Strappare lungo i bordi | la recensione
La serie di Zerocalcare, che sta spopolando su Netflix oltre che in tutta la rete con meme ed estratti, è tra le cose migliori viste in questo 2021, grazie a una sceneggiatura densa e reparti tecnici che nulla hanno da invidiare a produzioni ben più costose di questa
Zerocalcare intraprende un viaggio in treno con i suoi due amici Sarah e Secco, durante il quale ripercorre alcune tappe della sua vita, cruciali e non, per capire in che modo sia arrivato al punto dell’esistenza in cui si trova. Gli fa da contraltare la sua ficcante coscienza che gli parla nei panni di un armadillo. Nel suo passato c’è anche Alice, la ragazza di cui si è innamorato a prima vista ma con cui non ha mai voluto andare oltre per timidezza malcelata e paura di rovinare il bel rapporto d’amicizia. Sui binari su cui viaggia il treno verso Biella, scorrono le immagini di quello che è stato, insieme a quello che avrebbe potuto essere su cui Zero tenta invano di stendere il solito velo col suo perenne “È annata così.”
Per chi conosce l’immaginario di Zerocalcare tramite le strisce su vari giornali e i libri editi dalla casa editrice Bao Publishing, qui in veste di coproduttrice, questa serie rappresenta l’evoluzione di un mondo già leggero e profondo allo stesso tempo. Che adesso trova una densità ancora maggiore grazie alla dinamica del movimento, che con la rapidità con cui li esibisce accentua la brillantezza dei concetti che esprime. Spensieratezza mista a malinconia per i tempi andati, accanto a rabbia, gioia, paura, ipocondria, leggerezza e peso del presente, guadagnano uno spessore ulteriore giostrato sempre con efficacia, estro e slancio creativo, usando come filo conduttore la chiave di un’ironia (e autoironia) mai fine a sé stessa. Inutile scendere nei ridicoli attacchi contro l’uso del romanesco da parte del protagonista, che peraltro non fanno altro che alimentare l’interesse verso la serie. Bisogna però dire a chi non riesca a comprendere l’idioma che la gran parte dei prodotti Netflix può essere ascoltata in varie lingue e soprattutto con i sottotitoli. Questo compreso. Sottolineato l’ovvio, si può entrare nella questione della scelta dell’autore di doppiare tutti i personaggi, eccetto l’Armadillo di Valerio Mastrandrea. Solo nell’ultimo episodio ognuno acquista una voce propria, quando il protagonista è costretto a mettere da parte la sua sproporzionata e disequilibrata egomania che lo porta, tra le altre cose, a farsi carico di ogni possibile fardello che lo avvicini nel raggio di chilometri. Ancora un’acquisizione di senso, giocata tra la storia e il come metterla in scena.
Il personaggio Zerocalcare racconta molto fedelmente la vita del suo creatore Michele Rech al punto che a volte non è facile capire chi sia dei due l’alter ego dell’altro. La versione animata (come quella reale) è un ragazzo simpatico per il modo in cui affronta la vita, tra ansie e paure, legittime e autoindotte, che spesso lo portano ad apparire come un autentico rompipalle sull’orlo dell’autolesionismo. Ma la sua forza sta proprio qui: Zerocalcare si mostra per com’è, coi suoi pregi e difetti, senza filtri dovuti al politicamente corretto. Cosa che peraltro gli ha causato diverse ritorsioni, perfino dai suoi stessi sostenitori e ammiratori (non mi andava di scrivere fan né tantomeno follower, ndr). Insieme a questo dato di base, lo scrittore e disegnatore riesce sapientemente nel complesso compito di far interagire commedia e dramma sempre in maniera densa e altamente significante. Nella serie ci sono due trame che vengono intessute egregiamente al punto che una nasconde per gran parte del tempo l’altra. Quella orizzontale tra Zero e Alice inizialmente si mimetizza nell’universo del protagonista che rappresenta quella verticale.
Ogni reparto della serie è a dir poco impeccabile e aumenta di molto il valore dell’opera. La sceneggiatura è talmente brillante e rapida al punto da dover mettere in pausa più volte durante gli episodi per non perdere niente della vastità di particolari di cui è piena. Tra i quali ci sono citazioni esplicite e facilmente individuabili come quelle di Full metal jacket, Arancia meccanica, Star wars, Il trono di spade, L’odio, e altre meno immediate come quelle tratte da Il regno di fuoco, Trainspotting e Boris. Ottima l’animazione (e non era scontato) realizzata presso lo studio DogHead Animation – che ha sede presso la bella e ampia Manifattura Tabacchi in zona Cascine a Firenze (che si può ammirare nel video 24 ore con Zerocalcare, così come l’ottimo studio di doppiaggio Sound Farm 999) – che non ha nulla da invidiare a tante delle ben più costose produzioni americane. C’è anche un’ottima colonna sonora, le cui parti originali, sigla compresa, sono state composte da Giancarlo Barbati, in arte Giancane, che aveva già prestato voce e strumenti alla serie Rebibbia Quarantine di Zerocalcare andata in onda circa un anno fa su Propaganda Live. Ultimo ma non ultimo il doppiaggio dell’Armadillo da parte di Valerio Mastandrea che impreziosisce l’arguzia di un personaggio già di per sé fantastico, paragonabile per eccellenza al geniale Groucho di Dylan Dog.
Non ci sono ancora notizie su una possibile seconda stagione. E visto il successo che la serie sta ottenendo (seconda nella Top 10 il primo giorno e inattaccabilmente prima dal secondo in poi, davanti all’atteso e pubblicizzatissimo Red notice, oltre al moltiplicarsi di meme ed estratti di pochi secondi come soltanto “So’ Lillo”) ci sono alcune considerazioni da fare. Zerocalcare è un artista che non ama fossilizzarsi su uno stesso argomento troppo a lungo, motivo per il quale potrebbe non esserci una 'Strappare lungo i bordi 2' ma una serie tutta nuova in cui tornerebbe sempre il protagonista, assieme alla banda di amici di cui fa parte, dei quali qui si sono palesati solo Secco e Sarah, mentre altri – come Katja, Cinghiale e il Panda (la sua coscienza cinica) – sono comparsi solo per rapidi e quasi subliminali cameo. Una cosa è certa: questa serie non va persa per niente al mondo. Perché, tra le tante motivazioni di carattere artistico succitate, restituisce all’anima una dimensione umana, specialmente durante questa pandemia che non sembra voler mollare. E per ‘umana’ si intende fatta di spontaneità gioie dolori pregi errori e tanto tanto altro. Senza virgole né bordi.
Nota tecnica a cura di Emidio Frattaroli
Secondo molti la risoluzione 4K e la gamma dinamica HDR (con codifica Dolby Vision per i Tv compatibili) della serie di Zerocalcare, sono aspetti completamente inutili e addirittura uno spreco di banda. Non siamo assolutamente d'accordo. Le differenze sulla qualità video tra lo streaming full HD a poco meno di 6 Mbps e quello 4K a 16 Mbps sono ben evidenti. Benché lo stile di Zerocalcare sia decisamente sobrio e con poche sfumature, la ricchezza di dettaglio e il notevole gioco tra colori e dinamica, riesce a sfruttare molto bene le capacità dinamiche dei nuovi formati e la visione in HDR comporta un godimento sicuramente più alto. Non solo: il fatto che sia un 'cartone' con pochi elementi ad alta risoluzione, permette di sfruttare meglio il basso bitrate Netflix che dall'inizio sembra impegnata solo ad aumentare il canone. Oltre al video, segnaliamo colonna sonora ed effetti di qualità: anche se decisamente marginali rispetto al 'parlato', il commento musicale in parecchie scene è essenziale e va sentito a volume adeguato. Chiudo con una piccola nota sulla traccia in 'lingua originale' che ha suscitato qualche sterile polemica: se avete difficoltà con quelle poche parole in romanesco ma siete in grado di attivare i sottotitoli per Squid game o per Gomorra, secondo me potete farlo anche per questa piccola grande perla di Zerocalcare.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8 Potenziale 9
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIO/ALTA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 9 Senso 9 Qualità 8,5
Giudizio Complessivo 8,8
Strappare lungo i bordi | stagione 1
animazione, commedia, drammatico | Italia | 17 nov 2021 | 6 ep / 19 min | Netflix
ideatore Zerocalcare (Michele Rech) musiche Giancane
personaggi interpreti vocali
Zerocalcare Zerocalcare
Armadillo Valerio Mastandrea
Secco Zerocalcare e Paolo Vivio
Sarah Zerocalcare e Chiara Gioncardi
Alice Zerocalcare e Veronica Puccio
padre di Alice Zerocalcare e Ambrogio Colombo
critica IMDB 8,9 /10 | Rotten Tomatoes critica nd /10 utenti 4,9 /5 | Metacritic nd
aspect ratio 16 : 9
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Commenti (2)
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Al solito, condivido quanto scritto nelle ottime recensioni di Frattaroli e Guerrieri.
Fan di Zerocalcare se non dalla prima ora quantomeno dalla seconda (ancora ricordo le attese spasmodiche quando pubblicava la striscia a cadenza più o meno fissa), non mi aspettavo niente di meno. Rispetto agli sketch autoprodotti che mostrava da Zoro a Propaganda Live, che almeno una risata in tempi davvero difficili ce l'hanno fatta fare, qui siamo su un livello tecnico di uno spessore completamente diverso....di Netflix si può dire tutto ma quando produce una cosa lo fa per bene. Poi per carità, ci sono le cose belle e le boiate (che è un discorso anche soggettivo...) ma lato tecnico è difficile fare appunti.
Sulla storia che dire? Calcare è così, ti fa ridere ma se ti ci soffermi giusto un attimo scopri che ci sono dei passaggi di critica sociale che solo lui, nella sua (nostra) generazione sta esponendo con reale efficacia. Immagino che un vero seguito a questa serie non ci sarà mai, la storia è finita così....quando si riprenderà dalla sofferenza per questa iniezione di notorietà (magari tra un paio d'anni!) a me piacerebbe una serie sul genere del reportage, con Kobane Calling l'avevo trovato molto molto efficace.
Per quanto riguarda il discorso del romanesco....in questa intervista registrata da netflix prima dell'uscita della serie Giorgio Scorza e Davide Rosio gli fanno notare che parla in romanesco e lui, giustamente, si schermisce dicendo che non parla in romanesco ma semplicemente usa alcune parole o espressioni del dialetto romano che gli piacciono particolarmente. In realtà ciò che dice è vero, se ci fate caso nella serie parla in italiano per la maggior parte del tempo, ogni tanto inserisce espressioni dialettali ma a me sembra sempre perfettamente seguibile. Diverso il discorso sulla velocità del parlato, a volte eccessiva tanto che bisogna guardarlo e ascoltarlo con attenzione per non lasciarsi sfuggire niente! -
Zerocalcare da il meglio di sé per questo suo debutto su Netflix (sarà anche il suo debutto sulla scena internazionale?).
Nel consueto stile l'autore racconta in prima persona una storia emotivamente forte al cui tema centrale arriva piano piano, come per pudore, divagando tra ricordi e osservazioni di vita quotidiana tanto godibili quanto non immediatamente attinenti a ciò cui si vuole andare a parare.
La sensibilità e la profondità ricordano il Nanni Moretti di Caro Diario, in una narrazione che si sviluppa con il linguaggio ed i riferimenti della cultura pop, con una capacità di emozionare con i sentimenti degna dei migliori anime giapponesi.
Raccomandatissima a chiunque ami le opere riflessive sulla natura e sui sentimenti umani, da vedere tutta d' un fiato (del resto la durata complessiva è quella di un normale film).
===
La polemica sul linguaggio da parte di certi intellettuali mi fa venire in mente che la prima casa romana di Pasolini era a Rebibbia (se n'é parlato in Tv in questi giorni), chissà a quante poche centinaia di metri dalla casa dove qualche anno dopo sarebbe nato e cresciuto Zerocalcare.
Il romanesco scritto da Pasolini piace perché è rotondo, popolaresco, ha un fondo di bonarietà. Quello di Zerocalcare non ha niente di popolaresco, è uno slang giovanile, il parlare quasi a bocca chiusa dei suoi personaggi ne denota la sfiducia nel mondo che li circonda, come se con quelli al di fuori del proprio mondo non valesse la pena di comunicare.
E poi il mondo di Zerocalcare è innanzitutto generazionale (i vecchi, se in scena, comunque non ne fanno parte) e vuole essere a suo modo globale, sicuramente somiglia ai giovani delle periferie francesi o americane più di quanto non somigli a quel mondo che Pasolini ha immaginato nei suoi libri e che forse in quei termini non è mai esistito.
Basta finalmente con la romanità buonista di Sordi e lo sberleffo ai romani veri dell' oriundo senese Verdone!
La verità? I romani riescono ad essere sferzanti, cattivi, menefreghisti dei sentimenti altrui, la lingua romana si presta allo sberleffo, allo scherzo cattivo come questo:
[I][I]Attenzione: linguaggio volgare[/I][/I]
[video=youtube_share;6Xs93VNvIfw]https://youtu.be/6Xs93VNvIfw[/video]