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Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Alessio Tambone - 27 Maggio 2008
“Dal 23 maggio il celebre archeologo si riaffaccia sul grande schermo in un ritorno chiesto a gran voce dai fan di tutto il mondo. Indy is back, è con lui il grande gruppo artistico e tecnico che ha fatto il successo del personaggio negli anni passati, a partire dal trio Ford, Lucas e Spielberg.”
Pagina 1 - Introduzione

1957. In piena Guerra Fredda Indiana Jones e il suo compagno di avventura Mac scappano da un gruppo di agenti sovietici in un centro di aviazione nel deserto del Sudovest. E' questa la partenza di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, film che segna il ritorno di Harrison Ford nei panni di Indy a quasi 20 anni dall'ultimo - il terzo - episodio Indiana Jones e l'ultima crociata. Sono passati gli anni, non ci sono più i nazisti ma ci sono i russi; si lascia il Graal alla ricerca di un misterioso teschio di cristallo. Il tutto con nuovi amici e graditi ritorni. Tra i primi il giovane e ribelle Mutt (Shia LaBeouf), che tirerà Jones in questa nuova avventura fino nella parte più profonda della foresta pluviale peruviana.

Il film, distribuito da Universal Pictures, è nelle sale di tutto il mondo a partire dal 23 maggio. La pellicola è stata inoltre presentata fuori concorso al Festival di Cannes terminato qualche giorno fa. Grande passerella di star, con il ritorno sotto i riflettori del celebre archeologo. Una grande promessa di incasso, un possibile sequel se le richieste dei fan andranno in questo senso (parola di Spielberg), e primi commenti molto positivi da parte della critica. Nelle prossime pagine il giudizio sul film di AVMagazine, dopo una breve panoramica della storia cinematografica di Indiana Jones. Buona lettura.

Pagina 2 - Una trilogia ricca di avventura

Anno 1981. Dopo il successo di Guerre stellari e L'impero colpisce ancora, George Lucas è finalmente pronto per tirare fuori dai suoi archivi di gioventù l'idea Indiana Jones, un archeologo avventuroso con una doppia vita da pacifico docente universitario alla ricerca di manufatti dai poteri soprannaturali. Per portare in vita il progetto Lucas chiama accanto a se il suo grande amico Steven Spielberg, reduce dal flop 1941: Allarme a Hollywood. Per la parte del protagonista i due scritturano Tom Selleck, che però a poche settimane dal primo ciak deve abbandonare l'impresa a causa dei contratti esclusivi per la serie TV Magnum P.I. Spielberg riesce a convincere Lucas ad utilizzare Harrison Ford, giovane attore che aveva già raccolto i primi successi proprio con le guerre stellari di Lucas.

Il resto è storia. Indiana Jones è diventato uno dei personaggi leggendari della storia mondiale del cinema. Imitato, citato, saccheggiato in molti film anche recenti, il giovane archeologo ha continuato a mietere proseliti in ogni generazione, diventando l'icona per eccellenza dei prodotti di avventura. Il primo film è stato seguito da due sequel abbastanza ravvicinati nel tempo, che hanno incassato nel complesso una cifra considerevole: due delle tre pellicole - I predatori dell'arca perduta e Indiana Jones e l'ultima crociata - rientrano nella classifica dei 100 film con il maggiore incasso di sempre in tutto il mondo.

Inoltre l'intera trilogia ha vinto sei premi Oscar così distribuiti: quattro a I predatori dell'arca perduta come Miglior scenografia, Miglior sonoro, Migliori effetti speciali visivi e Miglior montaggio; uno a Indiana Jones e il tempio maledetto come Migliori effetti speciali visivi e uno a Indiana Jones e l'ultima crociata come Migliori effetti speciali sonori.

Pagina 3 - Alla ricerca dell'arca dell'alleanza

Eccellente primo episodio, I predatori dell'arca perduta si apre con un folgorante incipit, che riassume in pochi minuti lo stile della trilogia che verrà. Al centro di tutta la pellicola c'è la ricerca dell'arca dell'alleanza, mitico contenitore delle tavole dei 10 comandamenti del popolo ebraico. Sulle tracce del reperto anche dei cattivissimi nazisti aiutati da un scaltro archeologo antagonista di Indiana Jones. I protagonisti si spostano dall'America nel Nepal, fino a finire in Egitto, sulle tracce dell'antico abitato di Tanis, tra i cui resti potrebbe trovarsi l'Arca.

Il film, intrigante e sostenuto da un ritmo incalzante dettato dal montaggio e da gag fulminanti, presenta alcuni protagonisti che ritroveremo anche nei film successivi come l'egiziano Sallah e il direttore del museo Marcus Brody; segna inoltre l'inizio della carriera cinematografica di Alfred Molina, impegnato come guida nelle prime fasi del film. La protagonista femminile è interpretata da Karen Allen, che è tornata in questo nuovo quarto episodio nei panni di Marion Ravenwood.

L'intera vicenda attira per il suo misticismo, coadiuvata da tecnici di prima scelta. Ma è il personaggio Indiana Jones che cattura l'attenzione e sorregge l'intero film. Il suo ritrovarsi sempre nei guai - a prescindere - ma con la battuta pronta è diventato il suo marchio di fabbrica e chiave per la conquista del pubblico: azione, commedia, horror e magia si alternano in un prodotto studiato per divertire la platea. Un classico film di azione vecchia maniera con la netta divisione dei buoni da una parte e i cattivi dall'altra.

Pagina 4 - In miniera fuggendo dai Thugs

Indiana Jones e il tempio maledetto è forse l'episodio meno riuscito dell'intera trilogia, ma sicuramente è quello che si discosta di più dalla tipologia degli altri film. Niente nazisti questa volta: Indy approda miracolosamente tra le montagne tibetane seguito dalla cantante di cabaret Willie Scott (Kate Capshaw) e dal piccolo Shorty (Jonathan Ke Quan). Ad attenderli in base ad un'antica profezia, un piccolo villaggio messo sotto assedia dai terribili Thugs, crudeli seguaci della dea Kalì che hanno rubato una pietra miracolosa e rapito tutti i bambini. Indiana Jones partirà alla volta della città di Pencot per riportare la pietra al villaggio e liberare tutti i prigionieri incatenati nel sotterraneo Tempio del Male.

Il film è il più cupo dell'intera serie, merito anche del difficile periodo vissuto a quei tempi da George Lucas (separazione), come testimoniato dallo stesso produttore in più di un'intervista. Indy riesce comunque a coinvolgere il pubblico nelle quasi due ore di durata, grazie anche ad un'incredibile inseguimento in miniera. E' proprio questa la fase più interessante del film, quasi alla fine della vicenda, che appassiona lo spettatore e lo incolla al divano fino alla fine dei giochi. A questo proposito segnaliamo l'interessante Making of inserito nel DVD degli extra del cofanetto a quattro dischi di Indiana Jones, che spiega dettagliatamente le difficoltà realizzative della sequenza, girata anche riprendendo un piccolo modellino.

Pagina 5 - Ti ho detto di non chiamarmi Junior

Spumeggiante terzo episodio, Indiana Jones e l'ultima crociata vede la presenza di un grande Sean Connery nei panni del padre di Indy. L'oggetto di culto questa volta è il Santo Graal e i nemici sono di nuovo i nazisti. Richiamato da Walter Donovan per seguire il padre nella ricerca del Graal, Indiana parte alla volta di Venezia sulle tracce di un cavaliere delle crociate. Scoperto il probabile luogo di conservazione del calice in cui - secondo la leggenda - bevve Cristo durante l'ultima cena, Indy parte prima in Germania per liberare Jones senior e poi si avventura in Medio Oriente, nella meravigliosa Gola della Luna Crescente.

Sean Connery costituisce la vera arma in più di questo film, che comunque ha solide basi su una bella sceneggiatura che richiama un oggetto molto vicino all'immaginario cristiano. Una reliquia di indubbio fascino, unita ai nemici per eccellenza e alla leggenda dei cavalieri templari. Vero oggetto di culto, il celebre diario con tutti i segreti del Graal conduce Indy fino alle tre prove finali, in una conclusione epica - e allora definitiva - delle avventure dell'archeologo più amato di tutti i tempi.

Pagina 6 - Sceneggiatura, regia e fotografia

Avevamo quindi lasciato Indiana Jones nel 1938 con il mondo sull'orlo della guerra, mentre girava l'Europa alla ricerca del Santo Graal incalzato dai nazisti. In questo nuovo episodio siamo nel 1957, quasi vent'anni dopo. Una grande distanza di tempo che - per nostra fortuna - gli sceneggiatori hanno deciso di non cancellare, cavalcando l'attuale età di Harrison Ford. La storia è stata così intelligentemente spostata durante il periodo della Guerra Fredda, inserendo tutte le particolarità dell'epoca. Ci ritroviamo a combattere quindi contro la Minaccia Rossa, spaventati dalle teorie sugli alieni o dalla distruzione della bomba atomica. Un mix interessante, storicamente ineccepibile ma soprattutto perfettamente in sintonia con i temi preferiti dal regista Steven Spielberg, che infatti ha realizzato un lavoro coinvolgente ed ineccepibile.

Lo sceneggiatore David Koepp ha fatto un buon lavoro - anche se talvolta i dialoghi sono troppo sbrigativi - dando a Spielberg una buona base sulla quale poter lavorare. I primi minuti del film, con la lunga introduzione nel deserto del Southwest, sono da manuale cinematografico e introducono degnamente il ritorno di Indiana Jones. Nel cast tecnico l'aspetto negativo è però rappresentato dal direttore della fotografia Janusz Kaminski e questo non l'avremmo mai voluto dire. Apprezzato per lo splendido lavoro di Schindler's List e Salvate il soldato Ryan (due premi Oscar) Kaminski si trova per la prima volta alle prese con Indiana Jones, precedentemente illuminato dall'inglese Douglas Slocombe.

Il lavoro di Slocombe era parte integrante della magia legata al personaggio di Indiana, fatto di ombre e tagli di luce che portavano in vita la polvere e gli anni accatastati sugli ambienti e sulle reliquie raccolte dal dottor Jones. Kaminski ha deciso purtroppo di abbandonare questo stile - forse più indicato per il genere di film - per utilizzare quella fotografia particolare, molto slavata, vista in suoi lavori precedenti come A.I. Intelligenza Artificiale o Minority Report. E su questa scelta non siamo per niente in accordo.

Pagina 7 - Indy è Harrison Ford

In I predatori dell'arca perduta, Indiana Jones risponde alla scherzosa constatazione di Marion "Non sei più l'uomo che ho conosciuto dieci anni fa" con la frase "Non sono gli anni amore, sono i chilometri". Una trovata geniale per una delle scene più divertenti dell'intera saga. In questi anni Harrison Ford ne ha fatti di chilometri, diventando uno degli attori più stimati e amati da pubblico e critica. Quasi ovvio pensare a lui per riportare Indiana Jones sul grande schermo, in uno di quei casi dove l'attore è perfettamente identificato con il personaggio.

Possiamo dire con grande soddisfazione che rivedere Ford con il cappello e la frusta è stata un'esperienza magnifica. I chilometri spariti, gli anni e la pesantezza volatilizzati. Indiana, anche con il passare del tempo sulle spalle, tira pugni, scalcia e salta come fosse un ragazzino, riempiendo di orgoglio il cuore di una generazione cresciuta con l'ammirazione per il dottor Jones. E non stiamo parlando di stunt, visto che Harrison Ford ha fatto di tutto per recitare direttamente anche nelle scene di azione più pericolose. Il caro 64enne ha infatti seguito un duro programma giornaliero di palestra associato ad una dieta ad alto contenuto proteico ricca di pesce e verdura per arrivare sul set in condizioni ottimali per ogni tipo di scena.

Pagina 8 - Il resto del cast

Sicuramente all'altezza dell'ottimo Harrison Ford anche il resto del cast. Partiamo dalla new-entry più rivoluzionaria, quel Shia LaBeouf apprezzato in Transformers che ormai appare completamente a suo agio davanti alla macchina da presa. Nel film interpreta Mutt Williams, grandissima citazione del selvaggio Marlon Brando, che a cavallo di una moto in stile Bobber richiama Indiana Jones nell'avventura legata al teschio di cristallo. Accanto a lui troviamo il graditissimo ritorno di Marion Ravenwood, interpretata ancora una volta da Karen Allen. Una recitazione in linea con il primo episodio della saga, che richiama i modi e la psicologia della miglior donna mai apparsa al fianco di Indy.

Fantastica la coraggiosa Cate Blanchett, "cocca di Stalin", che sdogana il mito dell'antagonista maschio e dà vita ad un cattivo veramente particolare. Da citare infine il bravissimo John Hurt che su suggerimento dello stesso Spielberg crea il suo professore impazzito pensando al Ben Gunn del classico L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. Dispiace infine l'assenza di Marcus Brody, curatore del museo e grande amico di Indy, dovuta alla morte dell'attore che lo interpretava Denholm Elliott nel 1992. Il suo personaggio rivive però in una stupenda scena insieme al ricordo del padre di Indy, interpretato nel terzo episodio da Sean Connery, anche lui assente in questo quarto film.

Pagina 9 - Nuove location

La prima parte del film è stata girata nel Nuovo Messico, nelle vicinanze di Deming. La produzione ha utilizzato una vecchia base aerea militare della II Guerra Mondiale che conteneva ancora degli hangar completamente intatti. Inserendo jeep e comparse con uniformi sovietiche la location è stata utilizzata per girare le incredibili sequenze di apertura del film. Il diner, tipico ristorante degli anni '50 nel quale Indy ha un primo colloquio con Mutt, è stato invece ricostruito in una vasta area di proprietà della Paramount Pictures nel Connecticut. In questo caso il set è stato disegnato ispirandosi al noto quadro di Edward Hopper intitolato Nighthawks.

La seconda parte del film è ambientata invece nella foresta pluviale peruviana. Oggi è difficile trovare una giungla totalmente incontaminata per girare sequenze così impegnative. Dopo aver vagato per il Messico, il Guatemala, il Sudamerica e Portorico, la produzione ha trovato la location adatta proprio vicino casa, nell'angolo sudorientale di Big Island, nelle Hawaii. In una strada privata, sotto la densa calotta della vecchia vegetazione, la troupe ha girato in particolare le sequenze del combattimento con le spade a bordo delle jeep in fuga.

Nei Downey Studios sono stati creati infine diversi set all’interno di un enorme hangar che, con i suoi 5 ettari di superficie, era un tempo la sede dell’Apollo e dello Space Shuttle. In questa fase la troupe ha girato le scene ambientate nei sotterranei del cimitero peruviano e alcune sequenze esterne del bunker militare. In questo ultimo caso segnaliamo però un certo fastidio durante la visione del film dovuto a dei fondali che non passano proprio inosservati e che risaltano rispetto ai personaggi in primo piano grazie anche ad una illuminazione probabilmente errata. Il risultato è stata una netta sensazione di falsità.

Pagina 10 - Vecchie location

Una delle maggiori difficoltà per il reparto scenografico è stata la necessità di riprodurre molte location dei vecchi film di Indiana Jones. In particolare il Marshall College, a suo tempo ricostruito a Londra (interni) e nella University of the Pacific nella California settentrionale (esterni). La soluzione è stata offerta dalla scuola della Ivy League, a New Haven, nel Connecticut, che ha offerto una grande collaborazione anche per le scene in esterno con la fuga in motocicletta del protagonista e di Mutt.

Lo stage 29 degli Universal Studios in California è stato invece contenitore per un altro celebre set: la casa di Indy. Ricostruita nel dettaglio facendo attenzione a tutti i particolari (solo come il cinema americano sa fare) il set racconta visivamente il personaggio di Indiana Jones con una immensa libreria ricca di vecchi e polverosi libroni e con una miriade di oggetti e reliquie, recuperate presumibilmente da Indiana negli anni passati dalla sua ultima avventura. A questo proposito vi ricordiamo che sul sito ufficiale di Indiana Jones è presente un video del backstage sulla costruzione di questo interessante set.

Con un pensiero ai vecchi film, segnaliamo infine ai patiti di lunga data e ai collezionisti che la zaino che Indy porta con se in questa nuova avventura è lo stesso utilizzato nel film Indiana Jones e l'ultima crociata, recuperato direttamente dai magazzini della Lucasfilm.

Pagina 11 - Costumi

Buono il lavoro della costumista Mary Zophres, figlio di una lunga fase di documentazione su vecchie riviste di Life magazine, annuari di college degli anni '50, opuscoli militari russi d'epoca, fotografie delle rovine Maya e montagne di libri di storia. Irina Spalko veste con modelli ispirati alla diva per eccellenza del cinema anni '30 Marlene Dietrich, richiamando una personalità spigolosa e dura ma estremamente carismatica e seducente. Anche la Zophres si è ispirata al personaggio di Marlon Brando in Il selvaggio per la creazione degli abiti di Shia LaBeouf, arrivando a confezionare circa 30 giacche da motociclista da utilizzare nelle diverse fasi del film.

Allo stesso modo il guardaroba di Indiana Jones, scritto nella storia del cinema, era abbastanza fornito durante le riprese. Harrison Ford durante i ciak, seguito dal suo fido stilista personale Bernie Pollack, aveva a disposizione ben 60 paia di pantaloni e 72 camice, pulite, sporche o strappate a seconda dell'andamento del film. Simpatica inoltre la necessità di fabbricare la giacca di Indy leggermente più grande, in modo da inserire le imbottiture che servivano a Ford come "materasso" durante le scene più pericolose.

Pagina 12 - Qualità A/V e colonna sonora

Più che sufficiente la qualità video della proiezione, in particolare rispetto al grande numero di copie in circolazione. Segnaliamo soltanto qualche incertezza nella saturazione e nei contorni dell'immagine, problemi comunque derivanti dalle scelte del direttore della fotografia Janusz Kaminski e non imputabili direttamente alla bontà della pellicola. Sicuramente migliore il comparto audio, che gode di una buona spazialità e di dialoghi abbastanza puliti e comprensibili. Buona anche la prova del canale LFE, utilizzato in modo egregio in più di una scena. Qualche appunto lo dedichiamo solo al volume della colonna sonora, un po' troppo basso in alcune occasioni.

Proprio questo ultimo aspetto penalizza la buona colonna sonora di John Williams, ancora una volta dietro la bacchetta nel guidare l'orchestra tra le note più famose del cinema. In questa tracklist Williams richiama i vecchi temi creati per i precedenti film, con cenni alle melodie di Marion e a quello dell'arca dell'alleanza. Immancabile naturalmente la Raiders March, vero patrimonio per gli appassionati delle colonne sonore cinematografiche. Accanto a queste celebri note il nuovo Irina's theme, composizione dedicata al personaggio interpretato dalla bella Cate Blanchett. Alla fine la tracklist è una giusta cornice al film, ma non riesce a raggiungere l'entusiasmante colonna sonora di Indiana Jones e l'ultima crociata. Ecco comunque l'elenco completo dei brani:

1. Raiders March (05:06)
2. Call Of The Crystal (03:49)
3. The Adventures Of Mutt (03:12)
4. Irina's Theme (02:26)
5. The Snake Pit (03:15)
6. The Spell Of The Skull (04:24)
7. The Journey To Akator (03:07)
8. A Whirl Through Academe (03:34)
9. "Return" (03:12)
10. The Jungle Chase (04:23)
11. Orellana's Cradle (04:22)
12. Grave Robbers (02:29)
13. Hidden Treasure/The City Of Gold (05:14)
14. Secret Doors/Scorpions (02:17)
15. Oxley's Dilemma (04:46)
16. Ants! (04:14)
17. The Temple Ruins/The Secret Revealed (05:51)
18. The Departure (02:27)
19. Finale (09:20)

Pagina 13 - Conclusioni

In molti attendevano questo nuovo episodio, felici di poter rivedere Ford indossare la celebre giacca corredata di cappello e frusta. Altri preferivano rimanere nel ricordo, legati alle tante emozioni create dalla vecchia trilogia, con la sicurezza di un Ford ormai non più all'altezza della situazione vista la sua attuale età. Noi eravamo tra i primi ma con la paura che i secondi avessero ragione.

Nel complesso il film è un buon prodotto, merito soprattutto di una sceneggiatura ricca di citazioni dei vecchi episodi, di una regia comunque sempre accattivante e di un Harrison Ford perfettamente a suo agio nei panni di Indiana Jones. Pensando al rovescio della medaglia, potremmo incidere tra gli aspetti negativi una certa confusione tra i temi inseriti nello script e una fotografia che elimina completamente la magia del personaggio. Per tutte queste considerazioni dubitiamo che i giovani ragazzi che non hanno avuto il tempo di gustarsi i vecchi episodi possano trarre sensazioni positive da Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Consigliamo invece il film ai veri appassionati di Indy, premettendo comunque che nella scala degli episodi che vede in fila I predatori dell'arca perduta, Indiana Jones e l'ultima crociata e Indiana Jones e il tempio maledetto, collochiamo questa pellicola al quarto posto.

Apprezziamo questo episodio soprattutto per le sensazioni che ha risvegliato in noi: la voglia di rivedere e rivivere i vecchi film della saga, l'attesa spasmodica per il primo trailer, per le informazioni sulla trama e sul cast, per la ricerca della locandina, per il desiderio di cambiare sfondo al nostro desktop e le icone ai nostri computer (a casa e in ufficio). Siamo contenti che Indy sia tornato, contenti di averlo rivisto - in forma - ancora una volta sul grande schermo, contenti che nella simpatica scena finale Indy strappi il cappello dalle mani di Mutt per indossarlo, a rivendicare un ruolo ormai impresso a caldo nell'immaginario collettivo e nella storia del cinema. Bella quindi l'ultima scena del film. Ma per noi l'ultimo frame con il quale ricorderemo Indy è ancora la bella cavalcata verso il tramonto a chiusura del terzo episodio, con le note della Raiders March sparate a tutto volume e con l'emozione scolpita indelebilmente nel nostro cuore cinefilo.

Pagina 14 - La scheda del film


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Titolo: Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
Titolo originale: Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull
Data di uscita: 23/05/2008
Durata: 125'
Paese: USA
Genere: Avventura
Produzione: Amblin Entertainment, Lucasfilm Ltd., Paramount Pictures, Santo Domingo Film & Music Video
Distribuzione: Universal
Regia: Steven Spielberg
Cast: Harrison Ford, Karen Allen, Cate Blanchett, Shia LaBeouf, John Hurt, Ray Winstone
Soggetto
: George Lucas, Philip Kaufman, Jeff Nathanson
Sceneggiatura: David Koepp
Fotografia: Janusz Kaminski
Musiche: John Williams
Montaggio: Michael Kahn
Scenografia: Guy Dyas
Costumi: Mary Zophres, Bernie Pollack
Effetti: IL&M
Sito internet ufficiale: www.indianajones.com

Le immagini del film inserite nell'articolo provengono dal sito ufficiale di Indiana Jones www.indianajones.com