Ozark | stagione 4 parte 1 | la recensione
La prima metà del finale della serie Netflix prosegue nella ricerca di una qualità che non tende a scendere mai. Gli intrighi si fanno sempre più estremi, i personaggi più spietati e di conseguenza molto disumanizzati. Aspettando gli ultimi sette deflagranti episodi.
Le morti di Ben, fratello di Wendy e di Helen, avvocato di Navarro, hanno cambiato le carte in tavola e spostato gli equilibri, sia economici che affettivi. Come se non bastasse, Ruth dopo aver lasciato il casinò e ogni altro tipo di attività per conto dei Byrde perché furibonda per la morte di Ben, è stata immediatamente assunta da Darlene a puro scopo utilitaristico. Anche Jonah rinfaccia la colpa della morte dello zio alla madre con cui entra in profondo conflitto, fino al punto di passare a sua volta al nemico. Intanto Navarro medita di stringere un patto con l’FBI che gli consenta di diventare finalmente libero. Ma le cose non sono così semplici e a complicarle ulteriormente c’è il sanguigno nipote Javi, che oltre a volergli succedere in un modo o nell’altro, rischia di mettere tutti in pericolo a causa dei suoi modi sbrigativi, violenti e definitivi.
Ozark si avvicina alla conclusione. Appena uscita, questa prima parte della stagione finale è stata la più vista nel mondo. Da noi non è stata ancora celebrata quanto merita, ma è comunque arrivata ai vertici della Top 10 della grande N rossa. Uscita nel 2017, quattro anni dopo la fine di Breaking Bad, in qualche modo ne prende le mosse non solo in quello che è la trama ma soprattutto per quello che riguarda il mantenere la qualità sempre alta. E sebbene la serie di Walter White e Jesse Pinkman sia inarrivabile (anche solo per il numero di record ottenuti), questa non viene fuori come una brutta copia, al contrario risulta davvero formidabile in quanto a intrighi ed emozioni.
La stagione si apre con un inquietante flashforward che suona come le campane del destino, un destino che necessita che le cose vengano ricomposte secondo un ordine preciso e spietato. La scena, dall’esito altamente drammatico, non torna alla fine di questa prima metà stagione, per cui verrà ripresa nella seconda parte. Il punto è: in quale momento? Perché le conseguenze potrebbero essere catastrofiche o meno, tutto dipenderà dalla collocazione temporale. Ma per questo ci sarà tempo e modo. Nel frattempo, le perdite di due personaggi chiave come Ben ed Helen si riflettono sui personaggi principali come boomerang difficili da controllare. Una perdita operativa con effetti immediati, l’altra affettiva che porterà a contraccolpi molteplici e d’impatto ben superiore.
Quanto è in grado di sopportare un essere umano normale di fronte a un mondo non solo spietato ma anche incredibilmente violento? Il cambiamento dei coniugi Byrde rispetto a quando vivevano in città a Chicago è apparentemente radicale ma nasconde talmente tante sfumature che non è chiaro se siano loro ad essere diventati altro o se il mondo della malavita sudamericana avesse bisogno di loro per evolvere. Il che genera più di un paradosso oltre quest’ultimo. La psiche di Wendy peggiora, il suo continuo fingere che vada tutto bene la porta a non riuscire a distinguere tra ciò che conta davvero e ciò che è mosso dalla mera brama di potere, che nella stagione precedente ha preso su di lei il definitivo sopravvento. La protagonista inizia a somigliare sempre più alla terribile Darlene, anche se con metodi meno violenti e definitivi. Marty sembra riuscire invece a mantenere il controllo, su di sé, sulla famiglia e negli affari. Dopo essere stato messo a dura prova da Navarro che lo ha tenuto prigioniero per giorni, in cui il suo equilibrio ha vacillato, è tornato quello che sistema le cose, come se sapesse prima degli altri cosa succederà se non verrà seguito un determinato percorso.
Dopo il taglio del cordone ombelicale che la teneva unita ai Byrde, Ruth inizia a tentare di somigliare a Wendy. Diplomatica e luciferina, ma sempre con la tendenza a perdere le staffe, oltre ad essere genuina nel bene e nel male, la ragazza sembra perdere la strada. In realtà è diventata ormai una donna forte, che da una parte si adopera per portare a termine i suoi progetti e dall’altra cerca di ricomporre i pochi pezzi della sua disastrata famiglia. A partire dal cugino Wyatt, ormai preda della diabolica Darlene, contro cui Ruth pare non riuscire mai a vincere nel cuore del ragazzo che da lei si è sentito tradito oltre ogni limite accettabile. Wyatt ha bisogno di una figura forte vicino a sé e quando incontra Darlene le cose semplicemente accadono. La loro enorme differenza di età non lo turba minimamente, il che va a turbare però ulteriormente qualunque spettatore sano di mente. Il loro rapporto è altamente disturbante, in alcuni momenti è come se si assistesse a scene d’amore tra Edward Mani di Forbice e Alien. Vani sono i tentativi di Ruth nell’avvisarlo di quanto la donna sia pericolosa. E persino quando accadono eventi scioccanti, Wyatt in qualche modo si lascia irretire, smarrendo ogni lume della ragione.
In questo finale, ci sono due personaggi le cui evoluzioni si somigliano molto: Jonah e Javi. Il giovane Byrde dimostra di essere quasi al livello del padre in quanto a capacità manageriali e finanziarie. A soli quattordici anni ha creato un software gestionale migliorato rispetto a quello di Marty e una volta entrato in aperto conflitto con Wendy decide di portare la sua competenza altrove, dove si sente apprezzato e incentivato. Il nipote di Navarro non ha mezze misure, non gli sono proprie, ogni ostacolo che si frappone a lui e i suoi scopi viene raso al suolo rapidamente. I suoi metodi poco ortodossi sono molto sgraditi a suo zio Omar per due motivi precisi: aumentano il rischio di far intervenire l’FBI a causa degli eccessivi mezzi che utilizza per risolvere le cose, ma soprattutto possono minare l’autorità del capo famiglia fino al punto di detronizzarlo. È così che i due rampolli iniziano a voler dimostrare di avere un peso e nonostante vengano redarguiti non tendono a volersi affatto fermare, praticamente di fronte a nulla.
All’uscita di scena dei suddetti personaggi, corrisponde l’ingresso o il mutamento di altri che sparigliano le carte e complicano i piani. L’investigatore privato Mel, ex poliziotto allontanato dal servizio, che cerca Helen per conto del marito che ha bisogno delle carte firmate per il divorzio, è insistente come il tenente Colombo di Peter Falk. Ripete che gli serve solo una firma, lascia biglietti da visita, si interfaccia con tutte quelle persone che ritiene possano essergli utili fino a violarne la privacy. Persone che ovviamente sono strettamente legate ai protagonisti, le cui parole in libertà possono mettere questi ultimi in guai molto seri. L’agente Maya Miller, da semplice revisore contabile dell’FBI, diventa stavolta intermediaria tra il Bureau e Navarro. Tirata dentro da Marty con l’amo di probabili promozioni, ma soprattutto con la promessa che sarà lei la mano che farà giustizia su una serie di traffici illegali, la donna esita più volte di fronte alla possibilità di incontrare il narcotrafficante, non tanto per la propria sicurezza quanto per non mandare a monte un sistema che può incastrare l’intera organizzazione malavitosa.
Tu devi ancora crescere. Questa è l’America. Le persone non guardano da dove viene la fortuna. Inoltre, in due cicli elettorali sarà solo una specie di leggenda, un pettegolezzo, una storia detta a una festa.
Ozark è una metafora molto forte della società americana (e non solo), un equilibrista che tenta di raggiungere l’altra sponda solo per iniziare la sfida successiva, senza soluzione di continuità, fino a quando un elemento troppo più forte di lui non lo faccia cadere. Ogni problema, anche il più preoccupante, Marty e Wendy riescono a risolverlo, in un modo o nell’altro. Non senza conseguenze, chiaramente, a volte molto pesanti. Appena c’è un momento di tregua, di pace, viene immediatamente spezzato nella maniera più netta e improvvisa. Ogni quiete prelude a una tempesta. E in questa coreografia, ognuno è costretto a destreggiarsi come può mantenendo qualche oscuro segreto, il che stabilisce una costante precarietà nei giochi di forze tra i vari personaggi.
Perché guardare la prima parte della quarta stagione di Ozark?
Per comprendere anche parzialmente il potenziale e la densità della serie basta dire che solo in questa prima parte dell’ultimo capitolo c’è materiale per imbastire almeno altre tre stagioni, che purtroppo non ci saranno. Gli ultimi sette episodi saranno deflagranti, dovendo condurre i vari accadimenti a una conclusione in cui tutto quello che è stato nascosto e compresso esploderà inevitabilmente. Anche stavolta, come immaginabile, alcuni personaggi non torneranno nel finale, ma come già detto, la loro assenza peserà quanto la loro presenza fin qui. In attesa della seconda parte sulla cui uscita non ci sono ancora notizie, chi non ha ancora iniziato la visione potrà facilmente recuperare e non avrà difficoltà ad appassionarsi a una storia ricca di luci e ombre, imprevedibile, coinvolgente ed esaltante. Piccola curiosità: gli ultimi due episodi sono diretti da Robin Wright, che si era già cimentata nella regia nel lungometraggio Land del 2021 e in ben dieci episodi di House of Cards. E l’esito è davvero ottimo.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8,5 Potenziale 9,5
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 9 Senso 8 Qualità 9
Giudizio Complessivo 8,8
Ozark | stagione 4 parte 1
drammatico, thriller | USA | 21 gen 2022 | 7 ep / 59 min | Netflix
ideatori Bill Dubuque, Mark Williams
personaggi interpreti
Martin "Marty" Byrde Jason Bateman
Wendy Byrde Laura Linney
Charlotte Byrde Sofia Hublitz
Jonah Byrde Skylar Gaertner
Ruth Langmore Julia Garner
Darlene Snell Lisa Emery
Wyatt Langmore Charlie Tahan
Omar Navarro Felix Solis
Javier "Javi" Elizondro Alfonso Herrera
Maya Miller Jessica Francis Dukes
Frank Cosgrove Jr. Joseph Sikora
Frank Cosgrove John Bedford Lloyd
Mel Sattem Adam Rothenberg
Jim Rattelsdorf Damian Young
Erin Pierce Madison Thompson
critica IMDb 8,6 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,9 /10 utenti 4,3 /5 | Metacritic critica 78 /100 utenti 8,3 /10
aspect ratio 2,20 : 1
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