Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma

Alessio Tambone 12 Ottobre 2006 Cinema, Movie e Serie TV

Jack Sparrow naviga nuovamente nelle acque dei cinema italiani. In sala è ancora in programmazione il nuovo episodio della saga piratesca, che richiama le vecchie leggende dell'Olandese Volante e del Kraken. Ecco il giudizio di AV Magazine

Kraken e Davy Jones: tra controfigure e visual effects

Come già accennato, il Kraken è un mostro ispirato ai racconti mitologici di tanti marinai. Il termine risale ad alcune leggende norvegesi del XII secolo, che ci parlano dell'esistenza di un calamaro grande quanto un'isola. Nel XIX secolo la leggenda visse un momento di grande popolarità, tanto che il poeta inglese Lord Alfred Tennyson scrisse appositamente il poema The Kraken. In questo film il Kraken assale l'Edinburgh Trader e la Perla Nera, utilizzando i suoni numerosi tentacoli per rovesciare le navi tirando l'albero maestro e per sbalzare i marinai in mare.


Il Kraken in azione

Per portare in scena la sua potenza, la produzione ha utilizzato il vecchio sistema delle controfigure unito all'innovazione delle effetti speciali creati in CG. Il coordinatore delle controfigure George Marshall ha creato decine di ingranaggi utilizzati per far volare gli attori nella giusta direzione. A differenza di altre situazioni, la presenza dell'albero mastro e del cordame ha creato qualche problema. Si è resa necessaria quindi la costruzione di un sistema sospeso sulle due navi interessate, che si estendeva per tutta la loro lunghezza sopra la punta degli alberi, corredato con anelli passanti applicati su vari cavi che fungevano da guida.

Riportiamo la nostra soddisfazione, ancora una volta, per l'eccellente lavoro dei tecnici della IL&M che hanno realizzato gli effetti speciali. Ci concentriamo in particolare sulla perfetta interazione tra soggetti virtuali ed attori reali, molto migliorata rispetto al primo film grazie ad un innovativo sistema di registrazione del motion capture. Come abbiamo spesso spiegato nelle pagine di AV Magazine, il motion capture è quella tecnica che prevede l'inserimento nel filmato di un soggetto virtuale partendo da alcune sessioni di registrazione dei movimenti di una persona reale. In genere la registrazione della scena veniva ripetuta due volte. La prima prevedeva la ripresa dello sfondo e degli attori reali, che simulavano la presenza - e l'interazione - con il soggetto virtuale. La seconda, altrettanto complessa, prevedeva la registrazione dei movimenti di un personaggio su un greenscreen, che era costretto ad indossare una tuta corredata da sensori chiamati marker . Per ricostruire questi movimenti in uno spazio tridimensionale era necessario riprendere questa seconda sessione con diverse macchine da presa (dalle 12 alle 15) e da diverse angolazioni, per essere sicuri di avere abbastanza informazioni da elaborare al computer.


La ciurma in CG di Davy Jones

L'innovativa tecnica studiata dalla IL&M per questo film ha praticamente eliminato questo doppio passaggio, consentendo da un lato un'interazione perfetta tra i vari personaggi e dell'altro un consistente risparmio di ore lavorative (e di denaro). Il nuovo sistema messo a punto è infatti in grado di ricostruire i movimenti di marker attraverso l'utilizzo di due sole telecamere digitali. In questo modo, venendo a mancare la necessità di una seconda ripresa dedicata per i marker, l'attore "fantoccio" può recitare direttamente sul set, interagendo fisicamente con i suoi interlocutori che quindi non devono più simulare la presenza di altri personaggi.

Nel film questo sistema è stato utilizzato anche per la ricostruzione del viscido Davy Jones, interpretato nella realtà dall'attore Bill Nighy. In riferimento al suo personaggio citiamo inoltre una delle sequenze più interessanti del film, nella quale Davy Jones suona in solitudine l'organo con i tentacoli della sua barba.

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