Test: Subwoofer XTZ SUB 10.17 e 12.17

G.P. Matarazzo 02 Maggio 2016 Diffusori

Ecco due subwoofer: il primo con woofer da dieci pollici e l'altro, più grande, che utilizza un woofer da dodici pollici. Sono entrambi abbastanza strani, sono accordati in un sistema altrettanto atipico ma estremamente versatile. Due subwoofer che funzionano davvero bene. Il prezzo? Basso molto interessante.

Costruzione, trasduttori e accordo


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Per farsi una idea della costruzione è quasi del tutto inutile cercare di smontare i woofer a qualunque costo. La guarnizione che copre la flangia degli altoparlanti è molto rigida e si rischia di rovinarne l’estetica qualora si voglia insistere con un cacciavite o altro “corpo contundente”. Molto meglio smontare l’elettronica posteriore, rimuovendo una per una tutte le viti che ne assicurano il fissaggio e la tenuta. I trasduttori, a detta del costruttore, sono molto particolari e l’idea che siano nel vero mi è venuta appena, come i ragazzini, ho messo le mani sulla membrana per spostarla avanti ed indietro. Come vado predicando da anni questi driver rappresentano l’esatto contrario dei driver costruiti oggi per le basse frequenze. Non usa masse da 500 grammi e nemmeno cedevolezze da zero-virgola-zero… millimetri per Newton, ma al contrario usa una massa molto contenuta ed una cedevolezza nei limiti possibili.

Questa scelta ne implica altre: una massa leggera con una cedevolezza decente deve possedere una notevole escursione lineare ed una bassa deformazione delle componenti elastiche, ovvero centratore ed anello esterno di sospensione. Questi ultimi a parità di forza applicata sono soggetti a deformazioni maggiori rispetto ai driver a bassa cedevolezza e quindi devono essere studiati con attenzione. Per il materiale della membrana è stata scelta la cellulosa a fibre lunghe che, a detta del costruttore, è l’unica capace di mettere d’accordo leggerezza e rigidità. Le sospensioni sono realizzate in gomma ed utilizzano una lavorazione messa a punto dallo stesso costruttore. Un anello di alluminio posto sul polo centrale assicura assieme alla terminazione a “T” una notevole linearità del campo magnetico. 


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L’interno, come visibile dalle foto, appare immediatamente di gran solidità. Un rinforzo interno posto all’incirca alla metà del box, sia nel modello più piccolo che in quello più grande, riduce ad un nulla qualunque innesco di vibrazione, lasciando comunque spazio all’emissione posteriore della membrana. Tutte le pareti al di fuori di quella che ospita l’altoparlante e quella, alle spalle, che ospita l’elettronica, ricevono un irrigidimento notevole dalla struttura di rinforzo, che ha uno spessore simile a quello delle pareti con cui sono costruiti i due box. L’interno dei due subwoofer risulta dunque suddiviso in setti, anche se le profonde aperture laterali consentono un agevole passaggio dell’aria, evitando pericolosi “sub-accordi”  interni che spesso rovinano la regolarità della risposta.

I due condotti interni possono apparire ad una prima occhiata abbastanza strani. In entrambi i subwoofer abbiamo infatti due condotti che possono essere utilizzati o invalidati a seconda delle esigenze dell’ambiente grazie a due cilindri di poliuretano mediamente denso forniti in dotazione che ne possono chiudere uno o entrambi. Nel Sub 10.17 con un trasduttore da 10 pollici abbiamo due condotti da 85 millimetri di diametro interno mentre nel Sub 12.17 entrambi i condotti hanno un diametro da ben 10 centimetri.  La cosa simpatica ed all’apparenza strana è rappresentata dalla lunghezza. In entrambi i modelli possiamo notare come un condotto sia abbastanza corto (18 cm. nel sub grande e 25 nel sub piccolo) mentre l’altro sia sensibilmente più lungo (57 cm nel sub grande e 31 nel sub piccolo). I quattro condotti sono tutti leggermente svasati sia all’uscita sul pannello frontale che all’interno.


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La differenza tra la lunghezza dei condotti di accordo ha messo in moto una serie di analisi abbastanza frettolose e spettacolari per imprecisione e fantasia. Guardando il circuito dall’inflessibile punto di vista del modello matematico che ne regola il funzionamento ricordiamo che un condotto di accordo è assimilabile ad una induttanza con in serie una resistenza che ne limita le prestazioni a causa delle perdite, perdite che possono essere dovute alle dimensioni, alla struttura dritta o dotata di varie piegature, ed alla presenza di materiale assorbente all’interno o nelle vicinanze. Montare due condotti di caratteristiche diverse che lavorano nello stesso volume significa avere nel modello completo due induttanze in parallelo, con perdite, e quindi con resistenze, leggermente differenti ma comunque quasi del tutto ininfluenti sulla frequenza di accordo. Tutto ciò nell’ipotesi che l’amplificatore di potenza fornisca una risposta priva di equalizzazioni particolari.

In Figura 1, qui in basso, possiamo vedere di cosa stiamo parlando. Il rettangolo di colore verde racchiude lo schema dell’altoparlante, quello rosso le porzioni di circuito costituenti il volume del box ed infine il rettangolo blu identifica i due condotti di accordo Map1 e Map2, e le due resistenze di perdita  Rap1 e Rap2. Per un valore di Rap1 e Rap2 ragionevolmente contenuto è chiaro che le due induttanze siano da considerarsi in parallelo, e che diano origine ad una sola induttanza di valore sensibilmente inferiore, motivo per il quale la frequenza di accordo box-condotti aumenterà, esattamente come visibile nei grafici di risposta. Volendo misurare le risposte dei singoli condotti scopriamo che sul Sub 12.17 le diverse dimensioni conducono a frequenze di accordo di 25,8 Hz e 28 Hz, mentre sul Sub 10.17 siamo a 26,8 e 28 Hz.


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Almeno nella risposta pratica, fortemente condizionata dall’equalizzazione del DSP che interviene ovviamente quasi alle stesse frequenze. Il fatto poi che ci sia un passa alto equalizzatore, ovvero un passa alto poco smorzato con svariati decibel di esaltazione sancisce, ove non sia ben chiaro, che anche con la configurazione “cassa chiusa” ovvero con tutti i condotti chiusi, la pendenza del passa alto è sempre superiore a 24 decibel per ottava, ovvero come quella caratteristica di un bass reflex. Quindi toglietevi dalla testa lo smorzamento caratteristico di una sospensione pneumatica!

 

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