancor più variegati. Perché di fatto i rapporti col proprio essere sono già complessi, figuriamoci quelli con un’altra persona. Ma alla fine, tutti cercano un dialogo, qualcosa che chiarisca le idee, anche quando fa male.


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La sessualità, che da titolo dovrebbe essere la linea guida della serie, quando in realtà è solo un ottimo pretesto di partenza, è una materia talmente vasta che la sua esplorazione ha riempito milioni di pagine, sia di letteratura che di trattati di medicina e psicologia. Mai quanto l’amore, ancor più complesso e incomprensibile, che è il vero tema portante della serie, la quale tende sempre a ricollegarsi ai sentimenti, sia di coppia, che familiari o di amicizia. Anche le diversità di genere e gusto sessuale si perdono in quanto barriere in favore dell’emergere dei sentimenti stessi. Non ci si sofferma più di tanto sulla omo, etero, cis o trans sessualità (così come su maschilismo versus femminismo, o differenza di razza e disabilità) e questo fa in modo che possano venir fuori le persone in quanto tali, libere da ruoli definiti. Proprio come Jackson rimprovera a un certo punto a Cal, lei che si definisce persona non binaria ma poi cerca di incasellare l’amico/ragazzo, generando un divertente paradosso. Tutti risultano normali perché ognuno sceglie la norma più adatta a sé.


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Prima che negli accadimenti, il punto di forza maggiore della serie risiede nel disegnare i personaggi nella maniera più variopinta possibile, ma sempre con la dovuta coerenza. In questo nuovo capitolo, diventa ancor più evidente la necessità di cambiare, sia dei giovani che dei grandi. I ragazzi crescono e provano a sperimentare quanto possono. Inizialmente cauti prendono successivamente decisioni difficili e sofferte ma anche liberatorie. Gli adulti cercano di evolvere, perché sebbene dovrebbero educare i figli e/o gli alunni, risultano essere i primi confusi, sia a causa delle scelte sbagliate fatte in passato, sia per la difficoltà a migliorare le cose. Il fatto che tutti riescano in qualche modo a mettersi in discussione viene reso non come una fragilità ma come una profonda ricchezza d’animo. Tutto è centrato sui due protagonisti, Otis e Maeve (i notevoli Asa Butterfiled ed Emma Mackey) che hanno grosse difficoltà a ristabilire un equilibrio tra di loro. Equilibrio per cui gli spettatori fanno il tifo ma che non è così scontato da raggiungere. I due sono infatti impegnati su più fronti complessi, cosa che rallenta di molto il loro confronto, ma che è al contempo utile affinché entrambi restino quanto più centrati su loro stessi, in modo da incontrare l’altro in stato di piena consapevolezza.


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Ma non è solo grazie a loro che gli episodi scorrono brillantemente. Gli altri personaggi, come già detto, sono talmente vari da non risultare mai in ombra rispetto a Otis e Maeve. Il principale nuovo innesto, la preside Hope interpretata da Jemima Kirke – che nell’ottima serie Girls di Lena Dunham era Jessa che più che una ragazza libera, rappresentava una persona perennemente irrisolta che poi provava a diventare “normale” – è il perfetto esempio di falso positivo. Appare come una rivoluzionaria dalla parte degli alunni per poi diventare il blocco principale nella loro crescita soprattutto emotiva. Eppure anche lei viene raccontata talmente in profondità che si preferisce comprenderla piuttosto che giudicarla o addirittura condannarla. In questo senso, nessuno viene lasciato indietro, neanche i più fastidiosi o detestabili. Come Ruby di cui stavolta conosciamo la vita privata e che si apre ad ampi spiragli di sensibilità. O il rissoso Adam che qui si scopre molto migliore e inizia a scorgere il potenziale che il padre padrone aveva sempre oscurato, anche grazie alla presenza nella sua vita dell’estroso Eric.


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Alcuni personaggi diventano ancor più esilaranti del solito, portando spesso gli spettatori quasi alle lacrime. Il professore di musica Colin e la professoressa di letteratura Emily sono fantastici nella loro semplicità dietro cui si nasconde un motore trainante per i propri studenti, e i loro modi bizzarri aumentano notevolmente la comicità della storia. Così come fanno Aimee e Lily. La prima sempre più spontanea e svitata introduce una capra come funzionale al miglioramento del suo rapporto col ragazzo, una sorta di curiosa pet therapy. La seconda, da sempre appassionata di alieni al punto da creare un fumetto a tema sessual-extraterrestre, viene messa in discussione proprio dalla sua ragazza Ola. Ma quando sembra decisa a smettere con la sua stravaganza, succederà qualcosa che le farà vedere le cose da una nuova prospettiva.


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In diversi momenti poi, l’intreccio prende strade che portano alla commozione, non banale né costruita a tavolino per emozionare a tutti i costi, ma che piuttosto giunge al termine di eventi complicati che in qualche modo si risolvono, non senza aver attraversato difficoltà e impedimenti vari. E lo fa con una leggerezza liberatoria invidiabile, che riesce a togliere peso alle avversità più drammatiche con rara naturalezza. Difetti? Qualcuno facilmente evitabile. Il più grave è l’aver seminato indizi di un evento altamente drammatico che si sarebbe verificato di lì a poco. E per ben due volte, entrambe attorno al finale, giusto per creare effetto e cliffhanger, che in questa serie ci sembrano alquanto fuori luogo proprio perché sono la trasparenza e l’onestà i veri protagonisti. Eventi entrambi scongiurati, fortunatamente per gli sceneggiatori, perché il danno sarebbe stato ancora maggiore.


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Balzata immediatamente al primo posto della Top 10 di Netflix (dove è rimasta per quasi due settimane, passata ora al secondo, dietro alla sorprendente Squid Game), a pochi giorni dall’uscita della terza, Sex Education è già stata rinnovata per una quarta stagione. Non ci sono ancora notizie circa possibili epiloghi e viste le possibilità di ampliare il plot originario grazie a una enorme varietà di personaggi molto diversi tra loro, la serie potrebbe durare ancora a lungo, magari andando ad esplorare le vite dei protagonisti anche oltre la vita del liceo, visto che già i movimenti di qualcuno indicano esattamente quella strada.


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VALUTAZIONI

dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8,5 Potenziale 9,5

soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIO/ALTA Impegno MEDIO

visione
Intrattenimento 9 Senso 9 Qualità 8
Giudizio Complessivo 8,8

Sex Education | stagione 3
commedia, sentimentale, drammatico | UK | 17 set 2021 | 8 ep / 56 min | Netflix

ideatore Laurie Nunn

personaggi interpreti
Otis Milburn Asa Butterfield
Maeve Wiley Emma Mackey
Jean Milburn Gillian Anderson
Jakob Nyman Mikael Persbrandt
Eric Effiong Ncuti Gatwa
Adam Groff Connor Swindells
Isaac Goodwin George Robinson
Aimee Gibbs Aimee Lou Wood
Ruby Matthews Mimi Keene
Anwar Bakshi Chaneil Kular
Olivia Hanan Simone Ashley
Jackson Marchetti Kedar Williams-Stirling
Cal Bowman Dua Saleh
Vivienne Odusanya Chinenye Ezeudu
Michael Groff Alistair Petrie
Lily Iglehart Tanya Reynolds
Ola Nyman Patricia Allison
Erin Wiley Anne-Marie Duff
prof. Colin Hendricks Jim Howick
prof. Emily Sands Rakhee Thakrar
preside Hope Haddon Jemima Kirke
giornalista TV Lois Chimimba

critica IMDB 8,7 /10 | Rotten Tomatoes critica 8,7 /10 utenti 4,6 /5 | Metacritic critica 82 /100 utenti 7,8 /10

camera Sony VENICE
aspect ratio 2 : 1

 

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Commenti (1)

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  • the_real_redeagle

    01 Ottobre 2021, 17:17

    Gran bella serie, e questa terza stagione mi è piaciuta proprio moltissimo, ben al di sopra delle mie aspettative.
    Un po' eccessiva in alcuni passaggi, ma ben fatta e divertente.

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