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Dark Shadows
Dark Shadows
Alessio Tambone - 17 Maggio 2012
“Tim Burton e Johnny Depp portano al cinema la serie TV americana con protagonista il vampiro Barnabas che abbandona forzatamente il XVIII° secolo per ritrovasi catapultato nel 1972, con una discendenza in difficoltà e l'amore di una vita ancora deluso per l'abbandono subito. Distribuzione Warner Bros. Pictures Italia”
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Inghilterra, 1750. I coniugi Collins insieme al piccolo Barnabas salpano da Liverpool per cercare fortuna in America e la trovano nel mondo imprenditoriale della pesca. La loro tenuta diventa il centro di una nuova città che da loro prende il nome: Collinsport. Diversi anni dopo Barnabas commette l'errore di rifiutare l'amore di Angelique Bouchard che - in quanto strega - per punizione lo trasforma in vampiro e lo seppellisce vivo. Nel 1972, due secoli dopo, Barnabas viene casualmente liberato, scoprendo che il mondo e Collinsport sono profondamente cambiati. I suoi discendenti sono in rovina per colpa della imprenditrice di città che somiglia in maniera sospetta alla sua Angelique...

Ottava collaborazione tra il regista Tim Burton e Johnny Depp (qui anche produttore), che tornano insieme sul grande schermo a soli due anni da Alice in Wonderland. L'occasione è Dark Shadows, adattamento cinematografico dell'omonima serie TV andata in onda negli Stati Uniti dal 1966 al 1971. I due però proseguono la scia negativa intrapresa con Alice, con un film che onestamente non funziona.

La colpa maggiore è della sceneggiatura curata da Seth Grahame-Smith, autore del romanzo Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, che si affaccia al mondo del cinema con questo script e la sceneggiatura del prossimo Abraham Lincoln: Vampire Hunter (il prossimo anno è previsto anche un adattamento del suo libro). Condensare in un film una serie di oltre 1200 episodi è evidentemente cosa difficile: alla sceneggiatura imputiamo scarso ritmo e poche idee.

Da una parte Dark Shadows si anima con un tocco umoristico - che non era presente nella serie originale - e un paio di cammei da non perdere. Il primo è quello di Christopher Lee nel ruolo di un pescatore che si trova a mercanteggiare con il vampiro Barnabas, proprio lui che nel 1958 diede il via alla serie sul conte Dracula realizzata dalla Hammer Film Productions. Pochi minuti dopo il colpo di genio assoluto con Alice Cooper che interpreta se stesso come intrattenitore musicale dell'Happening organizzato in casa Collins. Girando la medaglia Dark Shadows di smaterializza nei lunghi dialoghi e nei momenti fanta-horror, affossato da effetti in CG sicuramente non eccellenti nella realizzazione e nell'integrazione con le riprese live action.

Appesantito dai problemi di trama, dalle numerose - troppe - citazioni ai film di genere, Dark Shadows mette in ombra anche la recitazione degli attori, con personaggi praticamente omologati nella gotica visione di Burton. Johnny Depp è ormai caricatura di se stesso con un vampiro che non aggiunge nulla alla galleria degli indimenticabili soggetti freak della sua filmografia: il suo Barnabas sembra già visto. Delude Eva Green (la strega Angelique), con uno dei personaggi tra l'altro meglio tratteggiati dallo script, mentre risaltano le interpretazioni di Helena Bonham Carter (una psicologa Julia Hoffman davvero imperdibile) e l'attesa Michelle Pfeiffer (discendente di Barnabas e attuale capostipite) che torna a lavorare con Tim Burton dopo la Selina Kyle del 1992 in Batman - il Ritorno.

Alle tante note negative si contrappone la soundtrack, che grazie alla presenza di Alice Cooper vanta titoli come Ballad of Dwight Fry e No more Mr. Nice Guy, oltre a tanti altri successi d'epoca come Nights in white satin (The Moody Blues), Season of the witch (Donovan), Superfly (Curtis Mayfield), Crocodile Rock (Elton John), Top of the world (The Carpenters) e You're the first, the last, my everything (Barry White). Per le parti strumentali invece grande è lo score originale del solito Danny Elfman, che lascia spesso senza commento sonoro diverse scene per poi inserirsi in maniera preponderante nel sottolineare il climax dei vari momenti.

Ultimo appunto sulle strepitose scenografie reali del premio Oscar Rick Heinrichs. La cittadina di Collinsport, dopo una ricerca non fruttuosa tra i villaggi del Maine, è stata ricostruita in un magazzino dei Pinewood Studios secondo lo stile nel 1972 partendo praticamente da zero. La casa padronale, riprendendo alcuni elementi visivi della serie TV originale, è stata invece costruita in una pineta nel Surrey. Un set unico con facciata, un solo piano della tenuta (tra cui lo splendido salone con scalinata, lampadario e pavimento di maioliche), un giardino, una fontana e un muro esterno lungo 300 piedi. L'intera tenuta è stata inoltre ricostruita interamente in miniatura con un modello in scala 1:3 con un'altezza di quasi 12 metri.

Voto finale 5