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Recensione TV OLED LG G4: tecnologia MLA e ottimo rapporto qualità/prezzo
Recensione TV OLED LG G4: tecnologia MLA e ottimo rapporto qualità/prezzo
Nicola Zucchini Buriani - 16 Aprile 2025
“LG G4 è un OLED completo: design curato, qualità d’immagine eccellente, funzioni gaming avanzate e buon rapporto qualità/prezzo. Un TV di riferimento che sfrutta appieno la tecnologia MLA.”
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I TV LG serie G sono da anni tra le soluzioni più valide nel segmento OLED di fascia alta. Offrono un design curato, una qualità d’immagine ai vertici della categoria e una dotazione completa. La Smart TV è evoluta, le funzionalità gaming offrono tutto quello che serve ai giocatori più esigenti e la connettività HDMI 2.1 è la più completa in assoluto.

Lo shoot-out che AVMagazine ha organizzato tra novembre e dicembre 2024 mi ha dato l’occasione per provare a fondo il G4 da 55 pollici. La mia prova arriva quindi un po’ più tardi ma con qualche particolare in più che abbiamo scoperto in redazione, soprattutto per quanto riguarda la taratura di fabbrica e anche la calibrazione.

Non è però l’unico aspetto che ho potuto approfondire: il confronto diretto con altri due TV mi ha permesso di valutare molto accuratamente il tone mapping, dinamico e non, e anche il lavoro svolto dall’elettronica, che su questa serie è un argomento particolarmente interessante.

 

Sommario

 

Caratteristiche e design


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LG G4 prende il posto del precedente G3, confermandosi come il modello di punta del colosso coreano. La definizione di “ammiraglia” è però da contestualizzare, considerando l’esistenza della serie M4, un altro prodotto premium con un focus differente: mentre i G4 puntano tutto sulle prestazioni, gli M4 si distinguono per la connettività wireless, che rappresenta il loro vero punto di forza.

Il passaggio al nuovo modello porta con sé vari cambiamenti, a cominciare dall’ultima evoluzione del pannello OLED Evo di LG Display, arricchito dalla tecnologia MLA (Micro Lens Array), già vista sul G3 ma ulteriormente migliorata per incrementare la luminosità di picco e l’efficienza energetica.


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Il nuovo modello adotta inoltre il nuovo processore Alpha 11 4K AI, il chip più avanzato sviluppato da LG per l’elaborazione delle immagini. Questo SoC si occupa dell’upscaling (AI Super Upscaling), dell’aumento del dettaglio e della riduzione del rumore (AI Super Resolution) e del tone mapping dinamico (Dynamic Tone Mapping Pro), grazie anche al contributo dell’ormai onnipresente intelligenza artificiale.

L’Alpha 11 offre prestazioni superiori rispetto alla generazione precedente: LG dichiara un incremento di 4 volte nei calcoli legati all’AI, di 1,7 volte per elaborazioni grafiche e di 1,3 volte per la capacità di calcolo. Il TV supporta ovviamente la risoluzione Ultra HD con una frequenza di aggiornamento fino a 144 Hz, pensata per offrire la massima reattività anche ai gamer più esigenti.


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Per quanto riguarda la parte “smart”, il G4 è equipaggiato con webOS 24, la versione più recente della piattaforma LG, ora più personalizzabile e con la possibilità di creare fino a 10 profili per altrettanti utenti. Per passare da uno all’altro basta la propria voce: ciascun profilo può averne una associata. L’interfaccia è stata parzialmente modificata: tutti i contenuti e le app sono raggruppate in macro-categorie denominate Dynamic Q Card. La differenza rispetto a webOS 23 consiste nel fatto che ora le Card (precedentemente note come Quick Card) mostrano un’anteprima quando l'utente le scorre col telecomando.

L’integrazione con gli assistenti vocali rimane una delle caratteristiche distintive di LG, con pieno supporto a Google Assistant e Alexa direttamente dal telecomando. Sui TV LG G4, come su tutti gli OLED LG, sono garantiti 5 anni di aggiornamenti. In altre parole, il televisore riceverà 4 versioni successive di webOS con le relative funzionalità. L'unica eccezione riguarda le funzioni che richiedono hardware aggiuntivo, che non potranno essere supportate dai modelli precedenti. È possibile riprodurre contenuti in HDR nei formati HDR10, HLG e Dolby Vision IQ fino a 144 Hz, inclusa la funzione Precision Detail.


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Passando all’audio, LG ha mantenuto un sistema avanzato con supporto Dolby Atmos e upmix fino a 9.1.2 canali virtuali, sfruttando gli algoritmi del processore per ricreare un effetto surround avvolgente. Il TV è dotato di un sistema a 4.2 canali da 60 W e supporta il “passthroughdi tutti i formati DTS (via HDMI eARC), inclusi DTS-HD Master Audio e DTS:X.

Sul fronte della connettività, troviamo quattro porte HDMI 2.1, tutte in grado di gestire segnali Ultra HD a 144 Hz con Variable Refresh Rate, FreeSync Premium, G-Sync, Auto Low Latency Mode e anche Quick Media Switching. Quest’ultima è tuttora una rarità: si tratta della possibilità di eliminare le schermate nere causate dal cambiamento nella frequenza di aggiornamento.


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Il design resta fedele alla tradizione “Gallery”, con linee minimaliste e una finitura in metallo spazzolato che conferisce un aspetto elegante e moderno. La struttura ultrasottile è chiaramente pensata per il montaggio a filo della parete, ma chi preferisce una configurazione più tradizionale può optare per il supporto da tavolo. Non è più necessario acquistare la base separatamente, come accadeva con la serie G3: basta scegliere in fase di acquisto il modello OLED55G46LS (supporto da tavolo) o OLED55G46LW (staffa).

La base si può agganciare a due altezze diverse: più vicina al piano di appoggio o più in alto per fare spazio a una soundbar, senza correre il rischio di coprire parte dello schermo. A livello costruttivo, LG conferma l’attenzione ai dettagli, con materiali premium e un assemblaggio solido.


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Caratteristiche dichiarate:

  • Modello: OLED55G46LS / OLED55G46LW
  • Diagonale: 55"
  • Risoluzione: Ultra HD, 3840 x 2160 pixel
  • Pannello: OLED evo (WRGB) MLA (Micro Lens Array)
  • Frequenza di aggiornamento: fino a 144 Hz
  • Picco di luminanza: circa 1.500 nit
  • Tipo HDR: HLG, HDR10, Dolby Vision, Dolby Vision IQ
  • Tipo audio: Dolby Atmos, 60 W totali (4.2 canali)
  • SoC: O24
  • Processore: Alpha 11 AI Processor 4K
  • Ricevitore: DVB-T2, DVB-S2, HEVC 60p
  • App: Netflix, Prime Video, Disney+, Apple TV+, YouTube, Rakuten, RaiPlay, DAZN, NOW, Mediaset Infinity, Spotify
  • Ingressi: 4x HDMI 2.1 (tutte con VRR, QMS, ALLM, G-Sync e FreeSync, una con eARC)
  • Uscite: 1x audio digitale ottica
  • Uscita cuffie: No
  • Calibrazione bianco: 2 punti + 22 punti
  • Calibrazione gamma: No
  • Calibrazione colore: 6 assi (saturazione, tinta, luminosità per primari e secondari)
  • USB: 3x (tutte 2.0)
  • Wi-Fi: Sì (Wi-Fi 6)
  • LAN / Bluetooth: Sì / Sì (Bluetooth 5.0)
  • Telecomando: Sì (Magic Remote)
  • Consumo: circa 111 W in SDR, 210 W in HDR
  • Dimensioni: 1.225 (L) × 24.3 (P) × 703 (A) mm senza base
  • Peso: 17,1 kg
  • Prezzo suggerito: circa 2.399 euro

 

La dominante verde del G4


LG G4 (a sinistra) e B2 perfettamente calibrati con lo stesso profilo generico OLED WRGB
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Sono davvero pochissime le riviste online e i siti web specializzati che propongono analisi e misure dei TV con strumenti di misura adeguati, come quelli utilizzati da più di 20 anni da avmagazine.it, soprattutto in Italia. La strumentazione base per l'analisi di un TV prevede l'utilizzo di uno spettrometro ad alta risoluzione, lento e poco sensibile sulle basse luci ma indispensabile per un'analisi sul colore precisa e affidabile, per avere un riferimento che permetta poi di proseguire le misure in rapidità con un colorimetro.


Menu di profilazione mediante spettrometro con il software ColourSpace
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Nell'analisi di un TV su avmagazine procediamo esattamente in questo modo: prima di tutto vengono misurate le tre componenti primarie RGB e il bianco ad elevata luminanza con uno spettrometro ad alta risoluzione; viene subito creato un profilo per "istruire" il colorimetro, con cui verranno effettuate tutte le misure sul TV. La quasi totalità delle altre riviste fa invece a meno dello spettrometro e utilizza uno dei profili "universali" che sono disponibili per l'analisi dei TV, specialmente quelli con tecnologia OLED WRGB, ovvero con pannelli prodotti direttamente da LG Display o su licenza della stessa.


Il profilo generico OLED TV (WRGB) in Calman utilizzato praticamente da tutti
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Il problema è che, all'interno di questa tecnologia, c'è tanta variabilità nello spettro di emissione, che porta a numerosi errori, specialmente nella lettura del bilanciamento del bianco. Errori che possono essere scoperti anche senza spettrometro: basta affiancare al TV sotto analisi un altro modello, con spettro di emissione conosciuto. Se il colorimetro ci dice che sono identici mentre l'occhio percepisce che non lo sono, allora c'è sicuramente qualcosa che non va e bisognerebbe procedere quantomeno ad una verifica con un comparatore ottico.


I due diversi spettri di emissione della componente verde nel G4 e nel B2
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Nello specifico, l'analisi delle componenti del nostro OLED G4 da 55" in prova rileva uno spettro di emissione leggermente diverso da altri pannelli WRGB, proprio sulla componente verde: una differenza che può trarre in inganno il colorimetro, portandolo a sotto-stimare proprio questa componente nell'analisi del bilanciamento del bianco. Se avete un G4 e non siete dotati di spettrometro ad elevata risoluzione (i modelli i1Pro e ColorMunki sono poco utili allo scopo), potete provare ad utilizzare in emergenza il profilo predefinito per la misura dei display con Quantum Dot.


Sempre G4 (sinistra) e B2 dopo la calibrazione, con profilo generico OLED WRGB
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C'è da aggiungere anche che la produzione recente di G4 sembra aver subito, in questi ultimi 9 mesi, una sensibile variabilità, che ha portato alcuni modelli a presentare una dominante verde ben più elevata rispetto al modello che abbiamo utilizzato per lo shoot-out. A questo proposito vi segnaliamo l'analisi statistica effettuata da rtings, disponibile a questo indirizzo, con più di 100 segnalazioni anche se limitate dall'utilizzo di strumentazione piuttosto eterogenea e spesso senza riferimenti affidabili. Diffidate di chi non utilizza strumentazione adeguata e passate parola.


Sempre G4 (sinistra) e B2 dopo la calibrazione, con profilazione del colorimetro
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In alto potete osservare il risultato della calibrazione del bilanciamento del bianco dopo la profilazione del colorimetro utilizzando come riferimento uno spettrometro ad elevata risoluzione (2nm FWHM). La foto del confronto con un altro TV con tecnologia OLED WRGB, in questo caso un LG 55B2, può dare un'idea della situazione, con un equilibrio sul bilanciamento del bianco decisamente più vicino, osservato con pattern test "grigio" al 20% di intensità della scala dei grigi. In realtà nella foto il G4 ha una leggerissima dominante fredda (un leggero eccesso di blu), causato dal metamerismo dei filtri colore della fotocamera utilizzata. Dal vivo il bilanciamento del bianco dei due TV è perfettamente identico.

 

Misure e calibrazione

 
Bilanciamento del bianco e gamut in modalità Risparmio energetico SDR
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Tutte le misure sono effettuate con il software Calman Calibration Software di Portrait Displays. Alla prima accensione, il TV propone di default la modalità “Risparmio energetico automatico”, pensata per ridurre l’impatto ambientale. Consiglio di cambiarla immediatamente: non è accurata e limita le potenzialità del pannello, a cominciare dal picco di luminanza. C’è poi un secondo passaggio fondamentale: la disattivazione delle funzioni di risparmio energetico.

 
Bilanciamento del bianco e gamut in modalità Filmmaker SDR
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Anche se non è affatto intuitivo, la modalità video e le funzioni di efficientamento energetico sono due aspetti separati. Limitarsi a cambiare il profilo video non basta: le ottimizzazioni per il contenimento dei consumi restano comunque attive. Per disattivarle del tutto, è necessario seguire il percorso: Impostazioni -> Generale -> Risparmio energetico -> Disattiva. Solo a questo punto si può scegliere una delle modalità video più corrette:

SDR e HDR

  • Ambiente luminoso: Cinema (SDR) e Cinema Home (HDR)
  • Ambiente oscurato: Filmmaker o ISF Esperto (ambiente scuro, notte)

 
Color checker e saturazioni in modalità Filmmaker SDR
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Dolby Vision

  • Ambiente luminoso: Dolby Vision Home Cinema
  • Ambiente oscurato: Dolby Vision Filmmaker

Le modalità Filmmaker e ISF Esperto sono pressoché identiche, con l’unica differenza nella luminanza massima: 326 nit per Filmmaker contro 265 nit per ISF. In ogni caso, consiglio di intervenire manualmente sulla Luminosità Pixel OLED: nel profilo Filmmaker il valore predefinito è 80, troppo elevato per una visione in ambienti poco illuminati. Nei miei test, impostando il livello a 25 ho ottenuto un valore più adeguato, attorno ai 150 nit.


Bilanciamento del bianco in modalità Vivace HDR
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L’eccesso di verde di cui ho parlato nel capitolo precedente, si riscontra in diverse modalità video con la calibrazione di fabbrica, ed è visibile non solo con gli strumenti, ma anche a occhio. La modalità Cinema in SDR, ad esempio, pur offrendo buoni risultati, mostra un DeltaE medio di 2.7, se si considera come riferimento un’impostazione da ambiente illuminato (gamma tra 2.1 e 2.2). Il valore massimo supera di poco il 4, e sappiamo che tutto ciò che non scende sotto il 3 è già percepibile all’occhio di un utente medio.

 
Bilanciamento del bianco e color match in modalità Filmmaker HDR
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Le modalità Filmmaker e ISF per la visione notturna si comportano in modo analogo: il DeltaE medio si attesta su 2.6, con un picco di 4.4 sul bianco. La linearità è ottima: il gamma è leggermente più basso del riferimento (2.4) e schiarisce lievemente l’immagine su quasi tutta la scala, arrivando come deviazione massima a 2,28. Anche la fedeltà cromatica è generalmente buona, pur con qualche imprecisione visibile. Sul triangolo del gamut solo il ciano ha un DeltaE superiore a 2 (2.5), mentre nel color checker ho misurato una media di 2.17, con picchi fino a 4.22. Tra questi rientrano anche alcuni incarnati, e in certe sequenze l’errore si nota: ad esempio, in un primo piano di Ed Harris in “Top Gun: Maverick”.

 
Color checker e saturazioni DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR
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Il picco di luminanza in gamma dinamica standard (SDR), con il bianco a tutto schermo, raggiunge i 294 nit, un valore superiore a quello registrato in HDR. Evidentemente LG adotta in SDR un’impostazione meno restrittiva del limitatore ABL (Average Brightness Limiter), di conseguenza il televisore è più luminoso rispetto alla modalità HDR. È quindi importante fare attenzione a ciò che si legge o si ascolta online: la misura della massima luminanza a tutto schermo non andrebbe mai effettuata unicamente in HDR. La gestione dell’ABL può variare tra SDR e HDR, e il G4 ne è un chiaro esempio.

 
Spazi colore BT.2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR
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Con i contenuti in alta gamma dinamica, la modalità predefinita è Vivace, che ha come unico pregio quello di spingere la luminanza massima fino a 2.200 nit, sebbene solo per brevi istanti. Nonostante questo, un bianco marcatamente tendente al blu, una luminosità eccessiva su tutta l’immagine e una resa cromatica poco fedele rendono consigliabile il passaggio immediato a modalità video più accurate. Tra queste, la Filmmaker HDR risulta meglio calibrata rispetto alla sua controparte in SDR: il DeltaE non supera i 3.9. La linearità è buona, anche se perfettibile: il grafico della curva EOTF evidenzia un leggero scostamento verso l’alto, segnale che il TV tende a schiarire lievemente l’immagine lungo tutta la scala tonale.


Picchi di luminanza in SDR
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Il G4 applica unroll-offpiuttosto netto: come evidenziato dai grafici allegati all'articolo, il televisore segue con grande precisione la curva EOTF. Questo si traduce in un tone mapping che tende a preservare il più possibile la massima luminanza, anche a costo di sacrificare qualche dettaglio nelle aree più luminose. Il roll-off rappresenta proprio quel punto in cui il TV inizia ad adattare il segnale per gestire i picchi che superano le sue capacità.


Picchi di luminanza in HDR
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I picchi di luminanza sono i seguenti:

  • Schermata all’1%: circa 1.567 nit
  • Schermata al 2%: circa 1.570 nit
  • Schermata al 5%: circa 1.515 nit
  • Schermata al 10%: circa 1.508 nit
  • Schermata al 25%: circa 705 nit
  • Schermata al 50%: circa 478 nit
  • Schermata al 75%: circa 348 nit
  • Schermata al 100%: circa 224 nit

Per quanto riguarda la resa cromatica, il G4 si comporta molto bene, in particolare con le tinte campione del color match, un test notoriamente impegnativo perché valuta non solo la fedeltà rispetto agli spazi colore più estesi, ma anche la gestione della luminanza. Proprio su quest’ultimo aspetto, l’errore risulta contenuto: il DeltaE massimo si ferma a 3.29. LG è riuscita a coniugare una notevole precisione cromatica con immagini brillanti, un equilibrio non semplice da ottenere. Molti altri prodotti, infatti, mostrano un margine d’errore piuttosto elevato nella luminanza dei colori.

 
Bilanciamento del bianco e gamut in modalità Filmmaker SDR calibrata
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La calibrazione del TV è piuttosto semplice: gli strumenti a disposizione sono numerosi ed efficaci. Volendo essere pignoli, si potrebbe segnalare l’assenza di controlli specifici per il gamma, ma in realtà non se ne avverte affatto la mancanza. Già con il bilanciamento del bianco a 2 punti si ottengono risultati molto validi, ma intervenendo sui controlli a 22 punti e sulla regolazione dei colori – primari e secondari, con gestione di tinta, saturazione e luminanza – si può arrivare a una taratura di livello davvero eccellente.

 
Color checker e saturazioni in modalità Filmmaker SDR calibrata
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Come già accadeva sui modelli precedenti, anche i nuovi OLED LG offrono la possibilità di utilizzare una 3D LUT generata con vari software come Calman di Portrait Displays o ColourSpace di Light Illusion. Calman consente inoltre di eseguire una calibrazione automatica, sfruttando una licenza Calman Home e un colorimetro: il televisore è infatti in grado di generare autonomamente i segnali di test necessari.

 
Bilanciamento del bianco e color match in modalità Filmmaker HDR calibrata
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Una novità – seppur parziale – introdotta con la gamma OLED 2024 è la nuova voce “Professionale” all’interno del menu dedicato alla Mappatura dinamica dei toni. Attivandola, è possibile regolare manualmente il tone mapping del TV per contenuti masterizzati a 1.000, 4.000 e 10.000 nit. Si tratta, in sostanza, delle stesse impostazioni che prima erano accessibili solo tramite Calman. Il mio consiglio, però, è di intervenire su queste regolazioni solo se si ha una buona conoscenza dell’argomento: il rischio di compromettere visibilmente la qualità delle immagini è piuttosto elevato.

 
Color checker e saturazioni DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR calibrata
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In SDR, il G4 calibrato si avvicina moltissimo al riferimento: la scala dei grigi registra un DeltaE medio di appena 0.6, con una linearità eccellente. Anche i colori si comportano molto bene: nel test del color checker, il DeltaE medio è pari a 1.18, con un picco massimo di 1.91, ben al di sotto della soglia visibile per l’occhio umano. Un risultato simile si ottiene anche con le saturazioni, dove l’errore rilevato è praticamente identico. In HDR, le prestazioni si confermano altrettanto solide: il DeltaE massimo scende fino a 0.8, un valore del tutto trascurabile.

 
Spazi colore BT.2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR calibrata
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La tendenza a schiarire lievemente l’immagine, presente con le impostazioni di fabbrica, non scompare del tutto, ma viene attenuata fino a diventare quasi impercettibile. Anche affiancando il G4 ad altri schermi, è davvero difficile cogliere differenze, e solo in presenza di contenuti molto specifici. Sul fronte cromatico, i miglioramenti più evidenti si notano nelle saturazioni: il magenta, in particolare, non mostra più la lieve deriva verso il blu riscontrabile con le regolazioni di base. Il DeltaE medio scende da 1.5 a 1.4, mentre il massimo cala da 2.43 a 2.37. La copertura dello spazio colore BT.2020 si attesta al 71,27% xy e al 70,97% uv, mentre per il DCI-P3 raggiunge il 94,83% xy e il 93,58% uv.

 

La prova di visione


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Il SoC O24 e le nuove elaborazioni affidate al processore Alpha 11, entrambi al debutto sulla serie G4, hanno portato cambiamenti evidenti nel trattamento dei segnali video. Il più importante, a mio avviso, è l’incremento del dettaglio. Confrontando il G4 con altri TV, tra cui anche il Sony Bravia 7 con Reality Creation, si nota immediatamente che l’OLED di LG applica sempre una maschera di contrasto. Anche con la nitidezza al minimo il segnale viene rielaborato: si vede molto bene con i segnali test, in special modo se si affiancano prodotti che invece sono molto neutri da questo punto di vista, come i Panasonic Z95A (qui la nostra recensione).

Questo comportamento non è legato alla risoluzione: l'ho riscontrato sia con sorgenti SD sia con quelle HD e anche Ultra HD. Se dovessi definire il G4 da questo punto di vista, direi che è un prodotto un pochino ruffiano: gioca sull’incisività dell’immagine per dare un tocco di profondità in più al quadro, senza esagerare e andando a colpire su un aspetto che molti tendono a gradire - è uno dei motivi per cui i TV e i proiettori Sony con Reality Creation sono tanto apprezzati. Questa scelta generalmente paga, ma in certi casi c’è un rovescio della medaglia: in alcuni contenuti l’enfasi sul dettaglio tende ad essere leggermente eccessiva, con particolari che risaltano più di quanto dovrebbero.


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L'attenzione ai dettagli, combinata con l'efficacia degli algoritmi gestiti dal processore Alpha 11, rendono l'upscaling particolarmente riuscito. LG ha fatto un ulteriore passo avanti in questo ambito: se in passato la differenza con i migliori modelli sul mercato (in particolare i Sony, a mio avviso) era ancora evidente, oggi la distanza è sensibilmente ridotta, tanto che in alcune scene diventa quasi impercettibile. L'unico appunto che mi sento di fare riguarda l'assenza di un maggiore controllo nelle regolazioni: sarebbe utile che l'utente avesse la possibilità di ottenere una resa più neutra, senza l'applicazione della maschera di contrasto.

Il comportamento sulle basse luci è ottimo: rispetto ad altri OLED si apprezza la minor incidenza del chrominance overshoot”, una sorta di bagliori rapidissimi che si manifestano nelle scene scure, specialmente con contenuti più compressi - cioè di bassa qualità. Qui LG ha lavorato bene, sicuramente a livello di elettronica, visto che altri concorrenti con lo stesso pannello ne soffrono di più. Volendo fare un paragone tra modelli dello stesso produttore, rispetto al G3 del 2023 (qui la nostra anteprima) c’è un deciso passo in avanti.


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Questi accorgimenti hanno introdotto un lieve effetto collaterale: in alcune scene scure si può notare un leggero aumento del rumore video, probabilmente dovuto a un maggiore utilizzo del dithering (una tecnica usata per modulare le basse luci) per gestire al meglio il chrominance overshoot. Si tratta di una differenza sottile e, nel complesso, i benefici ottenuti superano questo piccolo compromesso. Ho avuto la conferma testando scene particolarmente scure e complesse tratte dal film “Pan”. Confrontando il G4 con altri TV, ho notato come LG riesca a garantire un ottimo equilibrio complessivo.

Non tutto è riprodotto in modo impeccabile: la luminanza, in alcuni casi, si discosta leggermente, alterando la piena fedeltà artistica. Tuttavia, il livello medio è molto elevato e non si riscontrano deviazioni evidenti, come dimostra la figura in secondo piano in una scena di "Pan", priva della dominante rossastra (errata) che invece affiora su altri OLED. Anche gli interventi sulle immagini in movimento sono migliorate: attivando la funzione TruMotion - che aumenta la fluidità e riduce le sfocature - con sorgenti a 50 fotogrammi al secondo, in pratica tutte le trasmissioni televisive, gli scatti generati sono molto ridotti e bisogna prestare non poca attenzione per notarli.


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Se non si esagera con l'aumento della fluidità, il TruMotion riesce a ridurre efficacemente gli artefatti, rendendoli non fastidiosi. L'opzione migliore è quella "Personale", che permette di regolare separatamente l'aumento della fluidità (De-Judder) e la riduzione della sfocatura (De-Blur). Continua invece a non convincermi la funzione OLED Motion, che inserisce fotogrammi neri per migliorare il dettaglio nei movimenti. I difetti superano ampiamente i benefici: la luminosità diminuisce notevolmente e lo schermo inizia a sfarfallare, causando affaticamento visivo. Questa funzione imposta inoltre la frequenza di aggiornamento a 60 Hz, il che significa che qualsiasi sorgente con una frequenza diversa viene riprodotta a scatti. Il mio consiglio è di ignorarla completamente.

Quando si passa ai contenuti in HDR, il TV può davvero esprimere tutto il suo potenziale: i punti di forza della tecnologia OLED permettono di valorizzare appieno l’ampia gamma dinamica. Il G4 offre immagini di grande profondità, come si nota chiaramente in diverse scene del film “Pan” — un titolo particolarmente impegnativo, con picchi di luminanza elevati (fino a 4.000 nit) e sequenze molto scure ma ricche di dettagli. Non tutto però è sempre perfetto: in alcune situazioni ho rilevato una leggera tendenza ad aprire troppo le basse luci, con il risultato di un’immagine più chiara di quanto richiesto per una resa ideale.


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Si tratta comunque di osservazioni molto puntigliose: la qualità complessiva è alta, e difficilmente ci si farebbe caso senza il confronto diretto con altri TV. È proprio per questo che avere a disposizione tre modelli contemporaneamente durante lo shoot-out si è rivelato estremamente utile. Per completezza, va detto che neppure il Panasonic Z95A ha gestito alla perfezione la stessa scena: in quel caso, le basse luci risultavano leggermente troppo chiuse, quindi più scure. La fedeltà cromatica del G4 è eccellente: i colori appaiono naturali, mai eccessivamente saturi e con la luminanza corretta, un dettaglio che lo distingue nettamente dal Panasonic Z95A. Il colosso giapponese ha scelto un approccio diverso per il tone mapping, ovvero l’elaborazione necessaria ad adattare i contenuti alla luminanza dei televisori. Il Panasonic Z95A dà priorità al mantenimento del dettaglio, anche a costo di sacrificare un po’ di brillantezza, che può apparire inferiore rispetto al G4, pur avendo quest’ultimo un picco di luminanza leggermente più basso.

LG, invece, opta per un’impostazione più orientata all’impatto visivo: punta a mantenere la massima brillantezza possibile, portando più luce sullo schermo, ma rinunciando in parte alla precisione nei dettagli e soprattutto a una piena saturazione dei colori. Questo comportamento è evidente, ad esempio, in “Shark – Il primo squalo”, nella scena in cui l’elicottero sorvola l’oceano con il sole del mattino all’orizzonte. Sul G4 l’immagine è luminosa e d’impatto, ma le tonalità del sole ricordano più un tramonto che un’alba. Una situazione simile si ritrova anche in “Interstellar”, durante l’esplosione della stazione orbitante causata dal personaggio di Matt Damon: le fiamme appaiono più brillanti sul G4, ma tendono al giallo per via della minore saturazione, che fa perdere parte della componente arancione.


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È la dimostrazione che usare pannelli identici non porta necessariamente agli stessi risultati. Panasonic sfrutta meno il sub-pixel bianco degli OLED WRGB (la “W” indica il bianco), preservando meglio la saturazione dei colori. LG fa esattamente l’opposto. Non esiste una scelta giusta o sbagliata: entrambi gli approcci comportano dei compromessi. A fare la differenza, in ultima analisi, è il gusto personale: si preferisce una rappresentazione più fedele all’opera originale o un maggiore coinvolgimento visivo dato dalla superiore luminosità?

Ribadisco comunque che si tratta di sfumature: non bisogna immaginare una luminosità nettamente superiore sul G4, né colori sensibilmente più saturi sullo Z95A. Senza un confronto diretto, sono dettagli che risulterebbero difficili da cogliere. Tuttavia, sono proprio questi elementi a contribuire in modo sottile ma decisivo a definire il “carattere” di ciascun televisore. G4 ha però un vantaggio rispetto a molti altri concorrenti: la funzione Mappatura dinamica dei toni. Si tratta in parole povere del tone mapping dinamico, un adattamento di qualità superiore che analizza le immagini in tempo reale per ottimizzarle scena per scena.


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A differenza della mappatura dei toni convenzionale, che è statica, l’elaborazione dinamica dipende dal processore e varia in base a come questo è stato programmato. Nel mercato TV, LG, a mio parere, è il produttore che attualmente offre i migliori risultati. Attivando la Mappatura dinamica dei toni, è possibile recuperare più dettaglio sia nelle zone più luminose che in quelle più scure. Un esempio chiaro si ha in “Shark – Il primo squalo”, dove le nuvole che si stagliano davanti al sole diventano visibili con maggiore precisione.

Sebbene queste migliorie possano sembrare relativamente sottili, contribuiscono significativamente ad aumentare il senso di profondità dell’immagine. Oltre ai vantaggi, ci sono anche degli svantaggi: per quanto il processore tenda a non alterare troppo l’equilibrio generale, non sempre riesce a rispettare la volontà artistica del regista. In poche parole la visione che si ottiene con il tone mapping dinamico non è sempre la più fedele, talvolta rappresenta un’interpretazione che modifica il modo in cui il contenuto viene proposto allo spettatore.


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Ci sono poi situazioni in cui l’adattamento porta a qualche difetto visivo: in “Pan”, nella sequenza in cui il veliero solca il cielo, il sole appare dietro alle bolle che fluttuano nell’aria. Con il tone mapping dinamico attivo, in una scena il bagliore diventa eccessivo, trasformandosi in una macchia luminosa – lo si vede nella foto qui sopra. Il mio consiglio è di sperimentare: in alcuni contenuti, la Mappatura dinamica dei toni è utile e consigliata, mentre in altri è meglio evitarla. In generale, comunque, la qualità media è molto buona, ed è proprio questo che mi fa preferire questa funzione rispetto a quelle simili su altri televisori, dove l’equilibrio generale subisce cedimenti evidenti in casi tutt’altro che rari, creando un elemento di disturbo che compromette il piacere della visione.

Il G4 gestisce le sfumature con buona precisione, anche se non è privo di qualche imperfezione. Un esempio arriva dal film “Sopravvissuto – The Martian”, dove le ampie e uniformi tinte arancioni del cielo mettono in risalto queste imprecisioni. Il limite si nota ancora di più in “No Time to Die”, l’ultimo capitolo della saga di 007: nelle sequenze girate a Matera, quando il protagonista sale in auto, c’è un’inquadratura ravvicinata del retro del veicolo. Sulle sfumature della carrozzeria compare un leggero effetto moiré, una sorta di interferenza che si manifesta con riflessi intrecciati.


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Nel menu è presente una funzione pensata proprio per ottimizzare la resa delle sfumature e ridurre il banding, ovvero quelle fastidiose strisce di colore che si formano quando la transizione tra una tonalità e l’altra è troppo brusca. Si chiama Gradazione cromatica e, impostata su Basso, offre risultati abbastanza buoni, anche se non riesce a eliminare del tutto il problema. Sconsiglio invece le impostazioni più spinte: se da un lato rendono la transizione tra le sfumature più morbida, dall’altro comportano una perdita evidente di micro-dettagli, finendo per peggiorare l’immagine più di quanto non la migliorino.

L’uniformità dell’esemplare in prova si è dimostrata molto buona: su segnali test con grigi molto scuri ho rilevato un leggero accenno di banding verticale (sottili strisce più scure), ma si tratta di difformità talmente contenute da risultare praticamente invisibili senza un’osservazione attenta. Nell’uso reale, è difficile che emergano imperfezioni percepibili. Ottimo anche il trattamento antiriflesso: nonostante lo schermo sia lucido (glossy), il rivestimento applicato riesce a ridurre in modo molto efficace i riflessi ambientali.


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Sul fronte Smart TV, LG continua nella sua opera di affinamento: le novità introdotte non stravolgono l’esperienza d’uso, ma migliorano l’organizzazione dei contenuti e soprattutto ne rendono la fruizione più semplice. L’esempio perfetto è il chatbot integrato, che funziona in modo simile a ChatGPT e aiuta l’utente a navigare tra le impostazioni o a risolvere eventuali problemi. La fluidità generale è buona, anche se ogni tanto si percepisce qualche incertezza: segno che l’interfaccia a tutto schermo – introdotta da tempo su webOS – necessita ancora di qualche ottimizzazione per risultare davvero impeccabile.

L’audio integrato si distingue per prestazioni superiori la media, pur presentando alcune limitazioni, in parte giustificate dal profilo sottile del pannello. C'è un buon bilanciamento generale e una riproduzione chiara dei dialoghi, che garantisce una facile comprensione del parlato. Le basse frequenze sono presenti ma non particolarmente profonde o articolate: va sicuramente meglio rispetto a molti TV piatti, che ne sono del tutto privi o quasi, ma il divario rispetto a un sistema audio dedicato o a una soundbar di fascia alta resta marcato. Un altro aspetto che non mi ha convinto del tutto è il volume massimo raggiungibile: si può aumentare senza incorrere subito in distorsioni, ma non abbastanza da sonorizzare efficacemente ambienti di ampie dimensioni.


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Concludo con le prestazioni legate al gaming: G4 ha un input lag di circa 10 millisecondi a 60 Hz, che scendono a poco più di 5 millisecondi a 120 Hz. La risposta ai comandi è dunque estremamente rapida, così come la reattività del pannello, merito della tecnologia OLED. Un ulteriore punto a favore è la possibilità, in modalità Game Optimizer, di attivare la Mappatura dinamica dei toni, un’opzione che può tornare utile per ottimizzare l’esperienza di gioco in HDR.

 

Conclusioni e pagella


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Con il G4, LG si conferma ancora una volta come uno dei protagonisti assoluti nel panorama OLED. La base di partenza è quella solida del G3, e i miglioramenti apportati sono prevalentemente incrementali. Non parliamo di una rivoluzione, ma di un’evoluzione che dà vita a un prodotto completo e decisamente interessante: design curato, ottima qualità costruttiva e prestazioni di livello lo collocano ai vertici del mercato, in diretta competizione con marchi di grande prestigio, primo fra tutti Panasonic.

Il riferimento non è casuale: G4 e Z95A condividono il cuore tecnologico, ovvero il pannello, e presentano molte somiglianze, pur mantenendo ciascuno una propria identità ben definita. Panasonic resta fedele alla sua filosofia: il Z95A si distingue per rigore e sobrietà, interviene sull’immagine solo quanto basta per garantire la massima fedeltà visiva, con un approccio quasi “analogico”. Il G4 percorre una strada parallela ma con una diversa filosofia: pur restando molto preciso nella riproduzione cromatica, privilegia un impatto visivo più marcato. Questo si traduce in un dettaglio più spinto e in una gestione dell’HDR che tende a massimizzare la brillantezza dell’immagine, anche a costo di sacrificare qualche sfumatura – è quasi l’opposto di Panasonic.


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Stabilire quale dei due sia “migliore” è impossibile: entrano in gioco gusti personali e preferenze di visione che possono far pendere la scelta da un lato o dall’altro. Se il confronto col Panasonic Z95A può lasciare spazio a preferenze soggettive, non è invece difficile riconoscere i pregi dell’OLED LG. G4 si distingue per la qualità dell’immagine, l’eccellente elaborazione del segnale, le funzionalità legate al gaming e la ricca dotazione. Tra gli aspetti meno convincenti figura l’audio: sebbene sopra la media per un TV piatto, un prodotto di questa fascia meriterebbe l’affiancamento di un sistema dedicato, capace di restituire bassi più corposi e una maggiore pressione sonora.

Va inoltre prestata attenzione a certe elaborazioni, come la Mappatura dinamica dei toni: una funzione spesso efficace, ma che può alterare sensibilmente l’intento artistico originale, modificando il modo in cui l’opera viene presentata allo spettatore. Ultimo, ma non meno importante, l’assenza del supporto ad HDR10+: anche se c'è Dolby Vision, la crescente diffusione del formato privo di royalty avrebbe reso auspicabile un’inclusione anche di quest’ultimo.


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Nel complesso, il giudizio è molto positivo. Alla luce del suo attuale posizionamento sul mercato – nettamente più competitivo rispetto al lancio – il G4 si presenta come un’ottima scelta per chi cerca un OLED di alto livello, completo e con un buon rapporto qualità/prezzo.

La pagella secondo Nicola Zucchini Buriani: voto finale 8,7

  • Costruzione: 9
  • Versatilità: 8,5
  • Menu e taratura: 9,0
  • Prestazioni in SDR: 8,5
  • Prestazioni in HDR: 9,0
  • Riproduzione audio: 6,7
  • Rapporto Q/P: 8,0

Per maggiori informazioni: sito ufficiale LG