Better call Saul | stagione 6 p. 1 | la recensione
Il prequel di Breaking Bad continua a sorprendere per l’assoluta qualità estetica e tecnica con cui conduce lo spettatore all’interno della storia, che anche quando sembra aver raggiunto il massimo possibile, sposta l’asticella una tacca più in alto con grande cura e rara potenza
In seguito all’agguato a Lalo Salamanca, Nacho si mette in fuga verso nord in attesa che gli venga preparato un luogo in cui nascondersi. Ma Lalo è ancora vivo e si mette in contatto con Hector rassicurandolo sul fatto che la vendetta arriverà al più presto. Gus viene così messo in massimo allarme e con l’aiuto di Mike deve trovare un modo per non farsi trovare impreparato all’arrivo dell’uomo che potrebbe avvenire in qualunque momento. Intanto Jimmy e Kim cercano di tessere un piano per mettere Howard sulla graticola, seminando qua e là piccoli indizi su sue presunte condotte morali discutibili. Fino a che un evento imponderabile porta tutto verso un esito tanto inatteso quanto drammatico.
La stagione si apre con l’abituale flashforward (stavolta non in bianco e nero) in cui da quella che è la sfarzosa magione di Saul Goodman vengono portati via tutti i possibili oggetti tranne uno, un tappo della tequila Zafiro Añejo rimasto sotto il ciglio della strada. Il significato lo scopriremo molto presto e potrebbe essere dei più infausti. Restano infatti soltanto i sei episodi della seconda parte per concludere una serie tra le migliori che siano state realizzate, grazie anche al fatto che rappresenta la prosecuzione tecnica di quel capolavoro di Breaking Bad.
In questi primi sette episodi vengono divise due trame principali: da una parte gli intrighi altamente drammatici che riguardano i Salamanca e Gus Fring, dall’altra Kim e Jimmy che architettano un astuto e a tratti esilarante progetto per screditare Howard mentre sta conducendo la class action di Sandpiper verso una risoluzione che non preveda accordi ma una vittoria schiacciante. Questa separazione pressoché netta amplifica i toni di entrambi gli intrecci, il contrasto tra i due mette in evidenza una calma apparente che sappiamo bene non durerà. Anche il modo in cui si affrontano i due temi ha modalità differenti, una lenta e sfibrante, l’altra dinamica e leggera nel suo essere in realtà pesante come un macigno.
In molti momenti di questa stagione si percepisce il forte cambiamento di Kim che in quanto a scaltrezza supera Jimmy. I segnali erano già evidenti dalla stagione precedente e qui trovano piena conferma al punto che il saggio che cerca di razionalizzare diventa Jimmy. Ma è solo un’impressione temporanea, perché il nostro non fa attendere troppo le proprie capacità manipolatorie, indirizzate principalmente verso Howard col quale si stabilisce una gara a chi sia il migliore. La cosa viene evidentemente dal fatto che mentre Jimmy veniva malconsiderato da suo fratello Chuck, per Howard quest’ultimo è sempre stato un mentore, enormemente celebrato anche in questo nuovo capitolo. E la battaglia sarà letteralmente senza esclusione di colpi.
Il fatto che il disegno per eliminare Lalo sia apparentemente andato a segno quando in realtà è fallito, genera una tensione enorme per Gus, costretto ad aspettare la vendetta guardandosi le spalle in ogni momento. Di fianco a lui, Mike prova a tenere gli occhi bene aperti e a gestire la situazione nella maniera più prudente e attenta possibile, laddove né prudenza né attenzione sembrano poter bastare. Lalo si muove come un serpente diabolico, col suo sorriso beffardo e il suo modo spietato di condurre ogni azione. Se in questa parte della storia ci sono molti meno dialoghi, la cosa invece di creare lentezza suscita maggiore attenzione verso i dettagli, anche i più piccoli, che aumentano un condizionamento molto efficace sullo spettatore che si vede immerso tra le immagini come se ne fosse parte. E non è un effetto che tutti i prodotti audiovisivi sono in grado di generare con tale efficacia.
Perché guardare la prima parte della sesta stagione di Better call Saul?
La sicurezza con cui si muovono la macchina da presa e i personaggi della serie trova ulteriore forza in questo prefinale. Gli inganni serviti uno dietro l’altro, sempre più articolati, alcuni improvvisati per esigenze di tempo ed efficacia, appaiono come i misurati ingredienti di ricette eccellenti. I piani architettati con cura e dedizione totali, gli interpreti con caratteri chiari che vengono sballottati da accadimenti improvvisi, la fotografia e le scenografie ricche, offrono uno spettacolo di rara bellezza. Il finale di metà stagione è tra i più tesi di sempre: inatteso, bruciante, violentissimo, porta al prossimo capitolo col fiato sospeso per gli esiti cui potrebbe condurre. E sarà difficile che l’ultima parte della serie deluda, vista la qualità portata avanti finora, che sembra sempre aver raggiunto il massimo, ma invece di scendere anche se impercettibilmente, diventa incredibilmente sempre maggiore, avvincente ed esaustiva.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8,5 Potenziale 9,5
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 8,5 Senso 9 Qualità 9,5
Giudizio Complessivo 9
Better call Saul | stagione 6 parte 1
drammatico, thriller, commedia | USA | 19 apr - 24 mag 2022 | 7 ep / 50 min | Netflix
ideatori Vince Gilligan, Peter Gould
personaggi interpreti
James "Jimmy" McGill / Saul Goodman Bob Odenkirk
Kimberly "Kim" Wexler Rhea Seehorn
Michael "Mike" Ehrmantraut Jonathan Banks
Eduardo "Lalo" Salamanca Tony Dalton
Hector Salamanca Mark Margolis
Gustavo "Gus" Fring Giancarlo Esposito
Howard Hamlin Patrick Fabian
Clifford Main Ed Begley Jr.
Ignacio "Nacho" Varga Michael Mando
Betsy Kettleman Julie Ann Emery
Craig Kettleman Jeremy Shamos
critica IMDb 8,9 /10 | Rotten Tomatoes critica 9,1 /10 utenti 4,7 /5 | Metacritic critica 94 /100 utenti nd
aspect ratio 1,78 : 1
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Commenti (6)
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Continua il livello altissimo di una delle serie più belle nella storia delle serie.
Lo stile registico di indugiare sui dettagli nella scena, di riprendere da angoli sempre inusuali, sono meravigliosi e faranno scuola, anche se difficili da replicare in altro contesto.
Le prove attoriali sono al disopra di quella che è una serie, sono cinema purissimo.
Mi piace anche la scelta/non scelta di essere in 4K senza HDR, lo rende più reale.
Sono già triste sapendo che siamo alla conclusione, ma felice che un prodotto così esista per tornare a perdermi nel suo mondo ancora una volta in futuro. -
Sottoscrivo tutto quello che hai scritto ed aggiungo che per una volta lo spinoff ha superato la serie originale.
P.S. il cambiamento di Kim poi è strabiliante, dimostra più astuzia e determinazione di Saul. -
Non vedo l'ora di vedere le nuove puntate. E mi è venuta voglia poi di rivedere Breking Bad e poi di nuovo Better Call Saul
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Serie monumentale alla pari di Breaking Bad.
Qui oltre alle strabilianti prove attoriali abbiamo un comparto tecnico (inquadrature, fotografia, locations) che è un trattato di cinematografia. -
Originariamente inviato da: Franco Rossi;5204141Sottoscrivo tutto quello che hai scritto ed aggiungo che per una volta lo spinoff ha superato la serie originale.
P.S. il cambiamento di Kim poi è strabiliante, si dimostra più astuzia e determinazione di Saul.
Anche io la trovo superiore alla seppur bellissima Breaking Bad, la cura nello sviluppare i personaggi, le loro motivazioni, il loro animo, è di un altro livello come anche lo sviluppo della sceneggiatura.
Il lato più sconcertante, triste e profondo io l'ho trovato più nelle parabole di Chuck prima e Howard poi.
Puoi avere tutto nella vita ed essere ancora fragile, impaurito e insoddisfatto. -
Breaking bad più Better call Saul rappresentano uno tra i più alti esiti mai raggiunti dalle serie tv.
Non concordo però sul fatto che BCS sua superiore a BB. Quest'ultima è rapinosa e violenta mentre il prequel è più lento e psicologico.