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Pagina 1 - La premessa
Una volta ho provato un diffusore Pioneer abbastanza strano. Non era strano per la configurazione e nemmeno per il numero di vie o per la complessità del filtro crossover. Era strano perché non era una sospensione pneumatica con magnete microscopico e picchi enormi, un classico per la produzione Pioneer dell'epoca, e nemmeno per la qualità iper economica del tweeter. Era strano perché in mezzo a tutto il ciarpame della produzione nipponica di quel tempo questo suonava molto bene, era costruito bene e non costava nemmeno una cifra spropositata. Mi sono divertito, lo ammetto, a far ascoltare questo diffusore ai miei amici, e quando mi chiedevano, dopo averne apprezzato le qualità, di che marca fosse quasi non volevano credermi quando dicevo loro che si trattava di un sistema Pioneer. Il rivenditore della mia zona mi disse che erano in effetti delle Pioneer alquanto speciali, e che erano state costruite e progettate in Francia da alcuni tecnici affiliati al potente costruttore nipponico. Nello stesso anno questi diffusori furono presentati ad una fiera in Germania riscuotendo un notevole successo, a dimostrazione del valore e della qualità del progetto. Oggi, dopo quasi trent'anni, il “capo” mi telefona e mi dice che potremo finalmente provare, anche con gli strumenti se lo ritengo opportuno, una TAD R1 che ci sarà concessa per una buona giornata da un costruttore partenopeo di notevolissima caratura che se ne ritrova due in casa. C'è però da scarpinare fino a Pozzuoli, in quel di Napoli, ed il “capo” mi domanda se me la sento. Gli rispondo al telefono che per misurare una R1 andrei pure scalzo dal dentista e che se passa a prendermi per le 7 del mattino, in tre ore di Frattamacchina a velocità mach 2 ce la potremmo fare. Pagina 2 - La sala d'ascolto di Gennaro Aversa
Facciamo il nostro ingresso nella sala di ascolto di Gennaro Aversa alle 10 in punto ed io inizio a domandarmi se quest'uomo sia un genio oppure uno sconsiderato. La sala d'ascolto infatti non ha alcun trattamento acustico visibile, non ha orribili totem variamente assortiti di tube traps e nemmeno pareti trattate con “pelle di camoscio”, come si dice in gergo quando si vuole indicare un trattamento raffinato ma costosissimo. Nulla. I meno accorti affermerebbero immediatamente che questa sala non può suonare, ma il sorriso appena sornione di don Gennaro mi tranquillizza, assieme ad uno straordinario caffè offertoci dalla moglie del padrone di casa. Ah, i partenopei sono fortunati: un sole stupendo, un cielo terso, gli odori dell'estate che è arrivata, l'ospitalità sacra: tutte cose alle quali non sono abituato e che mi inebriano con una sensazione di rilassata e sorridente beatitudine. Stanno suonando due diffusori Dromos ed immediatamente vedo sparire la mia iniziale diffidenza per quell'ambiente sonoro così rigoroso, così inesistente e non partecipativo alle performance dei due diffusori. Quante volte avete sentito la musica provenire dalle pareti laterali e dal fondo senza alcuna soluzione di continuità? Poche volte? Bene, anch'io. Qui l'orchestra si allarga talmente tanto, senza mai svuotarsi al centro, che mi guardo furtivamente in giro, giusto per vedere se stessero suonando anche due canali “side” accessori. No, l'elettronica è una sola e da lì partono due cavi nemmeno grandissimi che vanno ai due diffusori. Nulla più. Ma della qualità dei progetti di Dromos parleremo molto presto: a me è bastato vedere la faccia che ha fatto il capo quando si è seduto ad ascoltare le tracce per grande orchestra che si era portato dietro! Pagina 3 - Caratteristiche principali e specifiche
Veniamo al test vero e proprio. Queste TAD R1 hanno fatto parlare molti critici prima ancora di approdare sul suolo italico. Chi le ha ascoltate in Francia, Germania, negli Stati Uniti, ha riferito di un dettaglio e di una scena notevoli, così come la tenuta in potenza a bassa, bassissima distorsione. L'unica volta che ho ascoltato il progettista parlarne mi ha riferito dell'altezza dei traferri dei woofer, di quella della bobina mobile e dell'escursione lineare della membrana. Ma c'è dell'altro, ci deve essere dell'altro, perchè una prestazione come quella della R1 non si improvvisa dimensionando un traferro o una bobina mobile. Occorre un progetto finalizzato che parte dal disegno degli altoparlanti e da quello del mobile per sperare appena di costruire qualcosa di valido. La gamma bassa va dimensionata in modo da avere una distorsione contenuta, che non deve affatto esser vista come una “conditio sine qua non” se non accompagnata da uno smorzamento notevole, ovvero dalla capacità di fermarsi quando lo stimolo elettrico cessa e da una tenuta in potenza biblica. Oltre a ciò il mobile deve possedere una massa elevata in modo da restare praticamente fermo ed inerte durante le accelerazioni spesso brucianti della membrana dell'altoparlante. Bastano già queste descrizioni per poter anche soltanto ipotizzare il lavoro che c'è dietro ad un diffusore di questo tipo ed in qualche modo per introdurci all'analisi della TAD. Caratteristiche dichiarate Pagina 4 - Costruzione
A conferma della quanto detto noto immediatamente lo spessore del pannello frontale. Si tratta di un pannello costruito in più strati che possiede davvero una massa notevole oltre ad una rigidità esagerata anche per i due trasduttori da dieci pollici che vi sono fissati sopra. Il woofer appositamente costruito per questo modello rappresenta probabilmente il massimo oggi possibile in termini di prestazioni e sforzo progettuale. Da un discreto carteggio intercorso col costruttore abbiamo appreso che l'equipaggio mobile è costituito dall'accoppiamento bobina corta – traferro alto, una tecnica costruttiva che permette alla bobina stessa di lavorare in un campo magnetico praticamente costante anche per notevoli spostamenti dell'equipaggio mobile.
Il magnete al neodimio, molte volte più potente del magnete in ferrite a parità di dimensioni consente un disegno delle terminazioni magnetiche molto particolare che a detta del progettista è stato lungamente studiato con un costoso simulatore di campi magnetici fino a trovare la quadratura del cerchio. Se ho ben capito il campo grazie ad una lavorazione originale di tornitura non è lineare nella terminazione polare ma è leggermente maggiore alle estremità, così da forzare la sua azione sulla bobina mobile quando questa è spostata agli estremi. Certo un traferro alto 37 millimetri non si vede tanto spesso, così come una terminazione polare tornita appena dietro la bobina mobile. Il movimento è controllato da due centratori separati da uno spaziatore che ne assicura la perfetta simmetria.
Per questo woofer è stato scelto un anello di sospensione a più corrugazioni in vece del più consueto anello di gomma. Solo questo particolare la dice lunga sulla ricerca di una linearità notevole sia ai bassissimi che agli alti livelli di emissione, per una gestione combinata centratori-sospensione in buon equilibrio. La membrana è realizzata con un sandwitch di kevlar e materiale smorzante, per ottenere, come al solito, leggerezza, rigidità e soprattutto smorzamento interno. Il sistema è simile a quello adottato dalla Focal con l'utilizzo del kevlar, in stile B&W, al posto della lana di vetro utilizzata dal costruttore francese. Il gruppo dei due woofer è caricato in bass reflex con un accordo molto smorzato posto attorno ai 20 Hz grazie ad un ampio condotto a sezione variabile posto alla base del diffusore. Comunque il trasduttore più originale che mi ha veramente impressionato è l'unità coassiale che parte da 250 Hz per il quale il costruttore dichiara 100.000 Hz di limite superiore. Pagina 5 - Il berillio delle TAD-R1
I punti deboli di una unità coassiale sono in genere due: il diametro elevato della bobina mobile del midrange per far entrare il corpo del tweeter, con conseguente massa elevata; la criticità di collegamento tra la membrana del mid e la cupola del tweeter con l'insorgere di anomalie della risposta all'incrocio. L'utilizzo del berillio scongiura sul nascere la massa elevata della membrana, concedendo un po' di margine al peso maggiore della bobina mobile del midrange. Il berillio utilizzato dalla TAD già sui suoi driver professionali è ottenuto per vaporizzazione ad alta temperatura, un processo messo a punto con la NGK dai tecnici della Pioneer. Il berillio vaporizzato su un supporto probabilmente morbido consente, secondo il costruttore, uno smorzamento interno che il berillio puro non può avere (vuoi vedere che si riferisce a Focal?), con una densità pari alla metà di quella del diamante cristallizzato (vuoi vedere che si riferisce a B&W?). Come al solito comunque non occorre guardare ad un numero per stabilire la qualità sonica di un materiale. Il diamante ha una velocità del suono che lo attraversa maggiore di un terzo mentre la rigidità è tre volte quella del berillio. Alluminio, titanio, e ceramica sono inferiori sotto tutti i punti di vista. Se lo smorzamento interno è veramente elevato possiamo affermare con certezza che musicalmente questo materiale avrà pochi rivali in termini di dettaglio e contrasto, sia micro che macro. Per la riduzione delle interferenze tra l'emissione del midrange e quella del tweeter è stato adottato una sorta di collare metallico ed ovviamente fissato al polo centrale del midrange. La sua forma svasata è stata attentamente disegnata dopo molte simulazioni in modo da non produrre interferenze degne di nota alla frequenza di incrocio, che approssimativamente è posta a circa 2000 Hz. Un altro elemento venuto fuori dalla ricerca della massima prestazione è costituito dall'interazione tra il midrange, il tweeter e le vibrazioni della gamma bassa trasmesse dalla struttura messa in moto dai woofer. La soluzione a questo inconveniente, che genera una sorta di coda del segnale è stata quella del fissaggio disaccoppiato, in modo che nella trasmissione delle vibrazioni nella struttura si crea un accoppiamento capace di assorbire tutta questa energia indesiderata. Il disegno della sezione dell'unità medioalti inviatoci dal costruttore mostra tutta la complessità della realizzazione, con i due anelli magnetici in neodimio e la struttura intermedia che realizza i due traferri. In particolare devo dire che la forma del polo centrale del tweeter ricorda appena il complesso super-lineare adottato dalla Scan Speak, anche se non è presenta alcuna cavità posteriore, ma ovviamente è chiaro che risultati simili si ottengono con soluzioni che vagamente si somigliano. La cupola del tweeter è realizzata anch'essa in berillio, con le stesse modalità di preparazione di quella del midrange e come quest'ultima presenta uno smorzamento notevole. Il decadimento della risposta nel tempo è infatti molto elevato sia in gamma media che in gamma alta, senza quelle caratteristiche code sonore che si portano dietro le cupole metalliche, specialmente ad alta frequenza. Pagina 6 - Il filtro crossover
Il filtro crossover rappresenta un capolavoro di ingegnerizzazione e funzionalità, con i supporti separati per ogni singola via, in modo da non avere mutue interazioni tra le diverse sezioni. La qualità dei condensatori e del loro dielettrico, ampiamente sovradimensionati per la tensione di lavoro e le induttanze avvolte in aria sia per la via media che per quella alta producono la minore colorazione oggi possibile. Qualche appunto potrebbe essere mosso alla sezione passa basso del woofer ove sono presenti due induttanze avvolte su supporto di ferro e ben tre condensatori elettrolitici (orrore!).
Si potrebbe ipotizzare una certa tendenza al risparmio da parte del costruttore, ma vi faccio notare che i condensatori oltre ad essere bypassati da una piccola capacità posta in parallelo non sono di fatto sistemati in serie al segnale, mentre la resistenza delle induttanze avvolte su nucleo per essere molto bassa deve per forza essere ottenuta con poco filo di rame anche se di sezione notevole. E poi tenete conto che in generale i supporti di polveri di ferro o di lamierini in genere possono presentare irregolarità soltanto dalla gamma media in poi, mentre fino alla frequenza di taglio scelta dal costruttore, 250 Hz, non ci sono grossi problemi, specialmente se le dimensioni e la qualità del materiale sono di buon livello.
Certo che visto il costo del diffusore non avrebbero sfigurato tre bei salsicciotti neri da 250 volt/lavoro e tre induttanze grandi ed in qualche modo rassicuranti. Non ho, per ovvi motivi, avuto la possibilità di effettuare misure di saturazione e/o di linearità, ma è certo che se la prestazione finale del diffusore è questa le chiacchiere e le finezze immaginarie servono veramente a poco. Pagina 7 - L'ascolto di Pietro Di Giovanni
Per il posizionamento e l'interfacciamento delle due TAD abbiamo lasciato ad Aversa ampio margine di scelta e non poteva essere altrimenti. Chi meglio di lui poteva sapere cosa collegare ai diffusori tra il suo parco di elettroniche sia allo stato solido che a tubi? Non mi sono nemmeno preoccupato della sorgente digitale con stadio finale a valvole e nemmeno dei cablaggi, eseguiti con i nuovissimi cavi messi a punto dal costruttore. Ho dato tutto per scontato e mi sono concentrato soltanto su quello che è venuto fuori dai due grossi diffusori. Ovviamente non sono venuto a mani vuote con tutte le tracce originali sistemate nella stessa valigetta degli strumenti di misura: niente masterizzati, niente compilation e niente brani sconosciuti. Inizio con una voce femminile che canta su uno stage molto ampio, un brano critico per le mediobasse e le riflessioni che definiscono l'ambienza e per la voce che spettralmente spazia tra le medie e le medioalte. La differenza di emissione si sente, con la voce nettamente sistemata tra i diffusori e l'ambiente che lascia intuire le sue dimensioni. Si sente lo spazio e l'aria sia di lato che alle spalle della cantante. Come test sulla dimensione dello stage potrebbe bastare, ma ad una corretta dimensione si aggiunge anche una voce di donna appena più leggera di quanto io sia abituato a sentire.
Non ho ancora eseguito misure e non posso nemmeno dire con certezza che dipenda dai soli diffusori. Fatto sta che l'articolazione è sorprendente, sia per la delicatezza dei particolari che per la loro microdinamica, dovuta con tutta probabilità anche ad un ambiente magnificamente non-suonante. Se tutto quello che sento è generato dai due TAD allora confermo in pieno quanto ho sentito dire in giro: dettaglio da brivido con tutta l' essenzialità di un diffusore elettrostatico. Anche le voci maschili, certamente più possenti ed estese in gamma mediobassa si fanno notare per l'assenza di code e di risonanze. Al carattere elettrostatico della gamma media si aggiunge però una gamma bassa possente, dinamica e smorzata che ci ricorda quanto sia importante per un diffusore poter contare su un basso con queste caratteristiche. I due woofer da dieci pollici terminano le loro fatiche a 250 Hz ove cedono il passo all'unità coassiale. L'incrocio non è affatto visibile, nemmeno a sforzarsi ed a concentrare l'attenzione soltanto a quella porzione di frequenze. Con le tracce più estreme, quelle che a 16 Hz propongono canne d'organo impossibili il diffusore rimane abbastanza sicuro dei fatti suoi, generando tutto intorno una pressione notevole ed ovviamente assolutamente non riconoscibile come provenienza. Sembra che le pareti, tutte le pareti intendo, si animino ed inizino a vibrare a quella frequenza che l'orecchio sente poco ma che il corpo percepisce con una discreta sensazione di movimento d'aria. Comunque senza l'esagerazione tipica di quelli che si mettono in casa dieci sub da diciotto pollici, cinque per lato, e dichiarano di essere gli unici ad avere un basso da sismografo. E dire che non li invidio nemmeno.
Comunque per tornare a noi il basso profondo della TAD sembra nascondere una riserva di potenza notevole e possente, ma quello che mi incanta è la sensazione di rapidità nello smaltire il picco ed il silenzio immediato che segue dopo il generoso movimento delle membrane. Una traccia che può mettere un diffusore anche di buona famiglia in condizione di fare una figura da cassettina per computer è quella di una voce maschile posta avanti ad un coro di voci miste. Più hai in mente le posizioni del cantante durante la registrazione e più riconosci in questa riproduzione quella sorta di olografia che le TAD sono capaci di ricreare in un ambiente di ascolto almeno simmetrico e mediamente trattato. Sui transienti e sugli attacchi strumentali il giudizio si fa difficile, visto che almeno con queste casse sembra che è a monte che si debba guardare, ovvero alla classe ed alla disponibilità dell'amplificatore di potenza. Se l'amplificatore è meno che perfetto la TAD non gli perdona nulla, e può condurre alla convinzione di trovarsi di fronte ad un sistema moscio e privo di sprint. Se all'ascolto delle TAD provate questa sensazione sostituite senza indugio, come abbiamo fatto noi, l'elettronica di potenza con una più possente e ve ne accorgerete immediatamente. La capacità di riprodurre con ordine ed equilibrio tutto lo spettro audio si nota con i violini, sempre ben bilanciati e neutri, insomma mai fastidiosi, nemmeno sulle armoniche a volume discreto. Aumentando il livello della potenza il violino tende a diventare fastidioso, come un violino dal vivo se ti metti seduto proprio lì vicino.
Nell'unica registrazione in mio possesso che propone un pianoforte a grandezza naturale e non schiacciato su tutta la parete di fronte a me posso notare oltre al buon bilanciamento, una rassicurante sensazione di stabilità e di fermezza dello strumento stesso, al centro della sala. La terza traccia dei Carmina Burana, quella piena dio voci soliste solo a tratti integrata nel coro è resa in maniera assolutamente godibile, col rapporto solo/gruppo di notevole e lodevole correttezza spaziale. Insomma la scena ed il rispetto dei piani sonori è ad un livello molto elevato, grazie probabilmente ad un dettaglio strabiliante e ad una rifinitura del microcontrasto da vera ammiraglia. A voler essere proprio pignoli, ma tanto, me la posso prendere un po' con la gamma medioalta, quella riprodotta dalla parte midrange dell'unità coassiale, che nelle salite rapide di pressione, magari su un assolo di voce femminile tende ad indurire, ovviamente solo in alcuni passaggi veloci, tanto veloci che ti domandi pure se è successo davvero. Pagina 8 - L'ascolto di Marco Cicogna
Le grandi Reference One di TAD soltanto di recente si sono affacciate nel nostro Paese. Per molti appassionati italiani il primo deciso (e decisivo) impatto è stato in occasione della scorsa edizione del Top Audio (& Video) di Milano del 2009. Nonostante le dimensioni esigue della saletta che le ospitava le TAD non soltanto hanno fatto bella figura, ma si sono imposte all’attenzione degli appassionati per un suono pieno e generoso, in grado di coinvolgere con ogni genere musicale. A margine di tutto questo notiamo come la mostra milanese continua a dimostrarsi una vetrina importante, un evento di respiro autenticamente europeo che in ambito audio non ha nulla da invidiare a nessuno, con la solita eccezione del’High-End di Monaco concepito sotto ben altri auspici (anche all'ultima edizione a Monaco erano protagoniste). Di TAD, azienda di punta in ambito di riproduzione sonora, concepita come costola “professionale” da un colosso del calibro di Pioneer, si parlava già da tempo in ambito internazionale. Chi ha avuto modo di partecipare al CES di Las Vegas si era accorto che TAD aveva negli anni realizzato puntualmente una delle sale dal suono più affascinante. Negli anni in cui si parlava ancora di musica in multicanale, aziende importanti come Sony (con il SACD) e Panasonic (con il DVD Audio) organizzavano demo in 5.0 o 5.1 di alto profilo. TAD non era da meno e si esibiva senza timidezza con un ottimo impianto audio in multicanale, dando prova di una versatilità rara nel nostro settore. Ricordiamo che l'acronimo “TAD” sta per Technical Audio Device, marchio nato nell'ormai lontano 1975 ma per lungo tempo “confinato” nel mondo del professionale. L'audiofilo ha sempre considerato con un certo sospetto tutto quanto non sia di provenienza “consumer”. Talvolta ci viene da pensare che l'appassionato “tradizionale” non riesca a digerire alcun impianto in grado di proporre un suono “pieno e coinvolgente”, quasi che da un sistema di riproduzione ci si aspetti per forza di cose una versione tipo “modellino in scala” dell'evento sonoro. Questo approccio minimalista alla riproduzione musicale negli anni ha fatto danni gravissimi, soprattutto nell'allontanare dal bel mondo dell'alta fedeltà una fetta di potenziali appassionati che oggi considerano “ridicole” certe “fissazioni da audiofilo”. Come spendere migliaia di Euro per un cavo di collegamento, ad esempio, una cosa da non raccontare in giro. A differenza di altri (e pur importanti) progetti di derivazione professionale, le TAD esibiscono un'impostazione timbrica per naturalezza, precisione ed attendibilità musicale ricorda il miglior sound di scuola inglese. Questo va detto subito, ad evitare ogni possibile equivoco. Se la quantità sonora delle grandi “Reference” è tale da garantire la corretta sonorizzazione di ogni ambiente domestico (e non mi sto riferendo ad un miniappartamento, s'intende), non si può non notare come l'emissione risulta finemente articolata da consentire una corretta riproduzione di strumenti acustici dall'emissione raffinata ed intima. Il caso della chitarra acustica la dice lunga su questo. Da Las Vegas a Monaco, da Monaco a Milano, da Milano a Roma, le TAD sono giunte lo scorso inverno anche nella capitale. Il grande negozio Hi Emotion attorno a questo sistema ha organizzato un vero e proprio evento con partecipazione di stampa e appassionati. Anche in questa circostanza non ci siamo stancati di ascoltarle; anzi, preso in mano il controllo del volume, ci siamo tolti non poche soddisfazioni con una lunga carrellata di brani. Ci sono alcune incisioni ormai celeberrime in discografia che con le TAD hanno conosciuto un momento di rinnovata gloria. E' il caso del sempreverde “The Dark Side of the Moon”, capolavoro senza tempo (nel suo genere) e piacevole riscontro soprattutto nell'attacco iniziale sul pulsare in bassa frequenza. I due woofer forniscono tutto l'impatto che è necessario, un basso che è profondo e avvincente, dotato di nerbo robusto e soprattutto di un “respiro” che indica a chiare lettere le doti dinamiche complessive. Percussioni e strumenti elettrici esibiscono il “giusto” taglio espressivo. Mai affaticante il suono consiglia di alzare il volume, senza mai correre il rischio di esagerare. L'ascolto delle più quotate registrazioni di jazz e blues nell'ampio catalogo della Telarc conferma queste impressioni, con tastiere devastanti nella modulazione nelle primissime ottave e fiati incisivi, dotati finalmente di toni fondamentali solidi che si stagliano senza incertezze . Il riversamento in XRCD di un classico vinile in incisione diretta della Sheffield (il mitico Sheffield Drum Record) ricostruisce una batteria che non è una pallida fotocopia di quella reale, ma una ricostruzione plastica e quasi direi “tridimensionale”, nella corretta prospettiva delle diverse sorgenti. Se da un lato la cassa e i tom colpiscono senza mezzi termini, si coglie la completezza dello sviluppo armonico nella resa dei piatti, in cui l'impatto della percussione conserva il carattere pieno e metallico, con un decadimento lungo che senza stemperarsi in evanescenti effervescenze da analcolico da adolescente, segue sino in fondo la vibrazione. Quei passaggi “delicati” che talvolta nell'ascolto di questo brano lasciano indifferenti, presentano qui una struttura solida, nell'ambito di un'emissione che resta concreta anche ai bassi livelli di segnale. La potenza sonora complessiva esibita dalle TAD non ci sorprende: le abbiamo ascoltate in diverse configurazioni negli ultimi anni. Estensione in frequenza e dinamica sono diretta conseguenza dei parametri progettuali di questo sistema. Di più mi piace qui evidenziare il carattere musicale delle “TAD”, nel senso già indicato di un disegno timbrico naturale che esalta lo smalto delle più nobili combinazioni strumentali. Passando ad alcune belle incisioni classiche targate Decca e Deutsche Grammophon (Mozart con i concerti per pianoforte, Beethoven con le sue le sinfonie e più oltre giocando con campane e grancasse ospiti nella spettacolare Sinfonia Fantastica di Berlioz) troviamo che tutto il gruppo degli archi è presente con omogeneità di colore, cesellato in un fraseggio che rispetta le minime sfumature espressive. Chiare e bene a fuoco le linee strumentali, anche le più “interne” al testo musicale. Ottimo il supporto armonico e ritmico di violoncelli e contrabbassi, il cui intervento è evidente con idonea autorevolezza. Al centro della scena sonora il gruppo dei fiati non risulta appannato. Con le migliori incisioni il rilievo scenografico dell'orchestra è convincente, i contorni netti e generosi. La sensazione complessiva è calda, gradevolmente musicale convincente ad ogni livello d’ascolto. L'impostazione della gamma media, nella sua non comune trasparenza, permette tuttavia una introspezione analitica all’interno del più complesso inviluppo strumentale, come è posto in drammatica evidenza nelle più articolate ed estroverse partiture del sinfonismo tardo-romantico. “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare...”. Non so se sia il motto dei Marines, ma qui ci sta davvero bene. Famoso l'attacco del “Dies Irae” dal Requiem di Verdi, giustamente impegnativo per qualunque sistema. Le TAD articolano le masse vocali con disinvoltura e assenza di compressione anche ai livelli piuttosto elevati che imponiamo loro. Il drammatico “contrattempo” sul raddoppio di timpani e grancassa è viscerale. Secco e potente come si conviene rende piena giustizia a questo “effetto speciale” ante litteram voluto dal compositore italiano. Perchè mai dovremmo rinunciarvi? Torniamo ad un genere leggero con la voce della Ana Caram supportata da percussioni brasiliane nel disco “Blue Bossa”. Immagine dai contorni ampi, ma con sorgenti presenti anche nell'intorno centrale pur con i diffusori ben distanziati. Fronte sonoro omogeneo, con le piccole percussioni a riempire lo spazio nel quale la voce si staglia alta e ben presente, luminosa e focalizzata in una grana di grande finezza. Una prestazione eccellente, che emoziona e convince. Pagina 9 - Misure: risposta e impedenza Come vi ho già detto, le misure sono state eseguite per quello che è stato possibile. Non ho potuto fare analisi dinamiche a causa del complesso setup che occorre per questo tipo di misure, ma credo che in quanto primizia assoluta possano andare più che bene le misure che ora commenteremo.
Ricavare la risposta in frequenza nella sala di ascolto della Dromos Audio ha comportato non poche complicazioni dal punto di vista della misura anche se alla fin fine ci sono stati meno problemi di quanti me ne ero prefigurati. Un ambiente così grande e ben trattato e soprattutto la misura effettuata con l'asse diffusore-microfono non parallelo a nessuna parete ha ridotto enormemente le riflessioni e mi ha consentito di effettuare un grafico estremamente preciso. La misura in campo vicino è poi identica a quella che può essere effettuata in un ambiente pesantemente trattato, come quello utilizzato dagli stessi costruttori. Guardate come l'andamento di tutta la risposta sia quasi rettilineo, con un solo picco a 9000 Hz che si fa notare benissimo. La gamma bassa è estesa ed in leggera discesa e la dice lunga circa lo smorzamento. Mentre ammiro questa risposta mi morderei i gomiti per non aver esteso l'intervallo di misura fino a 10 Hz, che magari era meglio.
Chi aveva visto l'esaltazione a 9000 Hz ed aveva pensato ad un eventuale inconveniente ora guardi con attenzione quest'altro grafico relativo alla misura della dispersione fino a 60 gradi fuori asse. Che fine ha fatto quella esaltazione? Sparita nel nulla sin dalla risposta a 30 gradi. Questo vuol dire semplicemente che non basta la risposta sull'asse a descrivere il comportamento di un diffusore, come vogliono far credere quelli che eseguono una sola misura e credono di farsi un'idea del suono delle casse acustiche. Vi vorrei far notare ed apprezzare la stupefacente linearità della TAD man mano che l'angolazione tra cassa acustica e microfono di misura aumenta, giusto per assegnare punti in più alla valutazione. Notate però l'esaltazione che nasce in gamma media quando l'angolo di misura è notevole. Vorrà dire qualcosa? Dipende dalla vostra sala d'ascolto!
Il confronto tra risposta anecoica e risposta in ambiente aggiunge altri tasselli al mosaico dell'interpretazione delle misure. In questo caso la misura è stata eseguita ad oltre tre metri di distanza grazie all'ampio spazio a disposizione. Dal grafico possiamo apprezzare la notevole regolarità in gamma meda e medioalta, un risultato invidiabile tenendo conto che la risposta in ambiente secondo studi abbastanza recenti dovrebbe essere in leggera discesa passando dalle basse alle alte frequenze. Si vede come in questo caso questa regola è rispettata in pieno, con la gamma alta regolare e la gamma bassissima, attorno ai 20 Hz, allineata su livelli simili. Si tratta di un ottimo risultato, tanto più che l'esaltazione in gamma mediobassa, caratteristica di molti ambienti di ascolto è veramente molto ridotta.
L'amplificatore di potenza quando è collegato ad una TAD R1 vede un carico facile, che potrà pilotare senza eccessivo sforzo. Si può infatti vedere che la fase elettrica non compie escursioni notevoli nel piano sottostante allo zero (zona capacitiva) con i minimi livelli di modulo che non scendono al di sotto dei sei ohm. Basta questa semplice analisi per intuire una condizione operativa non difficile. Ovviamente non possiamo collegare questa cassa acustica ad un amplificatore fiacco e privo di muscoli, ma non certo per l'interfacciamento elettrico, quanto per la qualità dell'ascolto che sarebbe certamente compromessa, almeno su parametri come velocità, grinta e definizione.
La risposta alla variazione di livello teoricamente dovrebbe assomigliare ad una linea centrata sullo zero che di colpo sale ad un livello più elevato e lì rimane. Nella pratica ciò non è possibile con gli altoparlanti. Le migliori casse acustiche producono un paio di picchi ascrivibili agli altoparlanti che ne permettono facilmente l'identificazione ed il tempo di arrivo. Nel caso della TAD l'interpretazione è un tantino più difficile a causa del coassiale. Il picco che inizialmente va verso il basso indica che la membrana del midrange è connessa in opposizione di fase, mentre il tweeter è riconoscibile dal successivo picco positivo. I due woofer data la loro lentezza arrivano al microfono con un leggero ritardo e producono un picco a quattro millisecondi ed una pancia abbastanza larga dovuta all'immancabile inerzia delle membrane. Pagina 10 - Conclusioni e pagella
Non esiste certo il miglior diffusore al mondo e sarei certamente iscritto nell'elenco degli illusi se esordissi con un commento finale di tale tipo. Certamente, ho avuto modo di ascoltare la massima espressione della TAD in fatto di diffusori. Una costruzione finalizzata agli altoparlanti, un cabinet pesante, rigido e tanto ben realizzato all'interno da non avere stazionarie degne di nota. Insomma un progetto oculato, con l'unità coassiale pensata e dimensionata per oltrepassare i limiti imposti sinora dalla meccanica sull'acustica. Assolutamente performante in sala di ascolto, le TAD Reference One ci hanno sorpreso in moltissimi parametri. Smorzamento ed estensione in gamma bassa sono al livello delle migliori realizzazioni della più agguerrita concorrenza, con tutta la dinamica possibile data da due woofer da 10 pollici che spostano la loro membrana di ben trenta millimetri, senza apparenti limitazioni. Buona, ottima la larghezza della scena a cui non corrisponde poco rispetto per i piani sonori, anzi: tutt'altro! Coniugare larghezza e profondità dello stage non è da tutti, ma i progettisti TAD sembrano aver trovato il modo di quadrare il cerchio. Il prezzo? Ma che vi aspettavate? Maggiori informazioni sulle TAD R1: www.pioneer.it La pagella di Pietro Di Giovanni: voto finale 88/100
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