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Il grande silenzio
Il grande silenzio
Alessio Tambone - 17 Aprile 2006
“Dopo il successo tedesco arriva anche in Italia il documentario-evento sulla vita dei monaci nella Grande Chartreuse, il complesso più antico costruito dall'Ordine dei Certosini sulle Alpi francei. 164 minuti si silenzio, preghiera ed introspezione. Ecco il nostro giudizio”
Pagina 1 - Introduzione


"Solo in completo silenzio si comincia ad ascoltare.
Solo quando il linguaggio scompare, si comincia a vedere."

E' un documentario anomalo Il grande silenzio. Unico nel suo genere. E' stato ideato, diretto, ripreso e montato da Philip Gröning, regista tedesco con numerosi premi all'attivo come miglior regista esordiente. Il documentario racconta - per la prima volta - la vita nella Grande Chartreuse, il complesso più antico costruito dall'Ordine dei Certosini, situato sulle montagne nelle Alpi francesi tra Grenoble e Chambéry.

L'Ordine dei Certosini è considerato una delle confraternite più rigide della Chiesa Cattolica. La vita dei monaci, scandita da rituali e regole secolari, è stata sempre tenuta nascosta al pubblico. I visitatori sono obbligati a restare fuori dai locali e i due giornalisti che nel 1960 riuscirono ad ottenere un permesso per effettuare alcune riprese nel monastero poterono farlo solo con l'obbligo di non riprendere i monaci.

Ecco perché, fin dalla partenza, la realizzazione di questo documentario è già un evento. L'idea di Philip Gröning affonda le radici nel 1987. A quell'epoca infatti risalgono i primi contatti tra il regista e il Priore Generale dell'Ordine, che però rifiutò la proposta: i tempi non erano ancora maturi. Gli fu risposto "tra 13 anni". E, di parola, 6 anni fa i monaci ricontattarono Gröning, chiedendo se fosse ancora interessato.


Uno dei frequenti momenti di preghiera quotidiani

Ma questo singolare avvio non è tutto. C'è dell'altro. Parliamo ad esempio di alcune particolari condizioni di accettazione: nessuna troupe all'interno della certosa all'infuori del regista; obbligo di impedire altri girati simili per i successivi 7 anni; obbligo di non infrangere le regole dell'Ordine durante il periodo delle riprese. Così Philip Gröning è stato costretto a vivere nella certosa per tutto il tempo necessario, aderendo alle imposizioni e abbracciando, anche se temporaneamente, i voti obbligatori dei monaci.

Pagina 2 - Riprese e percorso distributivo


Il regista Philip Gröning

Il documentario è stato girato per un periodo di circa quattro mesi tra la primavera e l'estate del 2002, oltre a tre settimane dell'inverno 2003 e altri tre giorni nel dicembre 2003. Il risultato finale è un'opera di 164 minuti - durata assolutamente anomala per un documentario - realizzata in particolare per la distribuzione cinematografica. Il futuro prevede invece una versione più corta per la TV, la realizzazione di un book fotografico e di un CD contenente le funzioni cantate presenti nel documentario.

Il film è stato presentato nella scorsa edizione del Festival di Venezia, inserito nella sezione Orizzonti. Ha partecipato ai Festival di Toronto e di Rotterdam, ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance e l'ambito premio della critica durante la Berlinale 2006. Proseguendo su questa scia, l'Infinity Film Festival di Alba ha dedicato al regista un omaggio con la proiezione di tutte le sue opere.

Il grande successo avuto in Germania ha spinto la distribuzione del documentario oltre i confini nazionali. E' arrivato in Italia circa 14 giorni fa in 16 copie, aumentate a 36 la scorsa settimana vista la buona risposta del botteghino. Prossimamente approderà in Canada, Olanda, Francia, Spagna e Inghilterra.

Pagina 3 - Un giudizio globale


La spettacolarità delle riprese in luce naturale

Non è semplice descrivere un film di questo tipo. La cosa più facile sarebbe elencare le sensazioni che il documentario è riuscito a trasmettere con le parole in libertà proprie della letteratura futurista: contemplazione integrità ciclicità buio eternità silenzio. Il regista invece descrive il suo film come una nuvola, un qualcosa di visibile ma di inafferrabile. Un'opera che non rappresenta una narrazione, come di consueto, ma uno spazio. Tutta questa difficoltà nel parlare del film deriva soprattutto dalle scelte registiche imposte ed effettuate.

Nei 164 minuti di proiezione i dialoghi si riducono a pochi minuti durante una passeggiata domenicale. Le uniche musiche sono i canti gregoriani delle funzioni celebrate. L'unica intervista la rilascia alla fine del film un monaco non vedente, che descrive brevemente la sua vita all'interno della certosa e il suo rapporto con la morte. Nei minuti restanti il protagonista assoluto è il silenzio, interrotto brevemente dal suono delle campane, dal cigolio delle porte o dal rumore dei passi sulle scale.

Questo documentario è un'esperienza. Un'esperienza che consigliamo di fare senza però aspettare l'uscita in DVD, vivendo l'introspezione e la preghiera nel buio della sala cinematografica, da soli, lontano da rumori e battute da comitiva. Solo in questa condizione si potrà gustare l'assoluta originalità del girato, di questa vita monastica comunque discutibile ma altamente fascinosa.


L'anticamera con le cassette per le lettere

Magari questa recensione può aiutare nella comprensione di ostacoli e difficoltà che il regista ha dovuto superare. Nel corso del film viene inquadrata una scatola posizionata nell'anticamera della certosa, utilizzata come fermo posta tra i vari monaci per scambiarsi dei messaggi. La Regola dei Certosini impone infatti il silenzio assoluto, almeno in alcune stanze. E' proibito parlare nella cappella, nell'anticamera e nei corridoi. Mentre, al contrario, è obbligatorio parlare nelle passeggiate domenicali che i monaci fanno nelle campagne circostanti.

Questa regola ha creato non pochi problemi al regista, accentuati dal fatto che non tutti i monaci erano favorevoli alla realizzazione del documentario. In particolare un monaco, che ha preteso di essere avvisato con quei messaggi sui luoghi e i tempi di ripresa giorno per giorno, concedendo il suo benestare al regista e quindi il permesso di girare in cambio della sua temporanea assenza dai luoghi indicati.

Pagina 4 - La regia


La passeggiata domenicale e la possibilità di dialogo tra i monaci

Il regista Philip Gröning ha vissuto per quasi sei mesi all'interno della certosa, abbandonando completamente ogni contatto con il mondo esterno. Ha vissuto come un monaco, prendendo parte ad ogni rituale della vita monastica: la vita in cella, le preghiere notturne, i pasti solitari, le passeggiate domenicali. Sempre nel monastero ha registrato il sonoro del documentario e nella sua cella ha montato il documentario. Alla fine delle riprese aveva a disposizione ben 120 ore di girato, con una media di registrazione di circa una cassetta al giorno.

"Poiché seguivo lo stile di vita dei monaci - facevo le pulizie e lavoravo nel giardino - avevo solo due o tre ore al giorno per il mio lavoro come regista." ha dichiarato Gröning. "Inoltre, ho cercato fortemente di non ripetere ogni sequenza. Se una scena era buona, ho praticamente forzato me stesso a non ripetere la stessa scena di nuovo. Il mio sforzo primario è stato quello di evitare cliché e di non girare il tipo di scene che ci aspettiamo in base al nostro modo di vedere la vita monastica."


La macchina da presa si sofferma sul pasto dei monaci

La vita di un monaco è molto ripetitiva. Gröning ha cercato di portare la stessa ciclicità all'interno del documentario, ripetendo come se fossero strofe di salmi anche inquadrature e didascalie. La macchina da presa è entrata nella certosa silenziosamente, osservando e registrando tutto quello che avveniva davanti all'obiettivo. L'uso di carrellate a seguire e la relativa maneggevolezza delle macchine da presa utilizzate ha facilitato gli spostamenti durante le riprese. Situazione favorita anche dalla mancanza di illuminazione artificiale a vantaggio della luce naturale.

Ottima la scelta delle inquadrature. La macchina da presa spia attraverso porte aperte e corridoi, soffermandosi spesso su particolari tanto semplici quanto carichi di significato: l'acquasantiera, un piatto lasciato ad asciugare, una mela tagliata a metà, un campo danneggiato, il cibo passato attraverso le celle. Le inquadrature rimangono impresse nella memoria grazie ad un montaggio lento, che permette di gustare il video e di immergersi completamente nelle atmosfere. In alcune situazioni il montaggio però è fin troppo lento e lo spettatore rischia la distrazione dovuta alla ripetitività. Ci riferiamo in particolare alle diverse riprese in primo piano dei vari monaci, che a turno guardano direttamente lo spettatore per più di una decina di secondi per volta.

Pagina 5 - Il concetto del tempo e la qualità A/V

Il montaggio è comunque positivo e ha il dono di trasformare l'unità di tempo per lo spettatore. Molto spesso infatti audio e video cambiano metrica temporale. In voice-off Gröning propone le preghiere e i canti gregoriani dei monaci, mentre a video scorrono aumentate di velocità o in slow-motion altri soggetti. Il tempo così cambia, e ci ritroviamo a passare da una stagione all'altra nel giro di pochi secondi, o a seguire una goccia che cade in tutto il suo percorso. Tutto questo mentre i canti gregoriani dei monaci ci ricordano l'ambiente di profonda riflessione e di preghiera. Scopo finale di questo montaggio era quello di far vivere allo spettatore quella sensazione di "nuvola" che il regista si era posto: una sensazione visibile ma difficilmente tastabile.


La certosa immersa nella neve: temperature molto basse

Le riprese sono state realizzate con una Sony 24p HD e una macchina Super 8. Successivamente il montaggio finale è stato passato in 35mm per la distribuzione cinematografica. Le macchine da presa, e in particolare la Super 8, hanno sofferto molto le basse temperature nelle riprese in esterno. La stessa messa a fuoco è stata sottoposta a dura prova e le incertezze in questa direzione sono risultate ancora più evidenti a causa del soft-focus spesso utilizzato dal regista. A questi problemi si sono andati ad aggiungere evidenti mancanze alle alte e alle basse luci. Difficoltose le riprese degli esterni e quelle durante le messe notturne della certosa, filmate nel buio più assoluto illuminato solo dalla debole luce di una candela come previsto dal rigida Regola dei Certosini.

Ci ha sorpreso invece l'audio del documentario. Pensavamo di ascoltare un semplice stereo senza troppe pretese, viste le condizioni di lavoro per la registrazione di suoni in presa diretta. E invece ci siamo stupiti di un audio pulito ma soprattutto avvolgente. I vari canali del Dolby Digital sono stati utilizzati per ricreare una spazialità davvero coinvolgente, distribuendo i rintocchi delle campane, le folate di vento, i cigolii delle porte, gli scricchiolii dei pavimenti e il canto assolutamente armonioso dei monaci.

Pagina 6 - La scheda del film

Titolo: Il grande silenzio
Titolo originale: Die grosse stille
Data di uscita: 31/03/2006
Durata: 164'
Paese: Germania, Svizzera
Audio: Dolby Digital
Genere: Documentario
Produzione: FilmProduktion, ProduktionsFirma, Ventura Film S.A., Bavaria Film, Cineplus, TSI
Distribuzione: Metacinema
Regia: Philip Groning
Soggetto: Philip Groning
Fotografia: Philip Groning
Montaggio: Philip Groning
Sito internet ufficiale: www.diegrossestille.de