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  1. #1
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    Colorimetri e spettrofotometri - Miti e leggende


    Ciao a tutti.

    Prendendo spunto da questa discussione http://www.avmagazine.it/forum/showthread.php?t=133208 (dove devo finire di dire la mia), ho pensato che sia il caso di fare un po' di chiarezza su come funzionano le varie sonde di calibrazione, quelle per comuni mortali, che molti di noi usano per ottimizzare il proprio display o proiettore.

    Lo scopo di questa discussione è di confermare o smentire quello che spesso si legge sui limiti, gli usi, i metodi di applicazione, ecc…

    Per fare questo in maniera inconfutabile ritengo che l'unico modo sia quello di effettuare una serie di prove strumentali, che seguano metodiche ripetibili in modo da permettere a chiunque di verificare il comportamento della propria sonda in situazioni analoghe.

    Lasciando quindi da parte qualunque dogma, che su di me hanno sempre attecchito poco, ho proceduto con una serie di test sulle sonde che possiedo: uno spettrofotometro X-Rite i1Pro (ex GretagMacbeth EyeOne Pro) ed un colorimetro X-Rite DTP94.



    L’i1Pro è uno degli spettrofotometri più diffusi e dal costo tutto sommato abbordabile.
    Il DTP94 è un buon colorimetro, economico di fascia appena superiore ai più diffusi Syder2, Spyder3 e i1 Display.

    Personalmente ho usato diverse sonde, comprese Spyder, i1Design ed altre, ma al momento posseggo queste qui sopra e basta ed è su loro che ho concentrato i miei sforzi perché le ritengo comunque rappresentanti delle rispettive categorie.
    Credo sarebbe utile se qualche possessore di altre sonde volesse sottoporle a test simili e postarne poi i risultati.

    Dato che credo che l’argomento possa essere interessante per molti ma di non facile comprensione per alcuni, sarebbe meglio lasciare pulita questa discussione riservandola alla pubblicazione delle sole prove e dei commenti dell’autore relative ad esse.

    Commenti, critiche, suggerimenti, richieste, ecc… sulle prove effettuate è meglio postarle in quest’altra discussione: http://www.avmagazine.it/forum/showthread.php?t=134773

    …segue
    Ultima modifica di Girmi; 17-04-2009 alle 16:55
    Mitsubishi HC-5000, Toshiba HD-XE1; Samnsung BD-P2500; MacMini; Onkyo TX-NR905; diffusori autocostruiti.
    Il contenuto di questo messaggio è frutto di opera intellettuale. Ne è concesso l'uso, l'indirizzamento, la copia parziale o totale e la diffusione solo a fini non commerciali e solo se effettuati da privati. Non è concesso l'uso da parte di operatori professionali, la modifica, anche se parziale (ad eccezione dell'admin e moderatori di questo forum) e qualunque altro utilizzo non espressamente autorizzato. I marchi citati sono di proprietà delle rispettive aziende.

  2. #2
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    Le sonde

    Comincerei con qualche breve considerazione generale.
    Le sonde usate per la calibrazione sono principalmente di due tipi: colorimetri e spettrofotometri.

    Pur ottenendo, in alcuni casi, risultati comparabili, nascono per scopi diversi e si basano su principi di funzionamento diversi.
    Cercherò di spiegarli per quelle che sono le mie conoscenze ed esperienze d’uso di questi oggetti.
    Ovviamente non conosco, né mi interessa conoscere, tutti i modelli di sonde esistenti, alcune delle quali potrebbero aver caratteristiche diverse da quelle da me descritte.
    Visto lo scopo della discussione i riferimenti sono a prodotti consumer o prosumer (modelli relativamente economici ma adatti anche ad usi professionali).

    I colorimetri sono strumenti relativamente semplici.
    Sono dotati di sensori sensibili alla luce della quale rilevano la composizione cromatica sotto forma di valori tristimolo XYZ. Questi vengono poi elaborati dai software per la conversione in coordinate cromatiche dello spazio e metodo colore prescelti.
    Detta in parole molto povere, un colorimetro vede i colori in maniera simile a quella dell’occhio umano.
    Sono pensati per l’uso con luce diretta o riflessa ed il loro uso è principalmente la calibrazione e profilazione di monitor, TV, proiettori.

    Gli spettrofotometri invece sono apparecchi più complessi e duttili.
    Fanno parte della più ampia famiglia degli spettrometri, sono apparecchi sensibili alle radiazioni elettromagnetiche ed hanno funzioni diverse a seconda della gamma di radiazioni che analizzano: onde radio, microonde, raggi X o gamma, ecc…
    Quelli che si occupano di onde luminose sono i nostri spettrofotometri.

    Uno spettrofotometro lavora per comparazione di un dato conosciuto con uno sconosciuto.
    Il dato conosciuto è lo spettrogramma ottenuto da un campione di colore noto (solitamente bianco, ma può anche essere di altri colori) illuminato da una fonte di luce costante (ogni spettrofotometro ha uno o più illuminatori incorporati).
    Il dato sconosciuto è lo spettrogramma del campione di colore oggetto della misurazione.
    La comparazione dei due spettrogrammi permette ai software di identificare l’esatta lunghezza d’onda del colore esaminato e di effettuarne la conversione in coordinate cromatiche.

    Perché questa comparazione sia la più precisa possibile è necessario che lo spettrogramma sconosciuto sia meno sconosciuto possibile.
    Questo lo si ottiene illuminando il colore da rilevare con la stessa luce usata per il rilevamento del riferimento (il bianco di cui sopra).

    Per questo, l’uso a cui sono destinati gli spettrofotometri è principalmente quello con colori stampati o pigmenti o materiali ecc…, usando l’illuminazione incorporata per la lettura di luce riflessa ed in questo raggiungo dei livelli di precisione notevoli.

    Gli spettrofotometri possono essere usati anche con una fonte luminosa esterna, come un proiettore, ma in questo caso viene meno il riferimento della luce interna e la comparazione si basa su uno spettrogramma di cui non è noto il profilo della sorgente luminosa la quale viene calcolata in base al solo spettrogramma di riferimento.
    Per la verità viene meno anche il riferimento di un illuminante a spettro continuo dato che proiettori e display sono fonti luminose essenzialmente tricromatiche.

    È tutto questo sistema di adattamenti vari che mi fa a volte asserire che gli spettrofotometri non siano gli strumenti più adatti per la calibrazione di una periferica video. Compito a mio avviso più adatto ad un colorimetro.

    Ma su questo tornerò alla fine.


    …segue
    Ultima modifica di Girmi; 17-04-2009 alle 16:59
    Mitsubishi HC-5000, Toshiba HD-XE1; Samnsung BD-P2500; MacMini; Onkyo TX-NR905; diffusori autocostruiti.
    Il contenuto di questo messaggio è frutto di opera intellettuale. Ne è concesso l'uso, l'indirizzamento, la copia parziale o totale e la diffusione solo a fini non commerciali e solo se effettuati da privati. Non è concesso l'uso da parte di operatori professionali, la modifica, anche se parziale (ad eccezione dell'admin e moderatori di questo forum) e qualunque altro utilizzo non espressamente autorizzato. I marchi citati sono di proprietà delle rispettive aziende.

  3. #3
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    Le Prove

    Le prove

    Tempo fa avevo già fatto una serie di prove usando le stesse mie sonde con un proiettore ed in quella occasione provai anche uno Spyder2. La prova la trovate qui: http://www.avmagazine.it/forum/showthread.php?t=97141

    Questa volta ho usato, per praticità, solo dei monitor, dato che quello che volevo capire era la precisione ed i limiti delle sonde in condizioni diverse, cosa più facilmente ottenibile con dei monitor.

    I monitor usati sono stati un Quato 260 Excellence e lo schermo di un MacBook Pro 15”, entrambi rilevati non prima di un’ora dall’accensione.
    Anche le sonde sono state usate sempre solo dopo un tempo di almeno un’ora dal collegamento, questo per essere sicuro che raggiungessero la stabilità termica interna.

    Ovviamente nel portatile ho disattivato sia la retroilluminazione della tastiera che il sensore ambientale, in base al quale sarebbe scattata la variazione automatica della luminosità.

    Anche se le sonde sono dotate di un bordo di mascheramento, le misurazioni sono sempre state fatte oscurando l’ambiente.
    Visto il numero di misurazioni fatte, diverse decine, le prove sono state divise in diverse sessioni, a volte distanti anche un paio di giorni.

    Per questo potete notare qualche piccola differenza fra i dati di una sessione e quelli di un’altra ma questo, ai fini dei risultati, è ininfluente. Quello che conta è che all’interno della stessa sessione di prove le condizioni fossero stabili in tutte le rilevazioni. Quello che volevo mostrare non è lo stato della calibrazione dei miei monitor, ma come si comportano le sonde nelle varie condizioni.

    Veniamo quindi ai risultati delle prove che mi permetterò di esporre come risposte ai dubbi che spesso leggo sul forum.

    Per chi volesse approfondire lo studio dei risultati, ogni prova è accompagnata dai relativi file .chc da aprire in HCFR.

    …segue
    Mitsubishi HC-5000, Toshiba HD-XE1; Samnsung BD-P2500; MacMini; Onkyo TX-NR905; diffusori autocostruiti.
    Il contenuto di questo messaggio è frutto di opera intellettuale. Ne è concesso l'uso, l'indirizzamento, la copia parziale o totale e la diffusione solo a fini non commerciali e solo se effettuati da privati. Non è concesso l'uso da parte di operatori professionali, la modifica, anche se parziale (ad eccezione dell'admin e moderatori di questo forum) e qualunque altro utilizzo non espressamente autorizzato. I marchi citati sono di proprietà delle rispettive aziende.

  4. #4
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    Gli spettrofotometri sono più precisi dei colorimetri. Vero o falso?

    La prima serie di test è proprio fatta per capire se sia più preciso un colorimetro o uno spettrofotometro, ovviamente solo in riferimento alla calibrazione di un display.

    Nel mio lavoro sono praticamente costretto a lavora con monitor più che calibrati. Sbagliare un colore in stampa anche di pochi dE per me potrebbe significare una richiesta danni cosa che, per fortuna, in oltre 25 anni non mi è mai capitata.

    Il monitor sul quale lavoro ha uno spazio colore molto ampio che mi permette di simulare a video diversi tipi di stampa.
    Questo tipo di simulazione si chiama “softproofing” e per essere sicuro di poterla fare esistono dei software che certificano la corrispondenza (sulla base di specifiche molto ristrette) degli spazi colore che devo simulare.

    Uno degli organi che, per quanto il mio campo di lavoro, si occupa di emanare queste specifiche è l’UGRA.
    Ho quindi effettuato due calibrazioni con le mie due sonde e poi ho sottoposto i rispettivi risultati alla procedura di certificazione UGRA.

    Questa prova è stata effettuata calibrando il monitor secondo specifiche UGRA utili per la prestampa, cioè bianco a 5800K° e luminosità a 120cd/mq.

    Il risultato è riportato nei PDF qui allegati: Certificazione con i1Pro, certificazione con DTP94.

    Con lo spettrofotometro i1Pro ottengo degli ottimi risultati con quasi tutti gli spazi colore ma insufficienti a certificare una perfetta simulazione a video di uno spazio ECI-RGB.
    Con il colorimetro DTP94 invece anche l’ECI-RGB viene certificato, inoltre i valori di scostamento (i vari Delta) sono mediamente la metà di quelli ottenuti con l’i1Pro.
    Per la scala di grigi, ad esempio, il DeltaC medio (lo scostamento cromatico) è 0,23 con il DTP94 e 0,52 con l’i1Pro.

    Voglio ricordare che convezionalmente con Delta =1 si indica il minor scostamento possibile visibile da occhio umano.


    Oltre al software di certificazione ho anche fatto delle verifiche usando il noto software freeware HCFR. I pattern usati erano a step del 1%, quindi 100 campioni per la massima precisione di misurazione possibile.
    I risultati li vedete in questa animazione. I tratti continui sono quelli del DTP94, quelli tratteggiati sono del i1Pro.



    DTP94_Vs_i1Pro.chc


    La sequenza delle schermate è: Luminosità, gamma, livelli RGB, temperatura colore, luminosità “Near Black”, luminosità “Near White”, livelli di saturazione.
    I risultati sono molto simili, praticamente coincidenti su tutto l’arco della luminosità che ricorso essere da 120cd/mq a 0,4 cd/mq

    L’unica differenza degna di nota è sulla temperatura colore che risulta più bassa per il DTP94 di ca. 400K°. Credo si tratti di un problema del drive o di HCFR, dato che mi fido di più della certificazione UGRA che di HCFR.
    A parte questo, tutti i grafici sono praticamente sovrapposti, con scostamenti minimi ed anche il grafico della temperatura colore sembra semplicemente traslato ma l’andamento è identico per le due sonde.

    Quindi, quale sia la sonda più precisa sembra difficile da dire solo sulla base di questi grafici, ma la prova offerta dalla certificazione UGRA mi fa propendere per il colorimetro.

    …segue
    Ultima modifica di Girmi; 17-04-2009 alle 18:11
    Mitsubishi HC-5000, Toshiba HD-XE1; Samnsung BD-P2500; MacMini; Onkyo TX-NR905; diffusori autocostruiti.
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  5. #5
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    I colorimetri non sono precisi se usati da lontano. Vero o falso?

    Questa è una frase che ho letta anche di recente e per quella che è la mia esperienza, non solo legata a queste prove, posso anticipare già la risposta che posso dare io: è falso.

    Il perché l’ho già spiegato più volte ma lo ripeto.
    L'intensità luminosa decade del quadrato della distanza, quindi se invece che a 30 cm una sonda fosse alla distanza doppia, 60 cm, la luminanza in cd/mq sarebbe di 1/4.
    Ma allo stesso tempo l'area campionata (rimanendo costante l'angolo di lettura) aumenterebbe del quadrato della distanza.

    Ad esempio: se a 30 cm una sonda con un angolo di lettura di 10° legge un valore di 40 cd/mq “vedendo” un bollo di circa 5 cm di diametro (circa 20cmq), a 60 cm la luminosità di quell’area decadrebbe ad 1/4 cioè 10 cd/mq.
    Ma a 60 cm l'area di lettura sarà di 10 cm di diametro quindi circa 80 cd/mq e la luminanza vista dalla sonda sarà quella di un area 4 volte l'area letta da metà distanza. Alla fine il risultato sarà sempre di 40 cd/mq.

    In pratica, finché l'area di lettura è tutta "utile" (cioè che non vada al di fuori del pattern o dello schermo) allora la distanza della sonda non influirà sui valori letti.

    Ovviamente allontanando la sonda la si espone maggiormente ad interferenze ambientali dirette, luci ambientali, riflessioni ecc….
    È quindi questo il motivo per il quale è consigliabile tenere il colorimetro vicino allo schermo, non la presunta caduta della luminanza.

    Ma come ho detto qui servono fatti, mica pugnette!

    Per questa prova ho usato il colorimetro prima in modo tradizionale, cioè appiccicato al monitor, e poi lo ho allontanato a circa 20/25 cm dallo schermo puntandolo in entrambi i casi al centro dello stesso. La differenza fra le due posizioni è quindi solo nell’area di lettura.

    Non ricordo con precisione l’angolo di lettura del DTP94, credo una decina di gradi, ma fra le due posizioni si passa da pochi mmq a diversi cmq. In pratica una differenza nell’area letta di qualche decina di volte.
    Il monitor era sempre lo stesso della prova precedente ed anche in questo caso i campioni erano 100.

    Le linee continue sono quelle del rilevamento a distanza, quelle tratteggiate sono del rilevamento a contatto.



    DTP94_20cm_Vs_0cm.chc

    Come si vede luminosità, gamma, near black e near white sembrano fotocopiati.
    La sola temperatura colore ha un minimo spostamento (inferiore a dE 1) probabilmente dovuto a qualche interazione ambientale che non sono riuscito ad evitare. Nonostante l’ambiente fosse oscurato, il monitor ha vicino mobili e oggetti riflettenti oltre ai led del PC e dello stesso monitor.

    Aprendo i file .chc relativi a questa prova, potrete notare, a conferma di quanto ho scritto sopra, che la luminosità fra le due misurazione rimane sostanzialmente uguale con punte di 113,47 cd/mq e 112,27 cd/mq rispettivamente a 0 cm e 20 cm.

    …segue
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  6. #6
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    I colorimetri sono studiati per lavorare a contatto con i monitor e quindi sono precisi solo ad alti livelli di luminosità.
    I colorimetri non sono affidabili ai bassi livelli di luminosità.
    Vero o falso?


    Due domande figlie dello stesso, a mio avviso sbagliato, preconcetto.

    Alla seconda domanda ho già risposto più volte spiegando che quando nei tracciati si vedono i valori sballare al di sotto di una certa soglia, non sono queste sondine che sbarellano con poca luce ma è una caratteristica comune a molti display, indipendentemente dalla tecnologia, quella di perdere linearità ai bassi livelli.
    Il buon comportamento delle sonde ed in particolare del DTP94 è già dimostrato dai grafici sopra postati nonché dalla certificazione UGRA e dalla comparativa precedentemente linkata.

    A completamento ed in risposta anche alla prima domanda, ho fatto un’altra serie di prove specifiche per le quali ho abbandonato il mio monitor di riferimento per il più comodo monitor del portatile, che posso smanettare con meno ansie.

    La prova è stata fatto con i soliti 100 campioni rilevati sia alla massima luminosità del monitor, 206 cd/mq, che alla minima, 15cd/mq (di meno il monitor del MacBook Pro non va).

    Voglio sottolineare che la massima luminosità della seconda rilevazione (15cd/mq) corrisponde circa al 23% di luminosità della prima (206cd/mq) e che la minima luminosità nel secondo caso scendeva fino a 0,03 cd/mq mentre era a 0,38 cd/mq nel primo. In pratica una differenza di oltre 10 volte.

    La variazione del contrasto rilevato nei due casi è molto simile: 537:1 e 494:1, segno inequivocabile che la precisione di lettura è invariata anche a livelli di luminosità così bassi (15cd/mq sono molto meno di quanto consigliato in ambito home per qualunque vp).

    Come al solito: 100 campioni, linee continue per la lettura a 15cd/mq e tratteggiate per la lettura a 206cd/mq.



    DTP94_15cd_Vs_206cd.chc

    Dai grafici si vede bene che non ci sono differenze apprezzabili anche quando la sonda è chiamata a discriminare valori di luminosità inferiori a quelli di molti dei migliori VP o TV in circolazione.

    Vorrei che poneste particolare attenzione ai grafici “near black” ed ai livelli di saturazione e vi ricordo che il blu a 6500K° ha una luminosità massima che è pari al 7,5% della luminosità massima totale, in pratica poco più di 1cd/mq.

    Direi quindi che ancora una volta, spero l’ultima, si possa affermare che un colorimetro, anche questi di tipo economico, non ha grossi problemi a leggere livelli anche molto bassi di luminosità.

    …segue
    Ultima modifica di Girmi; 17-04-2009 alle 17:44
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  7. #7
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    Costanza di lettura. Vince lo spettrofotometro? Vince il colorimetro?

    Questa è forse la prova che ritengo più interessante.

    Ho fatto qualche cenno in apertura ai diversi principi di funzionamento delle due sonde ed al fatto che l’approssimazione di calcolo necessaria allo spettrofotometro, in mancanza di un riferimento importante come quello dell’illuminante, possa portare a qualche errore, se pur modesto, nelle letture.

    Per verificare questo ho fatto una prova che rilevasse la costanza delle letture effettuate in condizioni diverse dalla due sonde.
    Devo confessare che questa è stata la prova più lunga, quasi quattro giorni in totale, e più stressante per le sonde che hanno lavorato ininterrottamente per diverse ore ogni volta.

    In realtà si tratta di due tipi di prove diverse ed ancora una volta ho voluto “spremere” le sonde facendole lavorare a livelli di luminosità relativamente bassi.
    Nei file .chc trovate i singoli valori che mediamente erano intorno alle 17-20 cd/mq.

    La prima prova è consistita in una serie di 5 letture complete ma questa volta con “soli” 20 step al 5%, altrimenti diventavo vecchio, eseguite grosso modo da 30 minuti ad un’oretta l’una dall’altra.

    Ho pensato lungamente a quale fosse il modo migliore per presentare questi risultati. Il sistema del “Refence measure” che HCFR offre in questo caso non era applicabile perché funziona solo per due letture alla volta.
    Ho quindi fatto un piccolo montaggio delle due serie. Anche se fatte in momenti diversi ed anche se per questo i valori rilevati dalle sonde divergono leggermente (il MacBook Pro fa quello che può). Ho pensato che fosse comunque il modo migliore per valutare la costanza delle sonde all’interno delle proprio sessioni di lettura.

    Le schermate sono le stesse della prima prova. Sopra lo spettrofotometro, sotto il colorimetro.



    Anche se sembra che mi sia dimenticato di montare le diverse schermate di luminosità e gamma del DTP94 vi assicuro che ci sono tutte. È che proprio non si muovono!!!!

    Più ballerine invece quelle dell’i1Pro, anche se va sottolineato che il risultato va valutato più dagli scostamenti, davvero trascurabili, dei dE che non dagli altri scostamenti.
    Fra l’atro, dal punto di vista pratico, gli scostamenti nel gamma e nella luminosità al di sopra del 50% perdono via via di significato all’aumentare della luminosità.

    La seconda è una prova sulla ripetitività dei risultati sullo stesso campione.
    In questo caso ho preso tre soli campioni di grigio: 0%; 50% e 100%.
    Ognuno di questi è stato letto per ben 15 (quindici) volte nell’arco del più breve tempo possibile.

    Per non farmi mancare proprio niente, ho effettuato due volte questa prova.
    La prima volta lasciando attivato, nelle rispettive configurazioni, le opzioni che permettono di effettuare letture multiple sulle basse luci ottenendo come risultato la media di tali letture, che si presume essere più precisa della singola lettura.

    La seconda volta ho tolto quell’opzione ed i rilevamenti sono quindi a letture singole.
    Nell’animazione, nelle letture al 50% ed al 100%, ho ampliato al massimo possibile la scala dei grafici per evidenziare al meglio le variazioni.
    Nel RGB ad esempio si va dal +10% al –10% come limiti massimi.



    Coherence.chc

    Ancora una volta il colorimetro si rivela più affidabile nelle letture ripetute anche se non mi stanco di sottolineare che le variazioni registrate con l’i1Pro sono quasi del tutto trascurabili.

    …segue
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  8. #8
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    Conclusioni.

    Uso questo tipo di strumenti da molto tempo, il mio primo colorimetro risale al ’93, il primo (e costosissimo) spettrofotometro del ’95, ma già prima ne ho visti ed usati e so bene come si comportano.
    Per questo non mi sorprendo più di tanto vedendo i risultati. ma forse qualcuno lo sarà rimasto sorpreso.

    Se questo è accaduto ne sono lieto perché significa che i miei sforzi non sono stati vani.

    I colorimetri sono strumenti affidabili se usati nel modo giusto così come lo sono gli spettrofotometri quando usati per gli scopi a cui sono dedicati.
    Alcuni modelli di colorimetro, gli Spyder ad esempio, hanno qualche problema di posizionamento in più a causa del loro design o del loro angolo di lettura, ma questo non significa che con qualche piccolo sforzo in più sulla ricerca del loro miglior posizionamento non possano funzionare al meglio.

    Per concludere tutta questa pesantissima manfrina una domanda che credo in molti si facciano: “ma allora per una calibrazione domestica, cosa è meglio prendere. Un colorimetro? Uno spettrofotometro? Un ritratto di Santa Lucia?”

    La risposta è impossibile dare.

    Se da un lato è vero che i colorimetri sono, mediamente, più affidabili di uno spettrofotometro e che costano di solito molto meno è anche vero che hanno un utilizzo molto limitato e specifico.
    Se uno dovesse solo calibrare un proiettore od un display un colorimetro sarebbe sicuramente la scelta più giusta.

    Gli spettrofotometri invece presentano nell’uso con vp e display alcune piccole, ma tutto sommato trascurabili, imprecisioni, ma hanno l’enorme vantaggio di poter essere usati per molti più scopi e molto più comodamente.
    Dato che di solito hanno un angolo di lettura più stretto di un colorimetro possono essere molto più agevolmente usati ad una certa distanza dallo schermo limitando praticamente a 0 le interazioni ambientali dirette.
    Questa cosa è molto utile in quelle situazioni dove, per i posizionamenti di vp e schermo, è difficile trovare una posizione buona per un colorimetro (che come detto non deve necessariamente stare vicino allo schermo, ma di solito è meglio che lo sia). Questo succede ad esempio quando il vp è centrato rispetto allo schermo.

    Un altro vantaggio non trascurabile in uno spettrofotometro è la sua duttilità.
    Con uno spettrofotometro è possibile calibrare, al pari di un colorimetro, proiettori, TV, display, monitor ma anche stampanti, fotocamere digitali, si possono rilevare colori da materiali vari, oggetti, ecc….
    Ho volutamente distinto i monitor dai display perché credo che se uno ha la necessità di calibrare un monitor di un PC è quasi sicuramente perché deve fare dell’image editing e stamparne il risultato.

    A questo punto la doppia spesa, colorimetro per il monitor e spettrofotometro per la stampante, avrebbe senso solo se si cercano risultati professionali. Se invece si vuole solo una buona calibrazione di tutta la catena di lavoro, lo spettrofotometro darebbe i migliori risultati sfruttando al massimo il maggior investimento necessario.

    Per quanto riguarda il ritratto di Santa Lucia, di sicuro male non fa.

    Chiudo qui ringraziando per l’attenzione e nella speranza di aver fatto cosa gradita.
    Sarebbe interessante se qualcuno avesse voglia di testare a fondo altre sonde.


    Ciao.


    P.S.: se qualcuno in zona Bologna mi presta per qualche giorno uno Spyder o un i1 Display (o altre versioni) ci penso io a spremerle per bene.
    Ultima modifica di Girmi; 17-04-2009 alle 18:17
    Mitsubishi HC-5000, Toshiba HD-XE1; Samnsung BD-P2500; MacMini; Onkyo TX-NR905; diffusori autocostruiti.
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  9. #9
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    Anche se è una discussione di qualche anno fa (ma che ho letto solo adesso), non posso che farti i miei complimenti.
    Display Plasma: SAMSUNG PS51D8000 - Bd Player: SAMSUNG BD-C8500 - Decoder: MySkyHD Samsung 990V
    SintoAmpli:
    ONKYO TX-SR 605 - Diffusori: INFINITY HCS PRIMUS - Remote Control: LOGITECH HARMONY 555


    Guide: Calibrazione di base di un HDTV - Calibrazione avanzata HDTV Plasma (corso rapido)

  10. #10
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    Interessantissima discussione...io avrei però una domanda ulteriore. Nel caso di un colorimetro, è vero che bisogna procedere alla sua ritaratura una volta all'anno? Leggo su diversi forum che causa temperature, condizioni ambientali ecc, tende a dare una deviazione nelle misure col tempo...
    FKB

  11. #11
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    Citazione Originariamente scritto da Roby7108 Visualizza messaggio
    Anche se è una discussione di qualche anno fa (ma che ho letto solo adesso), non posso che farti i miei complimenti.
    Anche io, dopo più di 12 anni, mi sento di fare i complimenti all'autore... per aver battuto il record mondiale di inesattezze in un solo thread.

  12. #12
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    Anger.Miki, potrebbe essere d'aiuto a tutti che tu evidenziassi le inesattezze che hai riscontrato.

    Grazie

  13. #13
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    Citazione Originariamente scritto da stazzatleta Visualizza messaggio
    Anger.Miki, potrebbe essere d'aiuto a tutti che tu evidenziassi le inesattezze che hai riscontrato.

    Grazie
    Mortaccidepippo! Anger_Miki: quasi quasi ti banno per aver riesumato una roba del genere!!!!!

    Vabbé. Inizio io:

    Citazione Originariamente scritto da Girmi Visualizza messaggio
    ...I colorimetri sono strumenti relativamente semplici. Sono dotati di sensori sensibili alla luce della quale rilevano la composizione cromatica sotto forma di valori tristimolo XYZ. ....[CUT]
    Giusto una precisazione. Ci sono tanti colorimetri (soprattutto gli Spyder di Datacolor fino allo Spyder5) che usano 4, 6 o più sensori differenti con filtri colore specifici, quindi non soltanto tre. Per fare un esempio, la sonda i1Display Pro ha 4 sensori. Del resto è corretta l'informazione che, nel complesso, il risultato elaborato dal software in sinergia con il colorimetro, è quello di tirar fuori le coordinate tristimolo XYZ e da qui tutte le coordinate derivate (Yxy, Yu'v' etc.)

    Citazione Originariamente scritto da Girmi Visualizza messaggio
    ...Gli spettrofotometri possono essere usati anche con una fonte luminosa esterna, come un proiettore, ma in questo caso viene meno il riferimento della luce interna e la comparazione si basa su uno spettrogramma di cui non è noto il profilo della sorgente luminosa la quale viene calcolata in base al solo spettrogramma di riferimento.[CUT]
    Questo è doppiamente inesatto. Prima di tutto, limitatamente allo spettrometro i1Pro utilizzato dall'autore della discussione, il software di misura effettua una 'calibrazione' dello strumento, richiede di posizionare lo strumento sul campione di superficie lambertiana incluso tra gli accessori ed effettua una doppia calibrazione, ovvero viene accesa la lampada campione che è all'interno dello spettrometro in modo che venga verificata la risposta spettrale con i dati inseriti nel firmware: in caso di errori, esce un messaggio di errore. Nella stessa occasione viene calibrato il riferimento del 'nero'. Ci sono poi spettrometri che non hanno bisogno di una calibrazione con un illuminante di riferimento ad ogni accensione: hanno tutti i riferimenti nel firmware oppure nel software di controllo. Per fare un esempio, una Jeti Spectraval 1501 (circa 7500 Euro) oppure un Minolta CS2000A (circa 40.000 Euro) non hanno bisogno di una calibrazione con illuminante di riferimento prima di iniziare le misure.

    Citazione Originariamente scritto da Girmi Visualizza messaggio
    ...Per la verità viene meno anche il riferimento di un illuminante a spettro continuo dato che proiettori e display sono fonti luminose essenzialmente tricromatiche........[CUT]
    Anche questa informazione non ha alcun senso e dimostra scarca conoscenza della materia: lo spettrometro fornirà una lettura spettrale assoluta, indipendentemente se si tratti di una lampada a incandescenza, di un LED oppure di sorgenti luminose monocromatiche. Il limite degli spettrometri - o, meglio, di alcuni spettrometri - è la risoluzione ed è un argomento che in questa discussione non è mai stato affrontato.


    Citazione Originariamente scritto da Girmi Visualizza messaggio
    ....È tutto questo sistema di adattamenti vari che mi fa a volte asserire che gli spettrofotometri non siano gli strumenti più adatti per la calibrazione di una periferica video...[CUT]
    Siamo tutti d'accordo sul preferire un colorimetro per la calibrazione. Ma non per la mancanza di precisione dello spettrometro. Il colorimetro è generalmente più veloce e sensibile, specialmente sulle basse luci. La verità però è che il colorimetro da solo non basta e bisognerebbe profilarlo con uno spettrometro di riferimento, magari ad alta risoluzione. Non certo con un i1Pro e compagna, caratterizzati da una risoluzione molto bassa, quindi ottimi solo per display con gamut limitato.

    ... Anger.Miki: tocca a te.

    Emidio
    Ultima modifica di Emidio Frattaroli; 10-05-2021 alle 15:05

  14. #14
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    Ci vorrebbe un post più lungo di quello da analizzare. Ma per smontare la tesi basta dire che la "certificazione" UGRA, tramite le cui risultanze l'utente convalida le sue comparazioni e le conclusioni su quale sia lo strumento più preciso (immagino intendesse più accurato rispetto allo standard di riferimento), si basa su dati inviati dallo stesso utente e misurati con le proprie sonde. Manca quindi uno strumento che verifichi la distanza dallo standard di riferimento delle sonde utilizzate. UGRA dice che va bene quello della DTP94 e non quello della i1Pro perché i dati inviati dall'utente dicono questo e non perché sia davvero così. Magari la i1Pro è più accurata e quindi il monitor misurato non è conforme allo standard. Ogni strumento di misura deve essere verificato rispetto al riferimento assoluto attraverso strumenti idonei, non rispetto a se stesso o ad un altro strumento non tarato.
    Insomma, mi sembra che i concetti siano un po' confusi.

    Cito EBU Tech: "With the move to flat panel displays and the variety of panel back-light technologies, EBU members have reported that the results obtained from Tristimulus Meters can be too variable to reliably measure video monitors. For that reason, the methodology has been altered to remove descriptions of how Tristimulus Meters should be used. If the reader does decide to use a Tristimulus Meter, one should be certain that the meter is accurate enough to measure the device under test and shall not use them to certify a design's compliance status."

    e poi continua: "Spectroradiometric equipment comprises a means of measuring the light energy, wavelength by wavelength, across the whole spectral range and a data processor which calculates the tristimulus values by multiplication of this spectrum with the colour matching functions and then integration. Thus, provided that the bandwidth of the wavelength-scanning device is accurately controlled and its gain characteristic is known, accurate results are obtained."

    Che non è altro che quello che Emidio (dal greco "Imis dyo" che significa "metà di due" ossia "numero 1") ed io abbiamo affermato.
    Ultima modifica di Guest_80763; 10-05-2021 alle 12:54

  15. #15
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    Citazione Originariamente scritto da Emidio Frattaroli Visualizza messaggio
    Mortaccidepippo! Anger_Miki: quasi quasi ti banno per aver riesumato una roba del genere!!!!!
    E avresti avuto ragione. Ma il fastidio che ho provato è stato troppo; non tanto per le inesattezze scritte (sicuramente in buona fede) ma per l'eco e il plauso che, seppur in parte, hanno riscosso. Secondo me pochi concetti giusti e ben chiari bastano a rendere gli utenti consapevoli e protetti e la sorgente certificata di tali nozioni non puoi che essere tu, Emidio caro... "Da Emidio: a scuola di colore".


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