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Creata da Tim Miller e prodotta da David Fincher, Love, Death & Robots è approdata su Netflix a marzo 2019. Sembra trascorsa una vita intera da allora, in parte a causa della pandemia e in parte per la mancanza da oltre due anni di una produzione tanto sorprendente quanto affascinante e curata. Lo stile che unisce i singoli episodi di questa serie antologica si riassume nelle tre icone che accompagnano ogni titolo dando così una sorta di minitrailer (cosa vista anche nella serie Ozark). Il desiderio dello spettatore è ancora una volta quello di non fermarsi dopo la visione del primo episodio, specialmente considerando la breve durata di ognuno e soprattutto la sempre ottima costruzione, che nella diversità di ogni cortometraggio si concentra sul filo rosso riassunto nel titolo della serie. Gli otto episodi di questo secondo volume sono abbastanza variegati, non quanto nel primo, ma sempre seguendo e rispettando la linea tracciata. episodio 1 | Servizio clienti automatico | voto 8 Il tono surreale e grottesco della storia si mescola alla cura dei dettagli, anche di quelli minimi, con un’animazione tridimensionale che distorce le proporzioni umane degli anziani ma non le altre, quasi a volerne sottolineare l’inadeguatezza in un contesto tecnologicamente avanzato. Da una parte una signora e il suo cane in lotta contro un aspirapolvere ben equipaggiato, dall’altra il servizio clienti del robot che piuttosto che aiutare a risolvere l’inquietante problema si limita a dare istruzioni discutibili su come evitare il peggio, tutto per ottenere altro denaro dalla sventurata. Divertente, ironico e ribelle. episodio 2 | Ghiaccio | voto 7,5 Giocato sulle immagini in cui dominano il bianco, il nero e il grigio, il secondo episodio si gioca sul bisogno di un ragazzo (a)normale di apparire uguale agli altri. La noia e il nichilismo regnano sovrani sul freddo pianeta, ma la folle corsa sul ghiaccio pompa adrenalina e genera meraviglia. Peccato non aver approfondito le origini della storia, svelando per esempio il motivo per cui Sedgewick non è stato modificato, cosa che avrebbe motivato ulteriormente una storia di coraggio e affermazione di sé. Avventuroso e sferzante. episodio 3 | Pop squad | voto 8,8 Il terzo episodio è evidentemente ispirato a Blade Runner, con i bambini da terminare al posto dei replicanti, le stesse atmosfere notturne e uggiose, le auto volanti e la contrapposizione tra elite e disperati. Tra questi ultimi però c’è chi, contro la legge, concepisce figli. Idealmente potrebbe rappresentare un prequel di Highlander - L’ultimo immortale in cui i Queen cantavano Chi vuole vivere per sempre?. Noir intelligente, profondo e riflessivo. episodio 4 | Snow nel deserto | voto 7,9 Il quarto episodio potrebbe benissimo essere il prequel del precedente, anche per un particolare parallelo col capolavoro di Ridley Scott e per l’aderenza col film con Christopher Lambert. Un uomo che ha avuto dalla natura il dono dell’immortalità ma che paradossalmente si ritrova a viaggiare da solo nel polveroso deserto. A inseguirlo c’è chi vorrebbe analizzarlo per impossessarsi di quel potere. Ma c’è anche chi immagina per lui un destino diverso. Sentimentale e avventuroso. episodio 5 | L’erba alta | voto 7,4 Il volto allungato del protagonista, che ricorda il dipinto American Gothic di Grant Wood, e i suoi occhi, resi più grandi dalle lenti tonde degli occhiali, sono alla ricerca di qualcosa fin dall’inizio di questo quinto episodio, quando il suo sguardo è fisso fuori dal finestrino dello scompartimento. Il risvolto horror magnetizza lo spettatore sia per la sorpresa che per il tipo di disegno retrò dai toni pastello e scuri che vengono interrotti solo dal rosso fuoco di una torcia. L’improvviso senso di agorafobia che prende l’uomo cattura anche chi guarda. Che cosa c’è nell’erba e cosa cela l’immenso campo? Horror cupo e misterioso. episodio 6 | Era la notte prima di Natale | voto 8,2 Le musiche del sesto episodio sembrano provenire direttamente da Nightmare before Christmas, così come il tipo di animazione a passo due. Il ribaltamento del senso del momento più bello dell’anno per i più piccoli, dona un tono goliardico che, nonostante il tema di festa, racchiude uno spessore tutt’altro che scontato. Grottesco e spaventosamente delizioso. episodio 7 | La cabina di sopravvivenza | voto 6,7 Il protagonista è la versione digitalizzata di Michael B. Jordan, interprete dei due Creed e dell’ultimo film di Stefano Sollima Senza rimorso, che presta anche la voce a Terence. Come nel primo episodio, un’intelligenza artificiale impazzita minaccia la vita umana. La forma e i movimenti del robot ricordano quelli della creatura di Alien, con la differenza che quest’ultima si batteva per la sopravvivenza propria e dei suoi mostruosi piccoli. Qui la sfida è invece tra l’uomo e la macchina, creata dall’uomo stesso. Molto realistica l’animazione, ma poco senso profondo e mancanza di uno sviluppo davvero interessante. episodio 8 | Il gigante affogato | voto 8,6 Diretto e adattato dal creatore della serie Tim Miller, l’ottavo episodio è basato su una storia di J.G. Ballard, autore appartenuto alla new wave fantascientifica, considerato come uno dei numi tutelari del movimento cyberpunk. In tono con la levità della serie Tales from the Loop, racconta di un Gulliver inerme, perché passato a miglior vita, scatenando nel professore protagonista una serie di riflessioni profonde, tra cui quella finale sulla memoria di un evento che nonostante sia tanto straordinario, stinge comunque nel tempo. Una riflessione ulteriore da parte dello spettatore potrebbe essere se rappresentarsi nelle dimensioni delle persone del paese o in quelle del gigante. Nonostante la curiosità non soddisfatta sulla provenienza del defunto, l’ultimo episodio ha un notevole spessore ed è tra i migliori del volume. Profondo, leggero e piacevolmente lento. Alcuni degli episodi brillano di luce propria, nel senso che sono perfettamente autoconclusivi, altri avrebbero avuto bisogno di più tempo per svilupparsi pienamente, altri ancora potrebbero rappresentare l’inizio (o comunque una parte) di un lungometraggio sicuramente appassionante. Love, Death & Robots rappresenta la versione animata di Black Mirror, che manca ormai da due anni proprio come questa. Di cui però, ancor prima della messa in onda del secondo, è già stato annunciato un terzo volume che vedrà la luce nel 2022. D’altronde la generosa quantità di episodi del primo, ben diciotto, avrebbe benissimo potuto essere divisa in due parti, come è probabilmente avvenuto questa volta. Ed è già stato anticipato che tra i vari corti del prossimo capitolo ci sarà il seguito di Tre robot, secondo episodio del primo volume (anche se adesso su Netflix compare come primo). Un motivo in più per fare un bel ripasso. VALUTAZIONI soglia d’attenzione visione dal trailer all’intera serie Love, Death & Robots | volume 2 ideatore Tim Miller prodotta da Joshua Donen, David Fincher, Jennifer Miller, Tim Miller credits episodio 1 | Servizio clienti automatico episodio 2 | Ghiaccio episodio 3 | Pop squad episodio 4 | Snow nel deserto episodio 5 | L’erba alta episodio 6 | Era la notte prima di Natale episodio 7 | La cabina di sopravvivenza episodio 8 | Il gigante affogato critica IMDB 7,2 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,2 /10 utenti 3 /5 | Metacritic critica 71 /100 utenti 5,1 /10 aspect ratio 2 : 1
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