Kleo | stagione 1 | la recensione
La serie Netflix sull’agente della Stasi tradita e messa in manette ingiustamente, per questo in cerca di vendetta, risulta essere una piacevole sorpresa sia per le ottime interpretazioni dei due protagonisti che per una sceneggiatura scorrevole e che porta efficacemente lo spettatore nella Germania della caduta del Muro
Berlino Ovest, 1987. Kleo Straub è un’ottima agente che svolge diverse compiti in segreto per la Stasi. Dopo una missione presso un club in cui le viene ordinato di uccidere un uomo, viene fermata e messa in galera con prove del tutto prive di fondamento. Tre anni dopo, in seguito alla caduta del muro di Berlino, viene rilasciata in anticipo per amnistia per i prigionieri politici. Inizia così una spasmodica caccia a chi l’abbia tradita, a partire dal nonno Otto, generale dell’esercito, passando per diversi altri militari e politici di spicco, fino a Andi, suo ragazzo e partner professionale all’epoca dei fatti, che nel frattempo si è rifatto una vita. Ma Sven Petzold, un agente dell’Antifrode che quella sera era presente nel club, riapre il caso e s’imbatte con Kleo, inizialmente riluttante a collaborare, in una misteriosa valigia rossa che sembra celare documenti che potrebbero rivelare le ragioni per cui la ragazza è stata incastrata.
La serie tedesca nata dalle menti del trio Hanno Hackfort, Richard Kropf, Bob Konrad, noti col nome d’arte HaRiBo, insieme a Elena Senft è uno di quei prodotti che non ti aspetti. Già dal trailer si percepisce un senso intrigante di forza evocativa di un passato mai rimosso mista alla brillantezza di una protagonista che con lo stile risoluto e spietato della Sposa di Kill Bill mira a una vendetta dettata principalmente dal profondo bisogno di conoscere la verità su quanto le è accaduto. Ed è proprio dall’interpretazione di Jella Haase che tutto prende vita e si trasforma in una seducente e a tratti folle caccia al vero traditore, di Kleo e dell’intera patria.
Kleo non è bellissima ma il suo carisma è evidente, così come i suoi sfolgoranti sorrisi, pieni d’entusiasmo verso il suo mestiere prima di essere incastrata, sarcastici e assetati di sangue dopo. Non è una che non prova dolore, anzi, lo grida più forte che può, sia quello fisico che quello interiore, con tutta la forza che ha dentro e la rabbia di chi sa di avere ragione ma sa anche che deve dimostrarlo a tutti in un modo o nell’altro pena un inaccettabile disonore. Le mezze misure non fanno proprio per lei che preferisce la testa bassa e le risposte veloci alla calma e alla riflessione. Non che sia una stupida, il suo istinto ha quasi sempre ragione, ma in una situazione del genere qualunque piccola svista può essere fatale. E così quando viene affiancata da un imbranato ma convinto agente dell’Antifrode si crea quel cortocircuito fondamentale sia per risolvere il caso che per restare viva.
Gli incontri ravvicinati tra Kleo e Sven sono drammatici e divertenti allo stesso tempo. Lui è come un pupazzo caricato a molla che continua a sbattere contro il muro perché come lei è sicuro che ci sia qualcosa che non torna. Come quella della collega, l’interpretazione di Dimitrij Schaad ha quella positività che può essere scambiata per ingenuità, che lo porta ad essere sbeffeggiato da chiunque sul posto di lavoro, a partire dal capo che tenta di convincere di quanto sarebbe importante riaprire il caso. Lei trova che sia solo un piccolo impaccio sulla strada che intende percorrere senza sosta, fino a quando qualcosa non le fa intendere che collaborare piuttosto che tentare di ucciderlo potrebbe accelerare il suo scopo. E qui interviene il parallelo con Killing Eve, un’altra serie i cui protagonisti, sebbene in situazioni ben diverse, sembrano inseguirsi, scontrarsi e comunicare in maniera rocambolesca e il cui essere opposti, sia nel carattere che nelle intenzioni, invece che separarli arriverà a unirli e forse a somigliarsi. In una sorta di Killing Sven.
Ci sono diversi aspetti che fanno di questa serie un prodotto più che valido. Le fascinazioni pre e post caduta del muro vengono rese con meticolosità, sottolineate da una fotografia volutamente granulosa che descrive le scenografie con un fare visivamente sporco e allo stesso tempo simbolicamente netto. Non c’è solo tanta Germania, si va anche a Maiorca e in Cile, apparentemente come se si fosse in vacanza ma con fini tutt’altro che rilassati. Non manca la critica all’ideologia che piuttosto che creare benessere e libertà genera limiti invalicabili e privi di senso, oltre alla distanza/vicinanza con gli Stati Uniti di Reagan e le relative implicazioni politiche ed economiche. Ideologia in cui Kleo nonostante tutto continua a credere ciecamente, riprendendo Sven quando cerca di smontarne le fondamenta relegando quella realtà a un passato per lui già morto e sepolto in quanto fallimentare.
Il resto è dato da una buona scrittura che sa come inserire e far muovere i personaggi in una storia di riscatto in cui spesso non è chiaro fino in fondo chi sia a favore o contro l’eroina protagonista. Andi è il punto di riferimento principale per Kleo, un collega con cui intesse le trame per eseguire gli ordini superiori e un amante che si rivela molto di più nel momento in cui scopre di essere incinta. Subito dopo c’è il generale Otto Straub, suo nonno, da cui è nata la sua passione nel servire lo Stato, e con cui passa il tempo a scherzare e ballare coinvolgendolo come fosse suo coetaneo. Due uomini importantissimi che inaspettatamente la lasciano sola, facendole sorgere più di un dubbio circa il fatto di non aver avuto alternative per disposizioni dall’alto o piuttosto l’essere complici di chi l’ha fatta finire in prigione.
Thilo ha occupato casa sua dopo la sua disavventura. Un ragazzo magro e alienato che sembra essere uscito dal mondo delle fiabe, pacioso, a suo modo filosofo, che anche se combina guai e non ha peso su niente appare come una chiave di volta nel destino di Kleo, una specie di involontario angelo custode. Del tutto opposto è Uwe, il suo ex collega completamente psicopatico che viene messo sulle sue tracce per farla smettere di indagare su cosa è successo e che svolge il compito con metodi del tutto fuori controllo con annesse farneticazioni degne di un personaggio tarantiniano di spessore.
Peccato per alcune sbavature che minano l’ottima costruzione che parte molto bene ma si smarrisce appena, via via che scorrono gli episodi. Troppe morti accidentali mettono a rischio la credibilità della sceneggiatura così come i diversi cliffhanger che chiudono la stagione, una mossa furba ma poco corretta rispetto alla trasparenza e onestà che pervadono un impianto tecnico di qualità. Restano comunque i vari travestimenti della protagonista, i suoi piani architettati con estro e cura e il suo modo perverso di sorridere accostato alla poetica follia che l’ha mantenuta in vita e la muove a snidare chi l’ha tradita. Non ci sono al momento conferme di una seconda stagione, ma la buona tenuta della serie nella Top 10 di Netflix lascia ben sperare in un seguito che porterebbe a nuove rivelazioni e indagini al contempo violente e variopinte.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 7 Potenziale 8,5
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 7,5 Senso 8 Qualità 7,5
Giudizio Complessivo 7,8
Kleo | stagione 1
drammatico, thriller, azione | Germania | 19 ago 2022 | 8 ep / 50 min | Netflix
ideatori Hanno Hackfort, Richard Kropf, Bob Konrad, Elena Senft
personaggi interpreti
Kleo Jennifer Straub Jella Haase
Sven Petzold Dimitrij Schaad
Thilo Julius Feldmeier
Andi Wolf Vladimir Burlakov
Uwe Mittig Vincent Redetzki
Anja / Ramona Brandt Marta Sroka
Anne Geike Alessija Lause
Jenny Schneider Thandi Sebe
generale Otto Straub Jürgen Heinrich
Kleo giovane Rosa Wirtz
Margot Honecker Steffi Kühnert
Min Sun Yun Huang
colonnello Ludger Wieczorek Alexander Hörbe
Freddy Lembech Taner Sahintürk
Erich Mielke Gunnar Helm
Alexander Belov Harry Schäfer
critica IMDb 7,4 /10 | Rotten Tomatoes critica nd utenti 3,2 /5 | Metacritic nd
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Commenti (1)
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ho visto i primi due episodi. A parte le solite piccole esagerazioni di trama, come scritto, è effettivamente un prodotto buono. Sicuramente meglio della Casa di Carta Korea e già più interessante di Archive81.