Ologrammi 3D in movimento

sabatino pizzano 19 Novembre 2008, alle 12:45 AV Professional

L'istituto di ricerca giapponese NICT ha sviluppato un nuovo metodo per riprendere e riprodurre immagini 3D in movimento, senza i limiti delle attuali tecnologie a disposizione

L'istituto di ricerca giapponese NICT (National Institute of Information and Communications Technology) ha sviluppato un nuovo metodo per riprendere e riprodurre immagini in movimento che permette di oltrepassare i limiti delle attuali tecnologie. Le attuali soluzioni di riproduzione olografica obbligano all'utilizzo di zone perfettamente oscurate sia per la cattura che per la riproduzione dell'immagine, oltre che il ricorso di tecnologie al laser.

Il NICT ha sviluppato un nuovo metodo che permette di catturare le immagini anche in ambiente luminoso e in condizioni assolutamente normali, utilizzando una videocamera con un ottica particolare composta da numerose microlenti che permettono di integrare le informazioni dell'immagine ripresa da più angoli. la stessa lente viene utilizzata per la riproduzione.

Le immagini sono elaborate in modo da estrapolare le informazioni delle singole componenti RGB che vengono riprodotte con singoli pannelli LCD e con laser delle rispettive lunghezze d'onda. Il sistema permette di riprodurre immagini in movimento con tutti i colori. L'unico limite attualmente è rappresentato dalle dimensioni, contenute in appena 1 cm a causa dell'angolo di campo del sistema pari a soli 2°. Il NICT si propone di quadruplicare le dimensioni dell'immagine nei prossimi 3 anni.

Fonte: Techon.nikkeibp.co.jp

Commenti (4)

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  • zorro101

    19 Novembre 2008, 13:47

    mi sfugge qualcosa!!!
    gli ologrammi si basano sulle frange d'interferenza (causate da un laser che illumina il soggetto facendo 2 percorsi diversi (uno più lungo dell'altro) ed andando ad interferire appunto fra loro rimanendo impressi su una scheda)
    qui vedo una telecamera che riprende!!!
    non mi torna!!!
  • Girmi

    19 Novembre 2008, 17:17

    Stavo per dire la stessa cosa.
    Se capisco bene l'articolo di Tech-On quello schema è una loro interpretazione ed effettivamente manca la parte più importante, cioè l'illuminazione del soggetto che deve avvenire con luce coerente, quindi laser, e con un complesso sistema di rifrazione e riflessione del raggio illuminante che colpendo il soggetto da più angolazioni crea sul supporto di cattura quelle frange di interferenza a cui si riferiva Zorro.
    Tutto questo nel disegno manca e per la verità non mi è molto chiaro nemmeno il sistema di ricomposizione dell'immagine che prevederebbe solo due gradi di campo visivo!!!!!
    Alla faccia del 3D.

    Ma probabilmente sta tutto in questa frase:
    un nuovo metodo per riprendere e riprodurre immagini in movimento che permette di oltrepassare i limiti delle attuali tecnologie.

    Aspettiamo novità.


    Ciao.
  • mihen

    20 Novembre 2008, 09:21

    la telecamera serve solo a riprendere l'immagine che poi verra riprodotta tramite elaborazione pc e laser in ologramma 3d. guarda la foto da sinistra verso destra.
  • Girmi

    20 Novembre 2008, 18:00

    Grazie mihen per il chiarimento, ma la ripresa olografica a luce ambiente non è possibile e credo proprio che l'errore sia nella sequenza che è stata data agli elementi nello schema. È quello il punto da chiarire.

    Sono cose che ho studiato circa 25 anni fa, qundi posso ricordarmele un po' confusamente, ma provo a fare un ripasso mentale.

    Come ho scritto, come illuminazione in ripresa serve un fascio di luce coerente, cioè a fase costante, come un laser, che però è monocromatico.

    Lo sfasamento controllato che si crea, prima spezzando (tramite uno specchio traslucido) e poi diffondendo (tramite diffusori ottici) il raggio laser per illuminare soggetto e pellicola con due inclinazioni diverse, serve proprio a generare quelle frange di interferenza che vengono poi impresse sulla pellicola.
    Una volta sviluppata ed illuminata da un normale fascio di luce bianca, a seconda della inclinazione di questa, la pellicola rifletterà le diverse immagini corrispondenti alle singole interferenze creando l'effetto tridimensionale.

    Non ricordo con una precisione tale da spiegarti con certezza come si creano le frange di interferenza, ma ci provo. Perdonami in anticipo se non sarò del tutto chiaro.

    Fai conto di essere sul bordo di un laghetto e di lanciare un sasso.
    Partendo dal punto in cui il sasso cade in acqua le onde che si creano si propagano con forme perfettamente concentriche e con intervallo regolare.
    Propagandosi verso i bordi del laghetto arrivano a colpirli e ne vengono riflessi.
    Pur mantenendo l'intervallo originale, la forma dell'onda riflessa viene modulata dal profilo irregolare del bordo del laghetto assumendo una nuova forma che continuerà a propagarsi sulla superficie del laghetto stesso.

    Nel punto dove sei tu arriveranno quindi due diversi tipi d'onda: quella originale (regolare) e quella modulata (riflessa).
    Se potessero esaurire la loro energia esattamente dove sei tu (in realtà il viaggio continua ma noi non interessa), vedresti che le due onde si intersecano, interferendo fa loro e generando un terzo profilo d'onda.
    Se tu potessi rappresentare su un foglio questo profilo, con diversi gradi d'intensità, otterresti una linea più scura in alcuni punti e più chiara in altri.

    Quella sarebbe una sorta di fotografia del bordo del laghetto, ma si tratterebbe di una ripresa bidimensionale, trattandosi di una intersezione con un unico piano, quello della superficie del laghetto, all'altezza del tuo punto di osservazione.

    Se oltre al piano della superficie del laghetto fosse possibile rappresentare altri piani superiori ed inferiori e diverse punti di generazione dell'onda (una serie di sassi) ecco che la successione dei diversi profili creerebbe una serie di rappresentazioni bidimensionale del bordo del laghetto ognuna delle quali generata da un diverso punto di incidenza dell'onda diretta e dell'onda riflessa.

    Adesso fai finta che il sasso sia il raggio laser, che le onde generate siano i fasci luminosi, che il profilo del bordo del laghetto sia il soggetto ripreso e che tu sia una pellicola fotografica.

    Grosso modo queste sono le frange d'interferenza ed il modo nel quale si compongono sul piano di ripresa.

    Per vedere l'ologramma basta un fascio di luce bianca ma che sia il più puntiforme possibile.

    Questo perché vi sia uno scarto apprezzabile fra i raggi che colpiscono la pellicola dato che a seconda dell'inclinazione con la quale colpisce la pellicola, il fascio si troverà a coincidere con una delle originali onde dirette e ne sottrarrà, per così dire, l'effetto alla frangia d'interferenza relativa, rendendo visibile la sola parte di interferenza dovuta all'onda indiretta, cioè quella riflessa dal soggetto su quel preciso piano bidimensionale (vedi sopra).

    Questo avverrà su tutte le frange di interferenza la cui onda diretta coinciderà con l'inclinazione della luce bianca incidente.

    Per questo motivo la sorgente luminosa deve puntiforme.

    In questo modo vengono illuminate molte frange d'interferenza ognuna delle quali appartenenti ad uno dei diversi piani bidimensionali di cui sopra.
    Ognuna delle frange rappresenta quindi solo una minima parte dell'immagine olografica (olo = intero, completo).

    Quindi i problemi da risolvere in una ripresa olografica sono due: l'illuminazione in ripresa e quelle in riproduzione.
    Arrivare ad avere un ologramma colorato forse è la cosa meno complicata dell'intero processo.
    Diversi esperimenti sono stati fatti negli anni, anche con discerti risultati, ma sempre con immagini fisse (ologrammi in movimento io li ho visti solo monocromatici).

    Questo è quanto so della vecchia tecnologia olografica.
    È probabile con le moderne strumentazioni si riesca ad avere il perfetto allineamento di tre raggi laser colorati RGB in fase di ripresa e che la resa cromatica finale sia anche buona.
    È anche possibile che una opportuna tecnica di proiezione (vorrei capire cosa sono quelle lenti Fly-eye) o di elaborazione digitale si riesca ad ottenere una buona resa tridimensionale (che non sono però i 2° indicati in questo articolo).
    È anche probabile che con alte frequenze di scansione a cui sono arrivate le moderne matrici o tramite qualche strana tecnica di multi-interlacciamento si riesca ad avere un sufficiente numerodi informazioni visualizzabili.

    Quello che però continuo a non capire e che proprio non mi torna è lo schema presentato.
    Potrei sbagliarmi, ma secondo me sono stati mal interpretate le informazioni ricevuto e lo schema che ne è nato è sbagliato con, come minimo, le didascalie di soggetto e riproduzione invertite.

    Sarei curioso di avere una risposta, ma temo dovrò tenermi il dubbio.

    Ciao.

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